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modTesto in evidenza
Le mie prigioni è un testo puramente autobiografico scritto da Silvio Pellico che si svolge in un arco di tempo che va dal 13 ottobre 1820, data in cui venne arrestato l'autore, al 17 settembre 1830, giorno del suo ritorno a casa.

In essa Pellico descrive la sua esperienza di detenzione nel carcere dello Spielberg in seguito alla sua adesione ai moti carbonari.

Pellico iniziò la stesura dell'opera nel 1831, incoraggiato dal suo confessore, e la concluse nel 1832.



modImmagine in evidenza

 
Ecco apparir lo smisurato mostro
     mezzo ascoso ne l'onda e mezzo sorto.
     Come sospinto suol da borea o d'ostro
     venir lungo navilio a pigliar porto,
     così ne viene al cibo che l'è mostro
     la bestia orrenda; e l'intervallo è corto.
     La donna è mezza morta di paura;
     né per conforto altrui si rassicura.


Ruggiero soccorre Angelica di Jean Auguste Dominique Ingres, (1819)


    
Tenea Ruggier la lancia non in resta,
     ma sopra mano, e percoteva l'orca.
     Altro non so che s'assimigli a questa,
     ch'una gran massa che s'aggiri e torca;
     né forma ha d'animal, se non la testa,
     c'ha gli occhi e i denti fuor, come di porca.
     Ruggier in fronte la ferìa tra gli occhi;
     ma par che un ferro o un duro sasso tocchi.


Orlando Furioso, Canto X, Ottava 99-100

mod Chi ben comincia...

Ci sono libri che iniziano così:


 
Odio l'usata poesia: concede
comoda al vulgo i flosci fianchi e senza
palpiti sotto i consueti amplessi
stendesi e dorme.

A me la strofe vigile, balzante
co 'l plauso e 'l piede ritmico ne' cori:
per l'ala a volo io còlgola, si volge
ella e repugna.

Tal fra le strette d'amator silvano
torcesi un'evia su 'l nevoso Edone:
piú belli i vezzi del fiorente petto
saltan compressi,

e baci e strilli su l'accesa bocca
mesconsi: ride la marmorea fronte
al sole, effuse in lunga onda le chiome
fremono a' venti.


come prosegue?


modTesti a fronte

Nel 1878 la società per lo studio delle lingue romanze di Montpellier promosse un concorso di poesia a cui Vasile Alexandri partecipò con i 32 versi del Cântecul gintei latine, pubblicato a Roma e provvisto di autotraduzione francese e italiana. In esso il Felibrismo di matrice provenzale si unisce all'orgoglio patriottico dell'autore.

Latina gintă e regină
Între-ale lumii ginte mari;
Ea poartă-n frunte-o stea divină
Lucind prin timpii seculari.
Menirea ei tot înainte
Măreț îndreaptă pașii săi.
Ea merge-n capul altor ginte
Vărsând lumină-n urma ei.

Latina gintă e vergină,
Cu farmec dulce, răpitor;
Străinu-n cale-i se înclină
Și pe genunchi cade cu dor.
Frumoasă, vie, zâmbitoare,
Sub cer senin, în aer cald,
Ea se mirează-n splendid soare,
Se scaldă-n mare de smarald.

Latina gintă are parte
De-ale pământului comori
Și mult voios ea le împarte
Cu celelalte-a ei surori.
Dar e teribilă-n mânie
Când brațul ei liberator
Lovește-n cruda tiranie
Și luptă pentru-al său onor.

În ziua cea de judecată,
Când față-n cer cu Domnul sfânt
Latina gintă-a fi-ntrebată
Ce a făcut pe-acest pământ?
Ea va răspunde sus și tare:
„O! Doamne,-n lume cât am stat,
În ochii săi plini de-admirare
Pe tine te-am reprezentat!

La latina stirpe è regina
Intra le grandi stirpi del mondo.
Essa porta in fronte una stella divina
Rilucendo tra i tempi secolari.
Il destino sempre innanzi
Magnificamente dirige i passi di lei.
Essa marcia in capo ad altre stirpi
Versando luce nelle proprie orme (dietro di sè.)

La latina stirpe è una vergine
Dallo incanto dolce, rapitore.
Lo straniero in faccia a lei s'inchina
Ed a ginocchi cade adorando.
Bella, vivace, sorridente,
Sotto cielo sereno, nell'aere caldo,
Essa si specchia allo splendido sole,
Si bagna in mare di smeraldo.

La latina stirpe ha (buona) parte
Dei tesori della terra,
E molto volentieri essa li divide
Colle altre (di lei) sorelle.
Ma è terribile nell'ira
Quando il suo braccio liberatore
Colpisce la cruda tirannide
E lotta pel proprio onore.

Nel giorno di quel giudizio
Quando nel cielo, in faccia al Signor santo,
La latina stirpe fia interrogata:
«Che ha fatto sopra questa terra?»
Essa rispondera alto e fermo:
«Oh! Signore, al mondo quanto vi sono stata,
Ai suoi occhi pieni di ammirazione
(Li è) te (che) ho rappresentato!»

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