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170 | quando il dormente si sveglierà |
Graham esitava, poi fece qualche passo in avanti verso il punto in cui il muro cadeva a picco. La sua alta persona, isolata, che si staccava nel cielo chiaro e sulle rovine piene di umo sciame umano, fu subito notata.
Si vedevano in lontananza gruppi d’uomini dalla nera uniforme che si dirigevano a traverso quegli ostacoli in direzione del Palazzo del Consiglio: le piccole teste nere divenivano rosee volgendosi verso di lui, ed egli capì dall’ondulazione leggera che animava tutta quella folla, di essere stato riconosciuto. Allora pensò di dover con un cenno qualunque dimostrare loro che li vedeva ed alzò il braccio tenendolo per un momento steso verso il Palazzo del Consiglio. Le voci in basso si unirono, aumentarono, salirono verso di lui, come piccoli e molteplici fiotti di acclamazioni.
A occidente il cielo era diventato di un Verde azzurrognolo e pallido,; Giove splendeva in alto verso sud, e la capitolazione non era ancora un fatto compiuto. Sopra quelle teste si produceva intanto un lento e insensibile cambiamento: ravvicinarsi di una notte magnifica e serena: in basso era la fretta, l’agitazione, i comandi contradditori, gli ordini di fermarsi, gli sforzi intermittenti per organizzare quel disordine: un fracasso e una confusione immensa, straordinaria. Prima dell’uscita del Consiglio, alcuni facchini toglievano a centinaia coloro che eran periti nella lotta a corpo a corpo, nell’interno di quei lunghi passaggi e di quelle sale. Guardie vestite di nero, facevano ala sulla strada che doveva percorrere il Consiglio, mentre in lontananza, fin dove poteva spingersi lo sguardo nell’azzurro alone crepuscolare che