Prediche volgari/Predica XLI

Predica XLI

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Predica XL Predica XLII

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XLI.

Similmente della elemosina e dell’utilità e frutto
che ne seguita a chi la fa.

Beatus qui intelligit super egenum et pauperem, quoniam1in díe mala liberabit eum Dominus (Psalmus XL, ubi supra). Le parole prealegate so’ di Davit a quaranta salmi: in sentenzia volgare dicono così: Beato colui che attentende sopra l’egeno,2 cioè sopra al pòvaro bisognoso, però che elli sarà liberato da Dio nel dì de le tribulazioni. - Noi parlaremo pure sopra a la limosina; e se ben ti ricorda, noi vedêmo ieri di tre parti che io ti posi, le due. Vedêmo la necessità, come tu la debbi dare, e la qualità, a chi tu la debbi dare. Oggi aviamo a vedere la terza parte, cioè l’utilità che ne segue: in die mala liberabit eum Dominus.

Che âremo noi, se noi diamo la limosina per amore di Dio? Questa domanda fece santo Pietro, quando elli die’ la navicella e le reti mezze rotte, co le quali elli pigliava e’ pesci, chè fu pescatore. Elli disse a Dio: Ecce reliquimus omnia: quid ergo erit nobis?3 — Ecco che noi aviamo lassato ogni cosa e seguiamo te: che ci darai tu? — [p. 319 modifica] Dimandiamolo anco noi: Idio, che darai tu a noi, se noi diamo la limosina per tuo amore? — Elli ci è risposto: Omnis labor optat praemium: — Ogni cosa buona che noi faremo, [n' âremo merito. — Questa è una cosa buona che noi faremo a]4 sovenire il bisognoso: dunque noi ne saremo meritati. Vuoi tu sapere quello che Idio darà a te, se tu dai la limosina per suo amore? — Sì. — Or aparechiati a udire. Anco a te che puoi sovenire el pòvaro, ti dico che tu aparechi la borsa a dare limosina. Dico che a chi dà limosina drittamente come debba, gli so’ aparecchiati dodici premi, come so’ dodici frutti quelli dell’arboro de la vita. Odeli e pigliali a quatro a quatro.

Primo è suplicazione, o vuoi orazione, che è tutt’uno.

Sicondo è placazione.

Terzo è illuminazione.

Quarto è conversione.

Tolle gli altri quatro.

Primo, liberazione.

Sicondo, sanazione.

Terzo, difensione.

Quarto, multiplicazione, chè diventarai rico: e hâne otto.

Tolle l’altre quatro.

Primo, triumfazione.

Sicondo è conservazione.

Terzo è santificazione.

Quarto e ultimo è glorificazione.

Ma vorrestine tu più? Non io, chè questi basterebbero bene a me. Se tu ne volesse più, tu vorresti [p. 320 modifica] dare di là dal paradiso. Che credi che sia di là dal paradiso? Èvi lo ’nferno. Non voglio andare più in là, già io.

Or vediamo il primo che si chiama supplicazione, o vuoi orazione. È bisogna orare in questa vita sempre mai. Dice colui: — o come potrei io orare sempre mai? Elli bisogna pure fare dell’altre cose: elli bisogna talvolta andare a provedere a le pocissioni. E chi non l’ha, gli bisogna guadagnare el danaiuolo per sovenire la sua famiglia. Così anco a la donna bisogna che ella governi la sua famigliuola5, cucire, vestire spogliare e fare tutta la masarizia di casa. — Io ti dico che e’ bisogna sempre orare: e’ bisogna che tu vada a le pocissioni; e tu artefice lavorare, e tu donna fare ogni tuo esercizio di casa e di fuore. — O come posso io lavorare e orare a uno medesimo tempo? — Dicotelo: fa che quando el pòvaro viene per la limosina al tuo uscio, o per qualunque modo tu il vedi, dàgli la limosina. E se tu la dai sempre quella limosina, dirà per te avemarie e paternostri a Domenedio. Odi nuova cosa! La limosina che tu darai, sempre dirà per te6 avemarie e paternostri, e dico vero, e credelo. Starai pure a udire: tu hai ne lo Ecclesiastico a xvij cap.: Absconde eleemosynam tuam pauperi, et ipse orabit pro te7. Vuol dire che quando el pòvaro ti viene a casa, che tu gli dia uno pane [e] così aguatatamente metteglili sotto el mantello, che a pena tu sia veduto da te medesimo. Oh, ella piace a Dio quando tu la dai sì occulta, che tu non se’ veduto! Non [p. 321 modifica] gli piace già colui8 che la dà palese e con pompa e vanagloria.

Ora qui voglio io un poco distèndarmi, e dire di coloro che fanno loro limosine, chi in fare capelle, chi in fare calici, e chi in fare paramenti, là dove pongono l’armi loro. E perchè credi che ve le ponghino? Non per altro se non perchè si sappi che l’ha fatte. Che credi che dimostrino quelle armi? Non altro che per fummo. La intenzione sua di dare tali cose e di pónarvi l’arme non è se non che elli vuole che altri sappi come egli l’ha fatto fare lui, e sicondo che è il fine suo, così è l’operazione. L’animo suo finisce, solo che si sappi fra la gente. E l’anima che credi che ne senta, eh? Poco mi credo io, però che questo non è altro che fummo di vanagloria. E per amaestramento di chi vuole bene edificare la sua limosina, dàlla oculta, però che questo è uno modo, che sempre tale limosina òrarà9 per te dinanzi a Dio. Ognuno ha bisogno che quello bene che egli fa, vada dinanzi a Dio, acciò che elli riceva grazia in questo e ne l’altro mondo. Ma ben dico che più ne ha bisogno uno, che un altro. E credomi che voi n’avete10 più bisogno voi, che molte altre persone. Doh, non crediate che io vi dica questo per farvi di bacarozo!11 Non mi giovo mai di fare paura là dove non bisogua. Io vego acrésciarvi ne’ vizî, e mancare nel far bene. Pon mente a questo che io ti vo’ dire. Io dico e credo e toco con mano in molti modi e per molte cagioni, che voi dovete pregare Idio e racomandarvegli; [p. 322 modifica] e fra molte cagioni voi dovete pregare Idio per questo. Come voi sapete, voi avete nuovamente per vostro vescovo misser Carlo, il quale è ora signore de lo Spedale; e poichè voi avete provveduto al Vescovado, vi conviene provedere per lo Spedale uno in suo logo12. Là dovete procurare uno13, el quale renda odore a Dio de le operazioni sue, e sapore de le limosine che ine si debino fare, e così di mantenere qualla Casa in tutte quelle cose che siano onore e gloria di Dio. E perchè io vo molto attorno, io odo pure di quello che si dice. E volese Idio che questo vostro Spedale avesse la fama che egli ha già âuta!14 Ma sapete che vi ricordo? Ricordovi che se elli non vi si fa quello che si soleva, egli [p. 323 modifica] va a la vostra barba15. Se voi non vi volete procurare, el danno sarà pur vostro. Io vi ricordo che quello è uno degli ochi della vostra città, e l’altro ochio è el Vescovado: stanno molto bene allato l’uno a l’altro16. L’ochio dritto è il Vescovado, e ’l sinistro è lo Spedale: el naso è la piazza che è in mezzo. Vedi che è longhetta come è il naso. Doh, cittadini, procurate a quello Spedale! Fate che si mantenghino le limosine continuamente: fate che elle non venghino meno; che se elle vi mancano17, guai a tutti voi, e credetemi. La Casa sta molto bene, e anco starebbe bene e meglio, se quello che è suo non le fusse tolto18. E come io dico bene de lo Spedale, così dico anco del Vescovado di dentro e di fuore, e parmi una divota cosa. E s’io procuro bene, tutt’e due queste Case so’ della Vergine Maria, e la città si chiama della Vergine Maria, e però a sua gloria ponete lo’ mente19. De la [p. 324 modifica] Casa de lo Spedale è utilissima cosa la limosina che ne esce; e però vi prego, vi prego, che non la lassiate mai mancare; chè io mi credo che quella sia una de le cagioni, che Dio placa l’ira sua verso di voi.

