Quando il dormente si sveglierà/XIII. La fine dell'antico ordine

XIII. La fine dell’antico ordine

../XII. Ostrog ../XIV. In vedetta IncludiIntestazione 18 maggio 2019 75% Da definire

Herbert George Wells - Quando il dormente si sveglierà (1899)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1907)
XIII. La fine dell’antico ordine
XII. Ostrog XIV. In vedetta

[p. 167 modifica]

Capitolo XIII.

La fine dell’antico ordine.

Da quello che Graham potè giudicare, dov’eva esser stato vicino a mezzogiorno quando apparve la bianca bandiera del Consiglio: ma altre ore d’aspettativa, vi dovevano essere prima che fosse possibile d’effettuare la capitolazione in regola, e, dopo aver pronunciato il suo «dire» egli si ritirò ne’ suoi nuovi appartamenti. La febbre incessante di quelle ultime dodici ore gli aveva lasciato una fiacchezza straordinaria; la sua curiosità stessa era esaurita; per un momento rimase inerte e passivo cogli occhi aperti e poi finì coll’addormentarsi profondamente. Fu destato da due assistenti medici che gli portarono degli eccitanti per prepararlo a fatiche future: dopo aver inghiottito tali medicine, e, in seguito al consiglio de’ due uomini, dopo aver preso un bagno d’acqua fredda, si sentì nuovamente invaso da una grande energia. In tal modo egli trovò la forza e la volontà per percorrere in compagnia di Ostrog una distanza di parecchie miglia (così gli parve) di passaggi, di salite e di discese per andare ad assistere alla scena [p. 168 modifica]che metteva un termine alla dominazione del Consiglio bianco.

La strada che essi percorsero, devia,v’a in mezzo a un labirinto di edifizi: finalmente arrivarono- ad una svoltata, in cima alla quale si allargava un’apertura oblunga. Sotto le nubi illuminate dal sole morente, si scorgeva lo scheletro semi-distrutto del Palazzo del Consiglio. Una salva di grida salutò Graham e un momento dopo egli saliva, insieme al suo corteggio, in cima all’ammasso di costruzioni diroccate che si elevavano su quelle rovine.

Una vasta arena si stendeva davanti a Graham; la stessa arena intraveduta nello specchio, che non gli sembrava ora nè meno strana nè meno meravigliosa di quello che fosse veduta da lontano.

Quello spazio che ostentava la forma di un anfiteatro, misurava più di mille metri di larghezza: i raggi del sole lo avvolgevano in una luce d’oro dalla parte sinistra, mentre al di sopra e a destra, rimanevano nell’ombra netta e fredda. Sul Palazzo del Consiglio che si elevava grigio.e oscuro nel centro sventolava debolmente la grande bandiera nera della resa, che spiccava cupa, in quello sfolgorio solare.

Corridoi, stanze, vestiboli, si spalancavano stranamente.... informi masse metalliche si proiettavano lugubri nella confusione di quelle rovine; una quantità di corde immense, arrotolate, attorcigliate, pendevano come un mucchio di liane: e dalla base, saliva mi tumulto di Voci innumerevoli, delle sorde detonazioni e un suono di trombe.

La desolazione circondava quel grande e bianco edifizio e in mezzo a tutto ciò si ammassavano massi diroccati e anneriti, fondamenta messa a nudo, rovine [p. Fig3 modifica]Informi masse metalliche si proiettavano lugubri nella confusione di quelle rovine; una quantità di corde immense, arrotolate, attorcigliate, pendevano come un mucchio di liane.... La desolazione circondava quel grande e bianco edifizio.... (Pag. 168). [p. 169 modifica]e avanzi di costruzioni distrutti per ordine del Consiglio, tronchi di armature, pezzi di mura titanici, e un’intera foresta di enormi pilastri....

Qua e là, in mezzo a quell’orribile sfacelo, brillava e scintillava dell’acqua corrente, e in lontananza, a traverso lo spazio a duecento piedi di altezza dal centro di un vago e immenso ammasso di edifizi usciva l’estremità contorta di un condotto di acqua che con rumore simile alla caduta d’un fulmine, mandava fuori una cascata sfavillante. E dappertutto la folla si agitava.

I piani superiori del Palazzo del Consiglio sembravano abbandonati: non vi si vedeva alcun essere umano: solo la bandiera della resa pendeva pesantemente in piena luce: nessun cadavere da nessuna parte; sia perchè essi fossero stati già portati via o perchè fossero rimasti nell’interno del Palazzo, o che il brulichio della folla impedisse la loro vista. Il fatto sta che Graham ne distinse appena qualcuno dimenticato fra le rovine, o trascinato dall’acqua gorgogliante.

Dappertutto dove si offriva un punto di appoggio si agitava un numero sterminato di creature minuscole ma chiare, salvo nel punto in cui lo splendore del sole morente le confondeva sotto la sua polvere d’oro. La gente si arrampicava sui muri diroccati, si sospendeva a guisa di ghirlande e di grappoli intorno ai pilastri giganteschi e si ammucchiava verso l’estremità di quel circolo di rovine.

L’aria era piena delle loro grida che si ripercuotevano in lunghe ondulazioni verso lo spazio centrale.

