Raccolta di proverbi bergamaschi/Bellezza e suo contrario, fattezze del corpo
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Bellezza e suo contrario, fattezze del corpo
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BELLEZZA E SUO CONTRARIO,
FATTEZZE DEL CORPO.
A töte i mame ghe par bei i sò scèc — A tutte le madri paion belli i loro figli — All’orsa paion belli i suoi orsacchini. Il Cervantes, nel suo Don Quijote, scrisse pure: No hay padre ni madre á quien sus hijos le parezcan feos.
Bel, belì e belèt l’ è quel che va ’n del bèc — Il bello è quello che va in bocca.
Dol bel nó s’ mangia zó negót — Del bello non si mangia — A giudicare da questi due proverbi parrebbe che il nostro popolo non faccia alcuna stima del bello; ma specialmente il secondo perde della sua materialità e diventa savio consiglio quando si dice per dire che, volendosi accasare, importa nella scelta badare alle doti dell’animo, anzichè alla bellezza del corpo, perchè
Bellezza è come un fiore. |
o come suol dire ancora il nostro popolo:
Töte i röse i va ’n gratacül — Tutte le rose si convertono in ballerini — proverbio che ricorda i seguenti versi di Virgilio:
O formose puer, nimium ne credi colori:
Alba ligustra cadunt, vaccinia nigra leguntur (Egl. 2).
Bel in fassa, bröt in piassa — Bello in fascia, brutto in piazza — ed a consolazione delle mamme che abbiano un bambino brutto:
Bröt in fassa, bel in piassa — Brutto in fascia, bello in piazza.
Bel tép e bela zét nó i stöfa mai — Il bel tempo e la bella gente non vengono mai a noia — L’ammetto per il tempo, ma non per la gente, perchè
Ol föm al va dré a chi bei — Il fumo, cioè l’albagia e la vanità, va dietro ai belli.
Caàl pissinì al par semper noelì, o al par semper ü poledrì — V. Gioventù, Vecchiaia.
Carne grassa, carne giassa — Carne grassa, carne ghiacciata — Può intendersi: Chi è pingue ha fresche le carni, Chi è pingue è più sensibile al freddo, ed anche meno sensibile al fuoco dell’amore.
Chi bel völ comparì, impó d’mal l’à de sofrì — Chi bello vuol parere, la pelle del viso gli convien dolere — Pena patire per bello parere.
Chi è bröt è a’ malgarbàt o malinastùs — Chi è brutto è anche sgarbato — Chi è brutto, è brutto e dispettoso.
Chi gh’à ’l gós, gh’à töt cós — Chi ha il gozzo, ha tutto — e forse s’intende che chi ha il gozzo, ha ogni deformità.
Del pél rós póe ghe n’è e manc ghe ’n fós — Del pelo rosso poco ce n’è e manco ce ne fosse — perchè, al dire de’ Toscani, rosso è mal pelo. E Marziale: Crine ruber, niger ore... Rem magnam præstas, Zoile, si bonus es. Anche nell’Andalusia si suol dire:
Si a caso piensas casarte, |
Dòna pelusa o mata o virtüusa — ed anche dicesi: Om pelùs o mat o virtüùs — Donna pelosa matta o virtuosa — e lo stesso dicesi dell’uomo.
La bela sbiaca e ’l bel belèt l’è quel che va zo per ol bèc — La bella biacca ed il bel belletto è quello che va giù, per il becco — Una buona e sana alimentazione dà un bello e non finto colorito.
La véra belessa l’è giornaliéra — La vera bellezza è giornaliera — cioè non è di tutti i giorni.
L’è miga bel quel ch’è bel, ma l’è bel quel che piàs — Non è bello quel ch’è bello, ma è bello quel che piace — Diciamo anche:
No l’è bel Fiorenza, ma l’è bel Piasensa — Questi proverbi farebbero dipendere il bello dai vari gusti degli uomini; ma al vero bello si fa onore coi due seguenti:
L’öć al völ la sò part — L’occhio vuol la parte sua — Ingl. The eye must be pleased.
Ol bel al piàs a töć — Il bello piace a tutti.
Ol colùr rós al fa ardà e ’l colùr ismórt al fa inamorà — Il colorito rosso fa guardare ed il colorito smorto fa innamorare.
Ol rós per forsa al düra de l’ös a la porta — Il rosso per forza dura dall’uscio alla porta — cioè pochissimo.
Quando s’è belèć, nó s’è gna poarèć — Chi è bello non è povero — Delle donne diciamo: Chi nas bela, nas maridada — Chi nasce bella, nasce maritata. V. Donna, matrimonio.
Tèra nigra fa bu fröt — Terra nera dà buon frutto — Dicesi delle brunette, e di loro si dice anche: Il bruno il bel non toglie, anzi accresce le voglie. Anche le brunette spagnuole si consolano dicendo: En la tierra morenita nace bien el perejil.
Vàrdet di segnàć — Guardati da’ segnati — poichè Niun segnato da Dio non fu mai buono, Non fu mai guercio di malizia netto. Come correttivo di questi proverbi citerò le seguenti parole: «Ma che! non è forse orribile il rincrudelire su quelle povere creature, rammentando loro ad ogni istante la loro disgrazia? Non è questa forse la causa per cui alcuni di essi, irritati da giusto risentimento, e non trovando chi li protegga, diventano sospettosi, aspri, misantropi? I male segnati non hanno da natura alcuno di quei deplorabili istinti che loro si attribuiscono, la Provvidenza sembra invece che abbia voluto ricompensarli della loro sgraziata conformazione, arricchendoli quasi sempre di sentimenti più vivi e d’una intelligenza più pronta. Ma pur troppo la continua persecuzione che loro si muove, fa ch’essi rivolgano i doni dell’ingegno a difesa ed a vendetta; ond’è che molti di essi, dopo aver cercato cento volle la pietà e la simpatia dei loro simili, finiscono ad addestrarsi nella beffa, nella malignità ed in tutte le sottigliezze dell’amor proprio crudelmente offeso. Provatevi a trattarli con amore e con carità, e vedrete in essi sorgere tenera, affettuosa, incancellabile la riconoscenza e la memoria dei beneficj ricevuti... Vogliate amare tanto più questi esseri quanto è più grave la loro disgrazia; tollerate i loro malumori derivanti dall’avvilimento in cui vivono; persuadete a tutti essere colpa lo scherno là dove debbesi la compassione.»
(Nipote del Vesta Verde, An. 1848).
Vestì sö ü pal che ’l par ü cardinàl — Vestite un palo, pare un cardinale — Vesti una colonna, la pare una bella donna (Tosc.).