El sicondo frutto va molto bene doppo questo, el quale si chiama placazione, però che se tu dai limosina, tu fai placare Idio; chè la limosina si pone innanzi a Dio e òra per te, e Idio si viene a placare. Doh, s’io tel potesse dimostrare chiaro che questo è vero, io tel mostrarei. Non dico ch’io non tel mostri però; ma io mi voglio un poco serbare. Io conosco città al mondo: involta in tanti peccati, che se non fussero le limosine che vi si fanno, io mi credo che Dio le darebbe una piccata: i’ dico ch’io mel credo che egli le darebbe per sì fatto modo, che ella non si rilevarebbe per fretta. Non dico che i peccati che vi si fanno, non sieno puniti per qualche modo; però che le parole di Dio non possono mancare, dove ha detto: Nullum malum impunitum, et nullum bonum inremuneratum: — Niuno male che si facci non rimarrà impunito, nè niuno bene che non sia remunerato. — Ma per le buone opere Idio si viene a placare, che t’aspetta. Se tu facesse sempre mai male, Idio20 non ti aspettarebbe, come egli aspetta. E però dico io che tu facci de le limosine per placare Idio, che èlli non mandi il suo giudizio adossoti per sì fatto modo, che tu non ti possa almeno confessare e aconciare con lui; e falle per modo che elle non sieno perdute: non le gonfiare per vanagloria, falle pure pure. E perchè io ho udito di certe limosine che voi avete fatte a chiese e anco in altri luoghi, io ve ne lodo; e se vi dicesse quello ch’io mi credo che sia stato che v’abbi mantenuti, che [p. 325 modifica] che male fra voi non è seguito, mi credo che sia questo. E tale si è che sta ben ben bene, ch’io mi credo che starebbe mal mal male. — Onde l’hai questo? — Vedelo: va’, legge a xxxiij cap. del Genesis di Iacob, che disse queste parole: placabo eum muneribus:21 — Io el placarò co la limosina. — Non dire: — io el vénciarò coll’armi, come si véncono gli uomini del mondo. — E se tu vieni a fare la limosina, e vuoi che ella vada dinanzi a Dio, fa’ che tu la facci nascosa. Odelo a’ xxj de’ Proverbi: Munus quod absconditur, placai iram:22 — La limosina data in nascoso, placa l’ira di Dio. — O tu che vuoi dare innanzi la limosina, che digiunare, sai che è detto di te? È detto che tu pechi. Non dico che tu pechi in quanto che tu dai la limosina; ma dico che tu pechi a rómpare il comandamento de la Chiesa, che ti ha comandato che tu digiuni, quando tu puoi: non ti comanda che tu ti sforzi al dare la limosina. Ma che dirai tu, se tu puoi digiunare e non vuoi? O rico, e tu donna rica che non vuoi digiunare, tu sì fai doppio male! Tu non digiuni e non dai la limosina, e se’ tenuto di fare l’uno e l’altro. Va’, vede se tu hai scusa niuna. Cerca nel Decreto a xli Distinzione, in cap. Non cogantur, e vedrai tutti coloro che so’ tratti del digiuno. Egli è scusato colui che si viene meno per la debileza del digiuno: ènne cavato el vechio, ènne tratto fanciulli picolini: sònne cavate donne gravide e molte persone, tutte per cagioni legittime23. Ma se tu hai niuna di queste scagioni, tu non se’ però scusato de la limosina. Sai che ti dico? Non t’ingannare te medesimo: se tu puoi [p. 326 modifica] digiunare, non dire: — io non posso — che se tu puoi, tu sei tenuto dell’uno e dell’altro; che se tu fai l’uno, potendoli fare tutt’e due, tu pechi mortalmente. Se non puoi. altro che l’uno, e tu l’uno fa’.

Tòlle l’altra. El terzo si chiama illuminazione. Doh, pon mente come ellino stanno incatenati l’uno coll’altro. Prima avesti suplicazione: se dai la limosina, ella èra per te. Poi avesti placazione, chè per quella limosina Idio placa l’ira sua; e per questo tu vieni in una notizia che t’illumina sì la mente, sì che ti fa cognoscere il peccato tuo. E allora e tu ti volti a Dio, e dici quelle parole che diceva David: Illumina oculos meos, ne umquam obdormiam in morte: Ne quando dicat inimicus meus: Praeralui adversus eum24. Diceva David in queste sue parole: O Signore, illumina gli ochi miei, acciò ch’io cognosca ciò ch’io ho a fare; che il nimico mio non dica: io ho potuto più di lui. —

Quanti splendori so’ ne la limosina? Oh, assai! Dice Isaia a lviij cap. come tu debbi dare la limosina: Frange exurienti panem tuum, el egenos vagosque induc in domum tuam cum videris nudum, operi eum, et carnem tuam ne despexeris: Rompe al bisognoso il suo pane; e colui che è pòvaro forestiero, mettelo in casa tua e albergalo, e dagli il bisogno suo a tuo potere. O tu che hai tanti scogli25 più che non ha la cipolla, ricuopreli le carni quando tu il vedi così stracciato e innudo: la sua carne e la tua è una medesima carne. Tutti siamo fratelli: tutti siamo discesi da Adamo. Vedi tu: quando tu andarai pensando a queste cose, tu védrai aparire una luce ne le tue tenebre, che ti farà cognoscere i tuoi [p. 327 modifica] peccati e la tua mala vita, e’ tuoi tristi costumi; e cognosciarai come è fatta la giustizia di Dio, e temaràla e fugiràla col fare le buone operazioni. E così cognosciarai la sua misericordia, e amaràla e cercaràla, faciendo le buone opere e lassando le inique.