— Volete fare annunziare loro il vostro arrivo. Sire? — domandò Ostrog. — Essi desiderano vivamente di vedervi. [p. 170 modifica]

Graham esitava, poi fece qualche passo in avanti verso il punto in cui il muro cadeva a picco. La sua alta persona, isolata, che si staccava nel cielo chiaro e sulle rovine piene di umo sciame umano, fu subito notata.

Si vedevano in lontananza gruppi d’uomini dalla nera uniforme che si dirigevano a traverso quegli ostacoli in direzione del Palazzo del Consiglio: le piccole teste nere divenivano rosee volgendosi verso di lui, ed egli capì dall’ondulazione leggera che animava tutta quella folla, di essere stato riconosciuto. Allora pensò di dover con un cenno qualunque dimostrare loro che li vedeva ed alzò il braccio tenendolo per un momento steso verso il Palazzo del Consiglio. Le voci in basso si unirono, aumentarono, salirono verso di lui, come piccoli e molteplici fiotti di acclamazioni.

A occidente il cielo era diventato di un Verde azzurrognolo e pallido,; Giove splendeva in alto verso sud, e la capitolazione non era ancora un fatto compiuto. Sopra quelle teste si produceva intanto un lento e insensibile cambiamento: ravvicinarsi di una notte magnifica e serena: in basso era la fretta, l’agitazione, i comandi contradditori, gli ordini di fermarsi, gli sforzi intermittenti per organizzare quel disordine: un fracasso e una confusione immensa, straordinaria. Prima dell’uscita del Consiglio, alcuni facchini toglievano a centinaia coloro che eran periti nella lotta a corpo a corpo, nell’interno di quei lunghi passaggi e di quelle sale. Guardie vestite di nero, facevano ala sulla strada che doveva percorrere il Consiglio, mentre in lontananza, fin dove poteva spingersi lo sguardo nell’azzurro alone crepuscolare che [p. 171 modifica]avvolgeva quelle rovine, si vedeva una innumerevole moltitudine brulicare su tutti i punti accessibili del Palazzo e sulle’ cime sconquassate degli edifizi vicini. La voce di quella folla anche se non emetteva nessuna acclamazione somigliava al sospiro del mare sopra una spiaggia di ciottoli. Ostrog aveva scelto un enorme ammasso di rottami ordinando d’innalzare in fretta con dei travicelli e delle longarine una specie di palchetto. Le parti essenziali erano terminate, ma tutto un insieme di macchine rumoreggiava al di sopra, squarciando l’ombra con passeggieri bagliori.

Quel palchetto aveVa un lato più elevato- sùl quale Graham, Ostrog e Lincoln presero posto davanti a un gruppo di ufficiali subalterni. Sopra una piattaforma inferiore, si disposero le guardie dall’uniforme nera, le guardie della sommossa, munite di quelle piccole armi verdi di cui il nome stesso era ancor sconosciuto a Graham. Coloro che stavano intorno a lui, si accorsero che i suoi sguardi erravano via via dalla folla ammassata sulle rovine, all’oscura mole del Palazzo che i Consiglieri stavano per abbandonare e alle macerie da cui era circondato. Le voci della folla aumentavano intanto e divenivano un tumulto assordante. Finalmente comparvero i Consiglieri, piccolo gruppo bianco sotto l’immensa vôlta.

Uscendo dalle tenebre del Palazzo, essi socchiusero gli occhi sotto la vivida luce delle stelle elettriche poste sul loro passaggio: il ruggito minaccioso della folla, su cui il potere di quella casta si era aggravato durante cento cinquant’anni, accompagnava i membri del Consiglio decaduto. Graham si ricordò, per contrasto, il loro strano e freddo contegno nell’hall dell’Atlante.... Ora ne riconosceva parecchi: colui che [p. 172 modifica]aveva picchiato sulla tavola per chiamare Howard, un uomo grande e grosso, dalla barba rossa, e un altro da’ lineamenti delicati, piccolo, bruno, con un cranio singolarmente lungo-. Egli notò che due consiglieri chiacchieravano fra loro guardando Ostrog: poi veniva un uomo dalla carnagione olivastra, d’alta statura, dal bel personale, ma dall’aria abbattuta che alzando improvvisamente gli occhi, li fissò prima su Graham e poi sopra Ostrog. La strada che essi dovevano percorrere era stata preparata in modo da obbligarli a fare,un gran giro, prima di arrivare al passaggio che conduceva al palchetto dove doveva effettuarsi la loro sottomissione definitiva.

— Il Maestro! II Maestro! Dio e il Maestro! Morte al Consiglio! — gridava il popolo.

Graham guardò quella moltitudine che si perdeva in lontananza, incalcolabile, nella nebbia e nella confusione; poi i suoi sguardi si posarono nuovamente sopra Ostrog, che gli stava accanto, pallido e silenzioso, quindi verso il piccolo gruppo dei consiglieri e finalmente contemplò un istante le stelle calme e protettrici che splendevano sopra la sua testa.

L’elemento maraviglioso del suo destino prendeva vita improvvisamente. Poteva forse essere stata sua quella meschina esistenza il cui ricordo persisteva; ancora nella sua memoria, quella vita di duecento anni fa?.... E questa gli apparteneva maggiormente?