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la roba, a cinquanta la gobba, a sessanta il bastone, e a settanta a pollajo — cioè alla sepoltura.
È vèc chi mör — Vecchio è chi muore.
I recàpeć de la egèssa i è: bastù, ögiai, balù e braghér — I documenti della vecchiaia sono: bastone, occhiali, ernia e brachiere — Pur troppo
Quando s’ vé eć al dà fò töte i magagne — Invecchiando si perdono tutte le forze — Omnia fert ætas, animum quoque, disse Virgilio; eppure
Con piò s’ vé eć al rincrès a mör — Quanto più, s’ invecchia, più duole il morire — perchè alla fin fine si crede che
L’ è mei crapa pelada che crapa sotrada — Meglio capo pelato che capo sotterrato — Ogni cosa è meglio che la morte (Tosc.). Omero fa dire ad Achille ch’ei preferirebbe essere pecorajo tra i vivi che re tra i morti e La Fontaine scrisse:
Plutôt souffrir que mourir, C’est la devise des hommes. |
I precedenti proverbi sono suggeriti dallo spirito di conservazione ed anche dalla paura dell’ignoto che perfino i più devoti credenti manifestano spesso dicendo:
De ché s’ sa comè s’ ghe sta, a l’óter mond né s’ sa miga comè la sarà — In questo mondo si sa come ci si sta, nell’altro non si sa come sarà.
I vèć i è sospetùs — I vecchi sono sospettosi perchè — sono istruiti dall’esperienza.
I zuegn i pöl mör, ma i vèć bisogna ch’i möre — I giovani possono morire, ma i vecchi devono morire — poichè
Piò de eć nó s’ pöl vegnì — Più che vecchi non si può venire.
La zoentù la gh’à öna gran montagna