Quarta è conversione. Chè come l’anima è venuta a questa chiarità e cognosce essere vissuta male, per lo lume che ella ha ricevuto, allora ella si converte e di subito s’amenda, tirandosi adietro da ogni sua mala usanza e tiene altra vita, e entra in questa opera de la limosina, di cuore e di bóca e d’opera. Oh, quanto piace a Dio l’uomo piatoso! Ode Pavolo scrivendo a Timoteo ne la prima Pistola al iiij cap.: Pietas omnia valet:26 — La pietà è una speziarla che vale ed è buona a ogni cosa. — E dicoti che Idio ha impalmata questa virtù per rimunerarla. Sai quando Idio la impalma? Quando il pòvaro ti adomanda la limosina, e tu la dai. Et pòvaro ti stende la mano in persona dì Dio, e riceve quello che tu gli dai: allora è impalmata per parte di Dio. Come tu vedi che ’l pòvaro viene a te, così abbi il rispetto che quello sia Idio. E come se tu udissi Idio, debbi udir lui; e così quando tu il sovieni, fa’ ragiono che elli sìa Idio. Odi come tu debi tenere che elli sia Idio in Matteo a xxv cap.: Quamdiu uni ex his minimis dedistis, mihi dedistis:27 — Quando voi deste limosina a uno de’ miei minimi (ode che li chiama minimi), e voi la deste a me. — Vedi che egli confessa d’averla riceuta lui. E però, avendola riceuta lui, per quella limosina ti promette la sua grazia; e per quella dà all’anima di quelle cose che ella disidera, cioè della grazia [p. 328 modifica] spirituale. Però che come il corpo vive di pane e di vino, così l’anima vive de la grazia di Dio; e come il cibo manca al corpo, subito si viene meno, così come el cibo manca all’anima, così si viene meno anco lei. In questa vita tu trovi che vive il corpo all’anima. E io ti vo’ dimostrare che anco in questa vita vive coll’anima per la grazia di Dio, promettendole Idio per le virtù che insieme col corpo usa.28 Ode se è vero: promissionem habens vitae quae nunc est et futurae:29 — La promessione dell’altra vita si dà in questa, la quale non è altro che la grazia. — Che cosa grazia? Ode uno dottore come la difinisce bene: Gratia est intuitus vultus divinae exprobationis, quo respicit tuos et non alienos. Che cosa è grazia? - La grazia è uno sguardo della divinità di Dio, il quale sguardo è inverso e’ suoi e non verso gli altri. — Doh, vuone uno essemplo? — Sì. — Or pone mente a quello ch’io ti dirò. Hai tu de’ figliuoli? Quando tu il miri, con che ochio il miri tu? Tu il miri co l’ochio del cuore. Con altro amore miri il tuo figliuolo, che quello del tuo vicino: tu ’l miri cor uno atto piacevole, che pare che sempre tu rida. Ma dimmi: se tu miri uno figliuolo d’una a chi tu vuoi male, con che ochio il miri tu? Uh, uh, tu il miri coll’ochio torto, così alla rincagnata! Quello è perchè tu non gli vuoi tanto bene, quanto al tuo. Così vo’ dire che fa Iddio. Iddio ci vede tutti quanti; ma in altro modo mira coloro i quali hanno la sua grazia, che egli non mira quelli che non l’hanno. Quelli che hanno la sua grazia, hanno uno segno, che Idio non gli può mai smarire. Signavit nos Dominus, et [p. 329 modifica] dedit intuitus cordibus nostris. Idio ha segnati tutti quelli che so’ de’ suoi, che dentro in loro ha posta la sua grazia, e mai non gli abandona: sempre Idio l’ha l’ochio adosso. Credi che sia segnato colui che dà la limosina? — Sì. — O non t’ho io detto che questa è una virtù che è sopra a tutte l’altre virtù? Tutti quelli che so caritativi del prossimo per amore di Dio, tutti so’ segnati. Non è però segnato ognuno che dà la limosina, ma quelli che la danno con buono modo, danno del loro, dannola al pòvaro; dànnola con pura e buona intenzione, non con vanagloria e pompa. È so’ cognosciuti da Dio molto bene questi tali, però che Idio non gli segna.30 Egli non segna se non quelle pecoruccie che sono piene d’umilità, e quelle guida. E inde è detto: Ego sum pastor bonus, et cognosco oves meas:31 — Io so’ buon pastore, e cognosco tutte le mie pecoruccie. —

Tu n’hai già quatro: vedi gli altri quatro, e saranno più belli e migliori, chè quanto più andiamo oltre, più sono utili.

Primo, dico, che si chiama liberazione. Noi aviamo molti nimici in questa vita, i quali mai non si ristanno di darci contra, a ciò che noi non perveniamo a quello beato fine, che di sopra ci è aparechiato, e sempre c’ingannano; e per la limosina siamo liberati da loro. Pur noi aviamo da temere.

Prima, noi aviamo la morte corporale.

Sicondo, aviamo la morte spirituale: colpa.

Terzo, aviamo la morte eternale, che è l’inferno: la pena che egli dà. [p. 330 modifica]

Queste so’ tre morti molto da temerle, però che tutto possono venire sopra al corpo e sopra all’anima, e sopra all’uno e all’altro insieme.

Prima, aviamo da temere de la morte corporale. Vuoi campare da la pistolenzia? — Mai sì. — E vuoi campare da la morte de la colpa l’anima? — Mai sì. — E vuoi essere liberato da la pena eterna l’anima e i corpo?— Sì, dico. — Or oltre: a’ rimedii.

Vuoi campare da la morte corporale, o da la mortìa, o da mal del fianco, o da le infermità che tuttodì ti vengono adosso? E tu, donna, vuoi essere liberata di pestilenzia, vuoi guarire del male che tu hai? — Sì. — Or va’, e corre alla limosina, ch’io ti prometto che tu farai la medicina ch’io t’insegnarò, tu guarirai32 da ogni male. Io vi voglio insegnare a guarire di tutte le malattie che tu hai o ti potrebbero venire. Vuol provi che la limosina ti campa da la morte? Va’ a Tobia a xij cap.: Eleemosyna a morte liberat: — La limosina ti libera da la morte: — io ti dico da la morte corporale. — Che è, che è? Non te ne far beffe: che se tu sarai piatoso e vorrai far limosina, tu trovarai che tu camparai da la morte corporale, che è il primo pericolo. E credelo che la limosina è il migliore rimedio che si possa usare. —

Sicondamente33, la limosina campa l’anima da la morte spirituale, la quale morte è il peccato. O tu che hai de’ peccati assai e scellerati, vuoi campare l’anima di questa morte? — Sì. — Or dà la limosina, chè per la limosina è placato Idio. Se ben tu non puoi dare, fa’ che [p. 331 modifica] almeno vi sia la volontà buona, che se tu avesse, tu daresti; e cosi subito Iḍio per questa limosina si placa: e hâla campata da la morte spirituale.

Vuoi campare l’anima tua dalla terza morte, cioè da la eternale? Or va’, e dà la limosina. — Date eleemosynam, et omnia munda apponentur vobis34: — Date la limosina, e ogni cosa vi sarà utile e bene; — e datela con buon cuore e con dolci parole e con piacevole dimostramento d’opera. E se la dai come io ti dico, ella ti camparà anco da la morte eternale. E che bisogna che cerchi altra alturità che quella del nostro tema, che dice: Liberavit te Deus in die mala, cioè, che liberarà l’anima tua da ogni aversità e in questo e nell’altro mondo? In questo mondo non si può vivare sempre: una volta ti convien35 pur morire. Idio non la risparmiò al suo Figliuolo: non pensar che elli la risparmi a te. E però di questa morte récatela a pace36; chè, a rispetto della morte si— conda, questa è vita. O che diremo della morte eternale? Oimmè, che di questa si díe temere più che di veruna. De la prima non ti curare, quia semel datum est homini mori37. Una volta Idio ha posta questa legge ferma in questa vita, che chi nasce, díe morire. E ingegnati di non pervenire ne la siconda morte spirituale, nè anco ne la terza eternale. Hai veduto che la limosima ti campa da tre morti. Ode Tobia al xij cap.:. Eleemosyna liberat a morte et a peccatis, et non sinit animam [p. 332 modifica] ire in perditionen38. La limosina ti libera da la morte. corporale, che ti fa guarire, avendo tu delle infermità. Ella ti libera dal peccato; chè avendo tu fatto il peccato, e Idio ha tirata la grazia, che prima t’aveva data, a sè, e per la limosima e elli te la ridà, e ségnati de la grazia sua di nuovo. Anco ti campa la limosina da la morte eternale, chè Idio ha promesso di liberarti e d’aitarti.

