Raccolta di proverbi bergamaschi/Beneficenza, soccorrersi

Beneficenza, soccorrersi

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Bellezza e suo contrario, fattezze del corpo Benignità, perdono
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BENEFICENZA, SOCCORRERSI.


A fa del bé a stó mond a s’ gh’à del mal!A fare del bene a questo mondo si ha male! — Questa esclamazione proverbiale ci è strappata dalla ingratitudine, colla quale ci vediamo spesso contracambiati. Diciamo anche:
A fa del bé ai vilà i chiga ’n ma — che è quanto dire: Fate del bene al villano, cioè al malnato, dirà che gli fate del male (Tosc.). Gli Spagnoli dicono: El hacer bien a villanos es echar agua en la mar; e Fénelon: «Obligez les hommes malnés, il ne vous en revient que de la douleur et de la honte.» [p. 32 modifica](Dialogues des morts, XLVI). Se la ingratitudine ci induce fino a dire: Non far mai bene, non avrai mai male (Tosc.), la carità però ci suggerisce i seguenti:
A fa del bé nó si sbaglia maiChi fa del bene, non erra — L’uomo che fa più bene al suo simile, è l’uomo più perfetto.
Am sè töć fradeiSiamo tutti fratelli — Aurea sentenza, che ripete la legge del fraterno amore verso tutti i nostri simili; santissima legge proclamata dal Cristianesimo, dalla quale provengono naturalmente i due seguenti precetti:
A stó mond bisoigna fa del bé a töćA questo mondo bisogna far del bene a tutti — perchè Servigio riaccende amore, e Se vuoi piaceri, fanne.
A stó mond s’à de vìf e lassa vìfSi ha da vivere e lasciar vivere — Non bisogna voler tutto per sè.
Chi fa bé, tróa béChi fa bene, trova bene — perchè Piacer fatto non va perduto, e Chi pensa al prossimo, ai suo ben s’approssima. Mitte panem tuum super transeuntes aquas: quia post tempora multa invenies illum (Eccles.).
Chi gh’à ’l cör e chi gh’à la robaChi ha il cuore e chi la roba — Così molte volte accade che chi vorrebbe beneficare non può, e chi potrebbe non vuole.
La carità la va fò de l’ös e la vé dét de la portaLa carità va fuori dell’uscio e entra per la porta — Diciamo anche:
La carità la va e la véLa carità va e viene — ed anche nel Friuli si dice: La caritat è va fur pal balcon, e jentre pal puarton.
Mügia bè, che l’erba crèsMugghia bue che l’erba cresce — Caval, deh non morire, che l’erba ha da venire; ma un altro proverbio soggiunge: Mentre [p. 33 modifica]l’erba cresce, il cavallo muor di fame. Dicesi di soccorso promesso a tempo lungo, tanto che possa riuscire inutile; e perciò si dice:
L’è mèi ün öf incò che galina domàÈ meglio un uovo oggi che gallina domani.
Nó i è servise, se no i costaNon sono servigi, se non costano — ed il merito sta appunto nel sacrificio.
Öna ma laa l’otra e töte dò ’l mostàsUna mano lava l’altra, e tutte due il viso — Un uomo ha bisogno dell’altro; onde Bisogna fare a giova giova. Manus manum lavat, e tale, come ben disse il Capponi, potrebbe essere l’epigrafe della fratellanza e della carità.
Pausa piéna nó pensa a quela ödaCorpo pieno non pensa al digiuno.
Prima càritas e po’ caritatis — Equivale al toscano che dice: Il primo prossimo è se medesimo. Talvolta si dice anche:
La camisa l’è piò inàć dol zipùStrigne più la camicia che la gonnella — cioè i proprj interessi ci toccano più che gli altrui. Si potrebbe anche intendere che prima di ogni altro ci debbono essere a cuore i parenti; e però giova ricordare il proverbio che dice: Aiuta i tuoi e gli altri se tu puoi.
Sófia bé, sófia fort, sófiem in del cül quando so’ mort — Vuol dire che bisogna aiutare i bisognosi mentre vivono, e non limitarsi a compiangerli dopo morte.