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BELLEZZA E SUO CONTRARIO,
FATTEZZE DEL CORPO.
A töte i mame ghe par bei i sò scèc — A tutte le madri paion belli i loro figli — All’orsa paion belli i suoi orsacchini. Il Cervantes, nel suo Don Quijote, scrisse pure: No hay padre ni madre á quien sus hijos le parezcan feos.
Bel, belì e belèt l’ è quel che va ’n del bèc — Il bello è quello che va in bocca.
Dol bel nó s’ mangia zó negót — Del bello non si mangia — A giudicare da questi due proverbi parrebbe che il nostro popolo non faccia alcuna stima del bello; ma specialmente il secondo perde della sua materialità e diventa savio consiglio quando si dice per dire che, volendosi accasare, importa nella scelta badare alle doti dell’animo, anzichè alla bellezza del corpo, perchè
Bellezza è come un fiore. |
o come suol dire ancora il nostro popolo:
Töte i röse i va ’n gratacül — Tutte le rose si convertono in ballerini — proverbio che ricorda i seguenti versi di Virgilio:
O formose puer, nimium ne credi colori:
Alba ligustra cadunt, vaccinia nigra leguntur (Egl. 2).
Bel in fassa, bröt in piassa — Bello in fascia, brutto in piazza — ed a consolazione delle mamme che abbiano un bambino brutto:
Bröt in fassa, bel in piassa — Brutto in fascia, bello in piazza.
Bel tép e bela zét nó i stöfa mai — Il bel tempo e la bella gente non vengono mai a noia — L’ammetto per il tempo, ma non per la gente, perchè