Siconda, sanazione. Vuoi vedere come la limosina ti fa guarire da la infermità? Or mira come tu suoli fare quando tu hai una infermità. La prima cosa che tu fai, sì mandi per lo medico; e dico che tu fai bene, chè ti è detto: Honora medicum propter necessitatem:39 Onora e riverisce el medico per la necessità che spesso spesso ta hai di lui. — Ma io ti dico che tu potresti anco fare meglio40 che tu non fai; chè ogni piccolo male che tu hai, subito corri al siroppo e a la medicina. Vuoi tu guarire più ratto? Or corre a la limosina. Ma dimmi: se tu hai della robba tanto che ti basta, che ti bisogna di tanto ragunare? Va’, nel nome di Dio, valentemente, senza indugiare! Eziandio a te, artefice, che guadagni co de tue mani, odi come t’è detto per lo Profeta: Labores manuum tuarum tribue pauperibus: — De la fatiga de le tue mani fa’ che tu la dia a’ povari per limosina: e se tu non l’hai fatto per lo passato, o hanne fatto male spese, increscatene; e se mai ti ritorna tempo, e tu la fa’. [p. 333 modifica]

Doh,41 io ti vo’ dire uno essemplo a nostro proposito. Egli si legge d’una donna, la quale era cieca, e aveva speso ciò che ella aveva per vedere lume, che era molto rica. Non avendo costei più da spèndare, fu tóca da Dio, e vennele in pensiero d’andare a santo Ilarione; e così fece. Giónta a lui gli disse: — io ho speso ciò ch’io avevo per avere il lume degli ochi: ogni cosa ho dato a medici e medicine. — Allora costui le dimostra come ella poteva fare meglio che ella non fece: che se ella avesse dato a’ pòvari di Dio per lo suo amore ciò che aveva dato a medici e medicine, che come ella era pure inferma, sarebbe stata guarita. Allora essa cognoscendo e vedendo e credendo a quello che lui l’aveva detto, e pentendosi non averlo fatto, pregava Idio le desse sanità, non potendo per altro modo sodisfare se non col pèntarsi, non avendo fatto ciò che essa ârebbe voluto fare. Vedendola costui in questa buona disposizione, tolse uno poco di sputo, e poselele in sugli ochi, e subito fu liberata. Solo perchè costei ebbe el pentimento con pura ebuona fede, fu sanata e ricevè grazia da Dio.42

Un altro essemplo, pure a nostro proposito, d’uno ortolano, el quale aveva preso per costume e divozione di dare per Dio ciò che esso avanzava da la sua vita in sù43. Avendo fatto così gran tempo, in fine venendo invechiando, cominciò a entrare in avarizia, dicendo seco medesimo: — io vego pure che io invechio. Oh, s’io [p. 334 modifica] do ciò ch’io avanzo, e e’ mi venisse el bisogno a me, non potendo guadagnare, come farei io? — E entratogli nell’animo di non dare più, cominciò a ragunare per se. E istando in questo modo, parve che dispiacesse a Dio, e che gli dicesse: sì, che tu ti se’ disperato di me, che credi ch’io non ti dia il tuo bisogno, e abandoni e’ pòvari per ragunare! Io ti prometto che tu gli spéndarai con molta tua pena, poi che tu non gli vuoi dare per limosina. — E va, e mandagli una malattia nel piè grandissima. Costui per volere guarire comincia a spèndare questi suoi denari in medici e medicine; e tanto spese a poco a poco, che egli si trovò senza denari e co la infermità. Peggio; chè ’l medico venendo a lui gli disse: — sai tu che elli è di bisogno, se tu vuoi campare? Che ti si tagli il piè. — Allora costui dolendosi del male che egli aveva, e del male che aspettava del pèrdare il piè, e simile anco dice: — oimmè, che per guarire ho speso ciò ch’io avevo, è ora si conviene, se io voglio campare, che mi sia tagliato il piè! — Non se ne poteva dar pace. A la fine rispose al medico: — per campare, io so’ contento come io posso; venite domattina a vostra posta, e mettete in pònto e’ ferri vostri, sì che io non istenti di pena. — Che avenne? Che la notte vegnente l’Angiolo di Dio gli aparve, dicendoli: — o tale, come stai? — Rispose costui: oh, come sto? — Io sto male, però che s’io voglio guarire, si conviene tagliarmi el piè, e domattina aspetto che il medico mel venga a tagliare. — Allora l’Angiolo gli revelò perchè quella infermità gli era adivenuta, dicendoli: — Idio ti manda questa44 infermità, perchè tu lassasti la limosina che tu avevi principiata, e cominciasti a ragunare e [p. 335 modifica] disperarti di Dio, credendo che lui t’abandonasse. E perchè è dispiaciuto a Dio, elli t’ha mandata questa infermità, e hai patita tanta pena nel corpo; è inde apresso hai speso ciò che tu avevi aragunato. Che se tu ti fusse mantenuto nel modo che tu avevi principiato, non ti sarebbe intervenuto questo. — Allora costui, considerando il bene che elli faceva prima, e ’l male che aveva fatto a non seguitarlo, pentendosi e piangendo, con molta divozione cominciò a pregare Idio che gli rendesse sanità, e lui tornarebbe a fare quello bene e più, se più potesse. Allora l’Angiolo gli fece la croce in sul piè, e subito fu liberato. El medico che andava la mattina per tagliargli el piè, giónse a costui, dicendoli: — oltre, a le mani. — Disse costui: - non sapete che Idio m’ha proveduto? Tanto è bastata la infermità, quanto i denari. Io ho vòto il borsello, so’ guarito. Idio manda il freddo sicondo i panni. La infermità m’è bastata tanto, quanto io avevo denari da spèndare: non n’ho più da spèndare, e non ho più infermità. - Hâla intesa, o tu che raguni? Hâla intesa?45 Oh, se tu considerasse, questo è il buono parolo; non dico parola, no, ma parolo. Dominus mortificat et vivificat; educit ad inferos, et reducit46. El Signore sa ben quello che bisogna, lui: egli dà l’infermità quando gli piace: [egli rende la sanità: quando gli piace],47 sempre cercando la salute de le criature. Hai a memoria quello usato proverbio:

Quando Idio vuole,
A ogni vento piove?

E però t’aviso e notalo, che ogni volta che tu [p. 336 modifica] raguni denaio niuno, tu dici a Dio: — mandami qualche infermità, acciò ch’io gli spenda. — E egli, poi che tu la cerchi, te la manda.

Terzo premio si chiama difensione. O cittadini, voi avete fatto le mura de la vostra città, che erano molto basse, e avete fatto molto bene, perchè quelle so’ il difendimento de la città. Ma io aviso che molto più diféndarà la cità le limosine, che non faranno le mura. Non è niuna cosa che più guardi la cità da’ pericoli, che le limosine. Perchè so’ fatte le mura così alte a una città? Per difesa de la città e di chi v’abita. Per difesa di bombarde, di balestre, di trabochi, di gente a cavallo e a piei, buono è ad avere le mura alte a difèndarti. Ma cerca ne lo Eclesiastico a xxviiij cap.: Super scutum potentis et super lanceam, adversus inimicum tuum pugnabit: — La limosina ti diféndarà e faratti più aiuto, che non ti fanno gli scudi e le lancie contra a’ nemici tuoi. — Non sarà mai nè omo a cavallo nè a piei, che ti possa vinciare, se tu sarai caritativo; però che in essa limosina v’è più potenzia a loro, che non hanno loro contra a te. In ogni modo e in ogni stato che tu ti truovi, la limosina t’aiuta. O tu che hai nemicizia di molta gente, vuoi campare? Va’ e corre a la limosina, chè quella limosina stregnera e’ nimici tuoi, che non ti poterauno nòciare. In camo et fraeno maxillas eorum constringe, qui non approximant ad te48: — Con freno e con camo, cioè la briglia e la catena, costrigne e tolle la possanza loro, chè non s’aprossimaranno i tuoi nimici a te. Questo è solo per forza de la limosina: non ti ritenere mai, perchè tu vega colà uno pòvaro bisognoso, il quale è gattivo e scorretto con molti vizî. Non mirare mai a’ suoi [p. 337 modifica] vizî, ma sempre vedendo il bisogno in lui, va’ e soviello e aitalo nel bisogno suo. Pensa sempre che quello che tu fai, tu ’l fai a Dio; e se tu dai nulla, tu dai a Dio. Se se’ piatoso, se’ inverso Idio: non aver mai il rispetto all’uomo, ma sempre a Dio. Pensa se tu fai o hai fatte de le dissoluzioni e de’ peccati, tu: se tu n’hai fatti, non aspetti tu misericordia? E però sia misericordioso tu. E inde hai il detto in santo Luca al vj cap.: Date et dabitur vobis:49 — Date e sarà dato a voi. — Che se mai venisse in bisogno in questa vita, tu sarai aitato, tu: se hai dato al bisognoso, sarà dato a te. E così anco dell’altra vita: se sarai stato piatoso del pòvaro, Idio ârà pietà di te. E questa è una delle cose che vi camparà da guerre, da inimici, da sentencie di Dio, di pestolenzie, di fame e da ogni male. Questa limosina giova a tutte l’aversità in questa vita.

