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La fine dell’antico ordine | 169 |
e avanzi di costruzioni distrutti per ordine del Consiglio, tronchi di armature, pezzi di mura titanici, e un’intera foresta di enormi pilastri....
Qua e là, in mezzo a quell’orribile sfacelo, brillava e scintillava dell’acqua corrente, e in lontananza, a traverso lo spazio a duecento piedi di altezza dal centro di un vago e immenso ammasso di edifizi usciva l’estremità contorta di un condotto di acqua che con rumore simile alla caduta d’un fulmine, mandava fuori una cascata sfavillante. E dappertutto la folla si agitava.
I piani superiori del Palazzo del Consiglio sembravano abbandonati: non vi si vedeva alcun essere umano: solo la bandiera della resa pendeva pesantemente in piena luce: nessun cadavere da nessuna parte; sia perchè essi fossero stati già portati via o perchè fossero rimasti nell’interno del Palazzo, o che il brulichio della folla impedisse la loro vista. Il fatto sta che Graham ne distinse appena qualcuno dimenticato fra le rovine, o trascinato dall’acqua gorgogliante.
Dappertutto dove si offriva un punto di appoggio si agitava un numero sterminato di creature minuscole ma chiare, salvo nel punto in cui lo splendore del sole morente le confondeva sotto la sua polvere d’oro. La gente si arrampicava sui muri diroccati, si sospendeva a guisa di ghirlande e di grappoli intorno ai pilastri giganteschi e si ammucchiava verso l’estremità di quel circolo di rovine.
L’aria era piena delle loro grida che si ripercuotevano in lunghe ondulazioni verso lo spazio centrale.
— Volete fare annunziare loro il vostro arrivo. Sire? — domandò Ostrog. — Essi desiderano vivamente di vedervi.