La quarta si chiama augumentazione o moltiplicazione. Qui voglio che noi stiamo un poco, perchè è bello. Ecci niuno che vogli diventare rico? Oh, quanti ci so’ che dicono di sì! E io ti voglio insegnare, e diventarai rico. Presta a usura, e diventarai in poco tempo rico50. Ma io non t’ho detto a chi. Io dico ben che tu presti; ma presta a uno che ti renda. Idio è quello veramente51, e mai non falla che egli non renda. E sai quanto e’ rende? Rende cento per uno. Che cento, che cento? Elli rende più di miglia per uno, più di du’ migliaia! Voliamo vedere se è vero? Vede Proverbiorum cap. terzo: Honora Dominum de tua substantia, et de primitiis omnium frugum tuarum da ei, et implebuntur horrea tua saturilate, et [p. 338 modifica] vino torcularia tua redundabunt. Che vuol dire questo? Dice date e io darò a voi. Dice anco quello che tu dia: dice che tu dia de la tua robba guadagnata: non dice della robba furata; e se tu darai di quella tal robba, per uno granello te ne rendarà assai. E dice che tu la dia al pòvaro che n’ha bisogno. E così se tu darai del vino, per uno bichiere ne ricévarai da Dio assai ne la tua botte, chè vi multiplicarà dentro per la virtù sua. Non cominciare a dare, e poi ti ristà; ma continua, e vedrai che questo ch’io ti dico, t’interverrà. Hai quel detto pure ne’ Proverbi a xj cap.: Ecce alii dividunt propria, et ditiores sunt: alii rapiunt non sua, et semper in egestale sunt.

Elli so’ di quelli che danno de la robba loro a poco a poco. Se danno uno denaio, cercano se sen truovano cento: come è detto: Centuplum accipietis, credendo trovarseli. Vuoi vedere e intèndare quello che mai non intendesti più? Doh, non ti partire: pensasti tu mai a quello che io dirò? Io mi credo che non trovaste voi mai niuno che usasse di dare limosina, che mai egli venisse in povertà per limosine che âbi date. Se voi mi sapete pur dire d’uno solo, dite ch’io sia gattivo. Io non dico di chi si spoglia del mondo per servire Dio; anco dico d’uno che vogli vivare onoratamente al mondo con buoni costumi. Chè52 mi ricordo io d’uno barbiere che si propose nell’animo suo di dare per amore di Dio a’ pòvari la decima parte di ciò che egli guadagnava, d’ogni dieci soldi uno; e così faceva e mantennesi gran tempo, di quello ch’io so, e sempre gli multiplicava la robba. Perchè credi ch’io il sappi? Chè partendomi io da quella [p. 339 modifica] dico, vi tornai poi ine a sei anni; e domandandolo io come elli la faceva, andandomi a radere da lui che m’era molto dimestico, mi rispuose che si stava molto bene, e che elli aveva una bella famiglia, e che aveva de la robba assai; e dissemi che aveva âuta molta felicità, e che aveva una bellissima casa, dove elli abitava, e ben fornita di ciò che gli bisognava, e che faceva la limosina, come si sodeva fare, de la decima del suo guadagno; dicendomi più, che elli avanzava53 e non poteva pensare come la cosa s’andasse di tanta prosperità, quanta Idio gli dava, che sempre andava di bene in meglio; che ciò che tramenava54, pareva se li facesse oro. E perchè credi che questo fusse? Io ti dico non per altro, se non per la limosina che dava. Perchè55 si verifica quello detto: Date et dabitur vobis:- Date e sarà dato a voi.56 — Hâne l’essempio nel Vangelo di santo.....57, che Idio saziò di cinque pani e di due pesci cotante migliaia d’uomini senza le femine e’ fanciulli. Meglio, che quando ognuno fu sazio, andarono i discepoli per comandamento di Dio ricogliendo quello che l’era avanzato, e trovarono d’avanzo dodici sporte. Come può essere questo? Questo fu miracolo di Dio, che mentre che quello pane era ne le mani di Iesu e delli Apostoli, sempre multiplicava. Simile ti vo’ dire di colui che usa di dare la limosina, e sempre la roba gli cresce; però che Idio v’opera miracolo per la sua [p. 340 modifica] mensa bontà. E però ti dico: se vuoi che la tua robba multiplichi, usa di dare limosine. Sai come fa questa limosina, o tu che raguni el letame, sai, fuor della porta? Pon mente che mai in su questo letame non vi nasciarà grano. Sai perchè? Perchè egli è amontato: se tu lo spargesse, non sarebe così. Va’ e spargelo sopra a uno terreno che sia magro, e seminavi su, e vedrai quanto frutto elli ti rendarà. Misterio! Questo è chiarissimo. O tu che hai della robba assai e tiella amontinata, mai non la trovarai crésciare: mai non farà frutto. O tu che hai monti del grano, mai non crésciarà, se tu non li spargi in cotali terreni magri, a cotali pòvari bisognosi. Se tu lo spargi, tu trovarai che elli ti rendarà molto frutto. Non lo spargiare mai in sul terreno grasso; che se tu lo spargiarai, el grano, se elli nasciarà, ricadarà quando sarà grande, e non n’ârai bene. Vuoi vedere el contrario a questo? Or pon mente a uno che sia avaro e rico: se tu non truovi che in poco tempo elli viene meno, di’ ch’io sia gattivo. Pensavi un poco se ti viene a memoria di niuno: io ti prometto ch’io t’ho dato che pensare. Pensi anco che sia intervenuto a niuno? Forse che sì. Questo è stato solo perchè so’ stati avari della robba, la quale Idio l’aveva data perchè ne dessero a pòvari; e non avendone lo’ voluto dare, e Idio ha ritirata la mano a sè ed ha lo’ tolta. Se fussero stati limosinieri, e’ non lo’ sarebbe adivenuto. Questo fa Idio per suo giusto giudicio. Cerca nel Decreto, xvj, questione prima, in cap. Revertimini. Sai che fa Idio a l’uomo limosiniere che chiede de la roba a Dio per darne a pòvari per lo suo amore, o vuoi quando elli avesse alcun bisogno, o di maritare fanciulle, o qualunque altro bisogno si sia? Sempre il provede. E al ricco come credi che facci talvolta? Fa come fa la donna al suo fanciullino, [p. 341 modifica] che quando egli vuole la cosa, ella gli li dà: quando egli piagne, daràgli il fico in mano, che vede essa che gli farà male, se egli il mangia. Non gli dà perchè egli il mangi, no, ma per raquetarlo; e quando egli è raquetato, ella gli dice: — figliuol mio, dammi cotesto fico, damelo, el mio citolino, dammelo: se tu non me ’l dai, io non sarò la tua mamma: dammelo, amor mio! — Se ’l fanciullo le ’l dà, e ella dice: — Oh, tu se ’l buono fanciullo! Oh, or se’ tu el mio figliuolo! — Se egli non le ’l dà,´anco comincia a piagniare, e ella dice: — Or va’ via, chè tu non sarai el mio figliuolo: via, vanne via! — Or così fa Idio a colui che è pòvaro, che chiede a Dio de’ beni del mondo per darne a’ pòvari per suo amore: subito Idio glie ne dà in abondanzia, e fallo rico. Viene el pòvaro, e va a lui per lo bene di che elli ha bisogno, cioè per lo fico come fa la madre. Se tu gli li dai, e Idio ti dice: — Oh, tu se’ il buono figliuolo: io sarò il tuo padre! — Se tu non ne li dai, e elli ti scaccia e dice: - Va’ via, che tu non se’ mio figliuolo! - E così ti scaccia. Hai a mente ch’io ti dissi che egli ne dà per uno cento? E io ti dico non solo cento, ma per uno mille; e più, per ognuno dieci miglia. Dice colui: - io pure ne do, e non me ne truovo, come tu mi dici, non che più, ma io non mi truovo pure quello ch’io do. Dunque, come è vero? — Rispondoti: andiam pur piano: aspetta pure un poco. Dimmi: le parole di Cristo possono mentire? Certo, no. Che dice Cristo? Dice queste parole: Nemo est qui relinquerit domum, aut fratres, aut sorores, aut patrem, aut matrem, aut filios, aut agros propter me et propter Evangelium, qui non accipiat centies tantum, nunc in tempore hoc, domos, et fratres, et sorores, et matres, et filios, et agres cum persecutionibus, et in saeculo futuro [p. 342 modifica] vitam aeternam:58 — Qualunque sarà quello, disse Iesu59, che lassarà la casa, o fratelli, o suoro, o padre, o madre, o figliuoli, o vigne per me o per lo mio Vangelo, ricévarà cento volte più che non lassarà al presente: ricevarà le case, e le vigne, e’ figliuoli, ciò che elli lassa, ma nell’altro mondo, e infine ârà vita eterna. — Elli si verifica questo detto60 in questa vita, ma non in tutti. Molti so’, come t’ho detto, che quanto più danno, più si truovano. Altri so’ che non lo’ interviene così; però che questo si vede, e colui dice che ’l pruova, e dice: — io do uno fiorino, e quando io mi miro in borsa, o in casa, o in cassa, io non ne truovo nè dieci, nè cento, nè mille, come tu mi dici. — Simile dice anco colei che ha dato uno paio di panni lini a’ pregioni: dice: — io non me ne truovo nè dieci, nè cento, nè mille. — Vuoi ti risponda? Sai perchè tu non te ne ritruovi né dieci, nè cento, nè mille? Perchè rimane da te, non rimane già dal canto di Dio. Idio ogni volta che tu fai bene, te ne rende o renderà merito. Se tu chiedi a Dio che tu ne renda cotanti per uno di quelli che tu dai, egli vede e fa quello che t’è più utile: egli cerca di darti il paradiso. Non volere che elli ti dia nè denari, nè altro, se non è el meglio. Rimettela in lui, chè forse forse, se egli ti desse quello che tu chiedi, forse che tu per non cognósciare, chiédaresti lo ’nferno. Sì che ogni volta che tu gli chiedi la cosa, di’: — se egli è ’l meglio, — e egli te la darà,61 se sarà el meglio; e se non, non te la darà. Ma vediamo pure di quello che disse a [p. 343 modifica] uno. Or diciamo che credi che valesse la rete e la navicella? — Io mi credo che ella valesse meno di dieci fiorini: mettiamo che ella valesse vinti. Che gli ha renduto? Dimmi che vale Santo Pietro a Uvile, o che vale Santo Pietro in Castel Vechio?62 Uh, uh, assai vale più che la rete e la navicella, e anco vale più che per uno cento. Meglio che vale Santo Pietro di Roma? Va’, stimalo tu. Credi che vaglia più di mille per uno di quelli che egli diè? E come dico di Santo Pietro, così dico degli altri. Vediamo di santo Francesco pòvarello, che lassò ogni cosa, quello che egli aveva, e quello che egli poteva avere. Elli ârebbe potuto avere forse una moglie, forse due, forse tre o quatro: ârebbe potuto avere tre o quatro figliuoli: forse ârebe potuto avere due o tre case. Or vediamo che gli ha renduto Idio, avendo dato e lassato ogni cosa per lo suo amore. Considera quanto ti pare che gli abbi reuduto? Parti che e’ l’âbi ristorato d’ogni cosa? Quanti credi che siano i figliuoli di santo Francesco? U, u, u! È so’ tanti che in ogni parte del mondo ne so’, e ne sono insino in Saracinia. Ella è tanta la quantità, che è una maraviglia.

Simile, quante figliuole credi che egli abbi? Egli n’ha parecchie migliaia. Quante case so’ quelle de’ suoi figlioli? In ogni lato hanno l’abitazione. Vedi che ha abandonato poco, e aquistato molto. E pure oggi quanti so’ quelli che lassano ciò che hanno al mondo, e seguitano la vita di Iesu per lo suo amore, che poi ricevono tanto, che so’ signori d’ogni cosa del mondo, so’ signori del mondo? Viva el Signore del mondo! Chè si chiamano beati coloro che gli possono mandare la cavalcatura, [p. 344 modifica] quando elli va per camino. Elli si chiama beato colui che può avere in casa sua a desinare. Credi che questi tali sieno signori del mondo? Ogni cosa s’hanno messo sotto i piei per amore di Iesu, el quale l’ha promesso infino vita eterna; e chi va in vita eterna, ha più di mille per uno.

E hanne già quatro e quatro: otto. Or tòlle l’altre quatro.

Primo si chiama triunfazione. Oh, quanto e’ insidia il diavolo in questa vita! Elli non ristà mai con suoi inganni, con sue lusinghe e minaccie: mai non si ristà. Ècci niuno che facesse mai a le braccia col diavolo? Èccene niuno? Vuoi el mio consiglio? Oh, non giocare mai con lui, chè tu perdarai; però che egli ha tanta forza, che non si può con lui. O Iob, hallo detto tu? — Sì. — Dice come tu dicesti. — Dissi: Non est potestas super mundum,63 quae comparetur ei: — Non è niuna possanza, che si possa assimigliare a la sua. — Non la possanza di Golia se li può asimigliare: non niuno gigante ebbe mai tanta forza: non Sansone. — O dunque come si può vinciare? Puossi vinciare col digiunare? — No, elli non mangiarà mai, e nol potrai vinciare. — O chi il vincesse per vigilie? — Dico che mai el diavolo non dorme; anco per questo nol vinciaresti mai. — O con astinenzie puossi vinciare? — Dico che no: elli ha âuta tanta astinenzia, che elli non ebbe mai moglie. — O con astinenzia di favellare potrebesi vinciare? — Non, perchè elli non favella mai, mai nol vinci per questo. — O s’io stesse sempre mai, e non dicesse mai bugia, potre’ lo vincere? — Dico di no. — O s’io desse de le limosine? Dico — che con questo tu el vinciarai. Ode che dice Bernardo: Si [p. 345 modifica] ieiunas, diabolus numquam comedit: si vigilas, diabolus numquam dormit. Ergo numquam diabɔlum vinces, nisi opera misericordiae praestes: — Se tu digiunerai, e elli non mangiarà; se tu vegliarai, e egli non dormirà mai; se tu starai in astimenzia, e elli sempre in castità; se tu in silenzio, e elli non parlarà mai: se tu dai de le limosine, questa è cosa che ’l vince. In tutte l’altre cose vince te, e tu solo con questa vinci lui. In tutte l’altre cose può più di te, e in questa tu puoi più di lui. —

La siconda è conservazione in sanità, in grazia, in famiglia, in robba, in fama, in onore, in virtù. Vuoi di tutte queste cose? — Sì. — Va’ e dà de le limosine. Cerca se è vero a xxviiij de lo Eclesiastico: quasi sacculus gratia, quam Deus custodit, sicut pupillam oculi:64 La limosina è come uno sacchetto di grazia, la quale è conservata da Dio come el lume degli ochi.

Terza è santificazione. Oh, questo è il buono rimedio a volere èssare unito con Dio! Doh, vede quello che tu debbi fare, e so’ parole di Iesu benedetto, se tu vuoi èssare del numero de perfetti: Si vis perfectus esse, vade, vende quae habes, et da pauperibus: in Matteo a xviiij: Se tu vuoi èssare santo, va’ e vende ciò che tu hai, e dàllo poi a’ pòvari, e seguitami. Se tu seguiti Iesu Cristo, non puoi seguitare meglio che seguitare Lui, e se farai a quel modo com’elli t’insegna, ogni cosa andarà bene per te, e potrassi dire: Qui seminat in benedictionibus, de benedictionibus et metet:65 — Colui che semina ne la benedizione de la limosina, de la benedizione [p. 346 modifica] ricoglie. Chè ogni volta che tu darai ciò che tu ârai a Dio e per Dio, sarai del nùmaro de’ perfetti, che so’ migliori ch’e’ buoni. Tu hai de la vita di Iesu, che egli volse sempre essere pòvaro, dando essempio a te, chè ogni cosa che eili fece, fece per noi. E però è detto di lui: Sancti estote, sicut ego sanctus sum: — Siate santi, come io so’ santo, io. — Oh, puossi èssare santo come fu lui, che dice: come io so’ santo, io? — Mai no; ma nel grado tuo cerca d’èssare santo, come fu lui nel suo.

Tu hai il modo che elli tenne: ègli venne in questo mondo, e ritrovossi a la nascita sua senza fuoco, senza panni, pòvaretto pòvaretto. Così ne la vita sua sempre pòvaro, e così a la morte pòvarissimo, senza nulla. Che sai che innudo innudo salse in sul legno de la croce insino al sipolero, che fu involto in uno lenzuolo altrui, e messo nel sipolcro altrui. Védesti mai, o udisti mai di niuno che fusse magiore limosiniere66 di lui, che avendo la signoria di tutte le cose, nọn volse mai possedere nulla? Doh, perchè è a nostro proposito. Ellino furono certi che dicevano che la limosina si voleva darla a poco a poco, e non darla tutta: la quale opinione perchè ella era contra alla dottrina di Cristo, fu levata via e anullata, e fu insino al tempo di santo Tommaso e di santo..., cor uno certo libretto ec.67

Quarta e duodecima si chiama glorificazione. Io non vorrei altro fare già io, che dare el temporale e ricévare lo spirituale. So io bene che vi s’avanza incomparabilmente! Se io avesse de la robba, mai non mi restarei di darla per Dio per ragunare ne la beata gloria. Del quale [p. 347 modifica] ragunare dice Cristo nel Vangelio: thesaurizate vobis thesauros in coelo68: — Tesaurizate e ragunate el vostro tesoro in cielo. — Doh, elli m’ocore d’uno buffone, el quale passava da Banchi, come a dire costassù da’ vostri banchi da la Croce al Travaglio69, e aveva uno denaio in mano, e vide uno monte di fiorini in su uno di quelli banchi. e gittò questo denaio fra quelli fiorini in quello monte, e disse: — io ci ho parte in questi denari, e non grande molto. — E pure era così. Così dico di colui che dà la limosina, o piccola o grande: in ogni modo che egli la dà, elli ha la parte in cielo. Doh, perchè ella non sia molto gran parte quella che tu v’hai, elli basta pure che tu v’hai parte. Non seguitate le volontà del dimonio, o avari, che mai non volete dare limosine; anco più tosto robare l’altrui. Facite vobis amicos de mammona iniquitatis; ut cum defeceritis, recipiant vos in aeterna tubernacula70: Oimmè, non vi voliate fare amici di mammona, che è pieno d’iniquità; che se voi farete le iniquità anco voi, elli vi ricèvarà nello eterno tabernacolo dello inferno. —

Deh, fate che de la roba che Idio v’ha data, che voi n’acquistiate delli amici: fatene limosina, acciò che quando voi passarete di questa vita, Idio vi riceva lui ne la gloria sua71. Quanta è bella prudenzia d’uno el quale ha ad abitare in altra provincia, che elli facci sì [p. 348 modifica] che egli v’âbi de la robba da potervi stare, e che egli viva a divizia di quello che egli vi manda. Così per contrario, quanto ha poco sentimento uno che non provede a quello che gli bisogna! O cittadini, volete voi abitare nella gloria di vita eterna? Poichè voi vedete che questa non è la vostra abitazione, che vedete che a uno a uno ognuno se ne parte. Or fate che voi vi mandiate de la roba che Idio v’ha data. Fate de le limosine a’ pòvari e ragunate in vita eterna. Non ragunare qui, chè se tu vorrai ragunare qui, la robba rimarrà, e tu ti partirai con pena e danno all’anima e al corpo.

Tu hai veduto stamane: Beatus qui intelligit super egenum et pauperem: in die mala liberabit eum Dominus: dove hai veduta la terza parte principale ch’io ti restai a dire, cioè della utilità che si cava de la limosina che tu dai: in die mala liberabit eum Dominus: dove hai veduti dodici premî72. El primo, supplicazione e orazione; dove dissi che la limosina sempre òra per te. Sicondo è placazione, chè co l’orazione si placa Idio. Terzo, illuminazione, chè se’ illuminato per la limosina che tu dai. Quarto, conversione, chè ti ritiene da la tua mala vita. El primo delli altri quatro fu liberazione, chè ti libera da morte corporale e spirituale e eternale, da morte, da pecato e da pena eterna. Sicondo, sanazione, chè ti sana da le infermità del corpo73. Terzo, difensione, chè ti difende da tutti e’ tuoi nemici. Quarto, aumentazione e multiplicazione, chè ti fa multiplicare la robba tua. L’altre quatro la prima, triunfazione, chè hai triunfo contra al diavolo. Sicondo, conservazione in famiglia, in robba, in [p. 349 modifica] fama, in onori, in ogni bene. Terza, santificazione, chè ti fa unire con Dio. Quarta e ultima, glorificazione, chè n’hai in fine gloria; ad quam ille vos et me perducat in saecula saeculorum, amen.



Note

  1. Nella Vulgata non è questo avverbio.
  2. Si corregge subito, cioè sopra al pòvaro bisognoso.
  3. La Vulgata (Vang. di s. Matteo, cap. xviiij, v. 27) dice: Ecce nos reliquimus omnia, et secuti sumus te: quid ergo erit nobis?
  4. Le parole chiuse tra parentesi e mancanti ai Codd. Senesi, sono una evidente omissione di copisti.
  5. Nel Cod. Sen. 6, famèglia.
  6. Il Cod. Pal., dirà per te a Dio.
  7. Nell’Ecclesiastico non abbiam saputo trovare questo passo, che forse non appartiene alla Sacra Scrittura.
  8. Negli altri Codd., quella di colui.
  9. Il Cod. Sen. 6, òra.
  10. Negli altri Codd., n’aviate.
  11. Cioè, per incutervi paura o sgomento.
  12. La nomina di messer Carlo Bartoli, rettore dello Spedale, a vescovo di Siena era di recentissima data, perchè eletto da papa Martino l’il 27 settembre 1427. Era il Bartoli così pio sacerdote, come ottimo cittadino: resse lo Spedale di Siena per tempo di diciassette anni, e vi lasciò buon nome di sè. Il governo della repubblica lo adoperò più volte come oratore alla Corte di Roma e presso altri principati italiani. Nato d’umile progenie, si fe’ conoscere per tempo per le qualità della mente e del cuore e per gli eletti studi, e fu annoverato tra’ cittadini più insigni della sua età. Morì ’11 di settembre del 1444, e fu sepolto in Duomo. Per maggiori notizie di lui veggansi Pecci, Storia del Vescovado di Siena, pagg. 316-319; Banchi, I Rettori dello Spedale di S. Maria della Scala di Siena, pagg. 75-83. A schiarimento poi delle parole qui proferite dal Santo, è da sapere che per antico privilegio, rimasto in essere fino a’ nostri tempi, i cittadini provvedevano al vescovado vacante col presentare prima per mezzo del Consiglio del Popolo, in seguito del Consiglio Comunale, tre ecclesiastici, dei quali uno veniva eletto vescovo. Simile, la nomina del Rettore dello Spedale era e per lungo volgere di anni si mantenne di pertinenza della autorità cittadina.
  13. Negli altri Codd., procurare di méttarvi uno ec.
  14. La qual fama fu veramente grande, ma già cominciava a declinare per le turbolenze dei tempi, che obbligavano lo Spedale a far grosse spese per la guardia delle sue possessioni, ed anche pel fatto pochi anni prima compiutosi della sostituzione del governo della repubblica nella nomina del rettore alla autorità del Capitolo dei frati: sostituzione che al Santo non dovette piacere, nè per verità portò sempre buoni frutti. Celebre nella storia della beneficenza italiana, più ancora che in quella degli istituti caritatevoli di Siena, è lo Spedale di S. Maria Vergine della Scala, ’fondato nel secolo XI dai Canonici del Duomo, e in breve salito a molta riputazione e per la bontà dei suoi ordinamenti, e per la dovizia veramente considerevole del suo patrimonio, e per le molte opere di carità che vi si esercitavano a sollievo de’ poveri, degli infermi, dei pellegrini e dei gettatelli. La credenza che ne fosse fondatore nel secolo nono un oscuro ciabattino per nome Sorore, è da ripudiare come erronea (Cf. BANCHI, 1 Rettori dello Spedale di Siena, Introduzione).
  15. Cioè, a pregiudizio e detrimento vostro.
  16. E difatti sia lo Spedale che il palazzo del Vescovo erano, come tuttodì sono, nella Piazza del Duomo, a poca distanza tra loro, benchè il Vescovado non sia quel medesimo dei tempi del Santo, e perciò la Piazza non rimanga più nel mezzo a’ due fabbricati, come poco sotto è detto.
  17. Nel Cod. Pal., vi manchino.
  18. Allude alle spese che in questi anni la repubblica obbligava lo Spedale a sopportare per resarcire fortilizi, mantener guardie nel contado e simili.
  19. Vuol dire: e però anche per onor della Vergine penete ogni studio alla prosperità del Vescovado e dello Spelale. E le parole del Santo ricordano l’antico motto: Sena vetus Civitas Virginis.
  20. Il solo Cod. Pal., io dico che Idio.
  21. La Vulgata: illum.
  22. La Vulgata, vers. 14: Munus absconditum extinguit iras.
  23. Preferita la lezione del Cod. Pal. ^ migliore assai di quella dei Codd. Sen., che hanno: cagioni tutte legittime.
  24. Salmo xij, vers. 4 e 5.
  25. Intendasi, spoglie, vesti.
  26. Nella Vulgata, vers. 8: Pietas autem ad omnia utilis est.
  27. Invece la Vulgata al detto cap., vers. 40, dice: Quamdiu fecistis uni ex his fratribus meis minimis, mihi fecistis.
  28. Così nei Codd. Sen., nè chiarisce il passo la lezione del Cod. Pal., dicendo: promettendole Idio per la vita ec.
  29. Epist. seconda di san Paolo a Timoteo, cap. 4, vers. 8.
  30. Coloro, cioè, che la limosina danno per far parlare di sè e comparire nel mondo; i quali ha poco sopra redarguito, dicendo della vanità degli stemmi negli oggetti donati.
  31. Vangelo di San Giovanni, cap. x, vers. 11 e 14.
  32. Il Cod. Pal. ed il Cod. Sen. 6, guârrai.
  33. Negli altri Codd.: Sicondariamente.
  34. Vangelo di san Luca, cap. xj, vers, 41, che nella Vulgata dice: Date eleemosynam, et ecce omnia munda sunt vobis.
  35. Negli altri Codd.: ci converrà.
  36. Intende dire pigliati con pace questa morte, chè tutti dobbiamo o prima o poi corporalmente morire.
  37. Statutum est hominibus semel mori (Epist. di S. Paolo ad Hebraeos, cap. nono, vers. 27).
  38. Così nei Codd., ma questo vers., dal Santo a memoria riferito, nella Vulgata così dice: Eleemosyna a morte liberat, et ipsa est quae purgat peccata, et facit invenire misericordiam et vitam aeternam.
  39. Ecclesiastico, cap. xxxviij, vers. 1.
  40. Negli altri Codd., molto meglio.
  41. Il racconto seguente è il xxxi dei Racc. S. Bernard., editi da Zambrini (Pagg. 77-78).
  42. Qui ha termine il detto racconto, e vien di seguito quello che nella citata edizione è il trigesimo secondo (Pagg. 79-82).
  43. Locuzione che rammenta quel che gli economisti fiorentini chiamavano l’avanzo, e anche il sopravanzo alla vita: e su questo posavano le imposte o gravezze.
  44. Gli altri Codd., cotesta.
  45. Qui termina il racconto XXXII.
  46. Libro I dei Re, cap. secondo, vers. 6.
  47. Le parole fra parentesi mancano al solo nostro Testo.
  48. Salmo XXXI, vers. 9.
  49. Salmo.xxxj, v. 9.
  50. Il solo Cod. Pal.: io ti voglio insegnare a diventure rico.
  51. Nel detto Cod. invece: Idio è quello che veramente rende ec.
  52. Questo che segue è il trigesimoterzo dei Racc. S. Bernard., editi da Zambrini, loc. cit., pagg. 83-84.
  53. Intendi, che egli faceva degli avanzi, dei risparmi.
  54. Il Cod. Pal. e la stampa: che egli tramenava. E il Zambrini nota, cioè maneggiava.
  55. Il Cod. Sen. 6: Per questo.
  56. Qui ha termine il Racc. predetto.
  57. È lacuna dei Codici, nè possiamo indovinare se manchi il nome di Matteo o di altro Evangelista.
  58. Vangelo di san Marco, cap. X, verso 29 e 30.
  59. Nel Cod. Sen. 6, Cristo.
  60. Il Cod. Pal: Elli si vorrebbe verificare questo decreto ec.
  61. Il Cod. Sen. 6: Se è per lo meglio, e egli la darà ec.
  62. Sono i nomi di due antiche Parrocchie della nostra Città.
  63. E la Vulgata: Non est super terram potestas ec. (Cap xlj, vers 24).
  64. Non solo è errata la citazione, dovendosi leggere cap. xvij, vers. 18; ma è mal riferito eziandio questo passo dell’Ecclesiastico, che così dice: Eleemosina viri quasi signaculum cum ipso, et gratiam hominis quasi pupillam conservabit.
  65. Epist. II, ad Corinthios, cap, viiij, vers. 6.
  66. Il Cod. Pa’., più limosinieri.
  67. Tutti i Codici hanno questa medesima difettosa lezione.
  68. S. Matteo, cap. vj, vers. 2.
  69. Così appellasi ab antico quel crocicchio di strade, che si considéra come il centro della Città, e dove s’incontrano le Vie prima denominate Banchi di sopra e Banchi di Sotto, ed oggi invece Via Cavour e Via Ricavoli: crocicchio celebre nella nostra istoria, avendovi il popolo senese sconfitto e messo in fuga le soldatesche di Carlo IV, minacciante la libertà cittadina.
  70. Vangelo di san Luca, cap. xvj, vers. 9.
  71. Nel Cod. Pal: nella eterna vita.
  72. Invece il Cod. Pal., dodici principi.
  73. Nel Cod. Pal. è questa variante: Sicondo, sanazione eterna, chè ti sana dallo inferno.