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Autori vari - Poesie greche (Antichità)
Traduzione dal greco di Achille Giulio Danesi (1886)
Nota critica
Lirici greci Poesie greche
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NOTA CRITICA




La poesia di Teocrito (pag. 10) rappresenta il pentimento del cinghiale uccisore d’Adone e il perdono di Venere amante di questo. La poesia (p. 11) di Giuliano Egizio è per altri un Anacreonteo fra i tratti dall’Antologia Palatina prima da Enrico Stefano, poi dallo Spaletti e dal Rose. Il Bergk lo pone al 5 (59) nell’ed. Poetae Lyrici Graeci, Lipsia (da me cit. p. 72). In esso Amore ingoiato nel vino è immagine cruda, ma espressiva.

Di Simonide di Ceo nato circa al 559 a. C. precede il cantico pei morti all’Artemisio, scemo però nel testo del Bergk di tre versi non pervenutici. Ma quanto resta dà senso intero e solenne. Le altre mie traduzioni di Simonide sono epigrammi o iscrizioni storiche bellissime, una di cui tradotta da Cicerone: ― Dic, hospes, Spartae nos te hic vidisse iacentes ― Dum sanctis patriae legibus obsequimur.

Di Saffo, vissuta tra il 628 e il 568, il Bergk riporta ben 170 frammenti, ma i più di poche parole. Ne ho scelto i migliori e più lunghi. Quanto a Saffo onesta od impudica molto si è disputato: ma l’aver rimproverato il suo fratello Carasso per aver comprato l’etéra Rodopi, il [p. 94 modifica]dilemma ad Alceo (p. 20), l’amore per la figlia Cleide provano in lei sentimento morale. Del preteso suo amante Faone, del salto di Leucade, non mortale, ma espiatorio, nulla è certo. Esprime ella amore per uno o più giovani ed anche per donne, su di che si è troppo fantasticato; ma non è facile scorgere i rapporti della poetessa con altre del suo sesso. Alcune donne a Lesbo insegnavano a fanciulle poesia, canto, grazia nel diportarsi: l’affettuosa intimità di questo gineceo poteva essere interno sentimento d’amicizia 1, anche ammettendo una certa confusione d’affetti, non bene definiti tra i Greci.

L’ode attribuita ad Erinna sulla Fortezza o su Roma (?) non è nel Bergk, ma in altri. Non consta quando Erinna fiorì. Il Suida ed Eustazio la fanno amica di Saffo: il Bergk argomenta che avendo essa scritto in dorico, non in eolico, non dovette esser di Lesbo. Taziano parla d’una statua eretta ad Erinna, verso l’Olimpiade XCV (A. C. 339) da Naucyde, fiorito, secondo Plinio, verso l’Olimpiade CVII (A. C. 352). Questo intervallo di 47 anni dimostra che, se constasse l’erezione della statua in quel tempo, si hanno ad ammettere due poetesse d’uno stesso [p. 95 modifica]nome. Dicono Erinna morta a 18 anni. Le attribuiscono il poemetto la Conocchia ed epigrammi, non anticamente semplici, benchè belli.

Di Alceo di Mitilene, offro tradotto il meglio. Ei loda il vino, vincente il freddo d’inverno, buono d’estate, quando tutto ha sete pel caldo; invita a gioire per l’uccisione del tiranno Mirsilo; loda la fortezza, descrive una sala d’armi, si volge a Saffo per timido amore (in amores descendit. Quintiliano) Orazio, oltrechè nei luoghi da me indicati, lo imitò nell’inno a Mercurio. Nacque circa il 624 A. C. Saffo sembra stata più giovine, ma contemporanea di lui.

La parenia di Bacchilide, fiorito verso il 330 A. C. figlio della sorella di Simonide, ben descrive l’esaltazione data dal vino. Bello e breve è l’inno alla Pace. Un frammento di B. (p. 32, al mortal non esser nato) mostra l’eterno dolore umano, espresso anche da altri greci di questa raccolta, come Mimnermo ed Esopo, molto prima di Leopardi, del Byron, del De Musset ec. Ci pensino i critici sentimentali impressionisti moderni! E non era umano il dolore di Giobbe.

Aristotile (p. 32) descrive splendida vergine la Virtù, per cui si muore in Grecia, faticarono e morirono gli eroi, ed anche Ermia. Questi, di schiavo d’Eubolo d’Atarnèo in Eolide divenuto signore di quella città e d’altre vicine, [p. 96 modifica]tolte ai Persiani, cui fu terribile, preso da essi fu impiccato. Aristotile, stato ospite di lui, lo esalta al pari dei più grandi.

Dà principio ai canti e scolii Pittaco di Mitilene (606-570 A. C.); non tiranno di sua patria, ma arbitro, finchè nel 580 depose il potere. Fu valoroso e celebre come uno dei sette savi della Grecia. Benchè nemico di Alceo lo fece rimpatriare. Fra gli scolii quello di Callistrato è famoso, p. 36, perchè cantato nei banchetti: quello di Ibria (p. 40) mostra la superbìa dei Dori vincitori, quello di Arifrone (p. 41) è bello e semplice.

Di Archiloco nato tra il 720 e il 730 il Bergk riporta 199 frammenti. Io traduco i migliori e più espressivi di vario genere.

I 100 epigrammi sono di vario argomento, i più belli, specie quelli di Lucillio, di Callimaco, di Nicarco.

Di Teognide do tradotte poche sentenze, qual saggio. Il canto di Mimnermo per me non ha la languidezza che taluno ci vede: egli ama la vita colla giovinezza, l’amore, la forza: teme la vecchiezza ed a ragione: ci voleva Cicerone per lodarla, ma si è fatto l’elogio di tutto, anche della pazzia! Mimnermo n. verso il 622 a. C.

La poesia di Solone (p. 81) è famosa perchè [p. 97 modifica]con essa il poeta eccitò gli Ateniesi, a riconcquistare Salamina, benchè vi fosse pena di morte per chi proponesse il più volte e mal tentato concquisto di essa.

Ibico di Reggio, che fiorì verso il 528 A. C. fu celebre e passionato poeta d’amore. Visse con Anacreonte alla corte del voluttuoso Policrate tiranno di Samo. Il Bergk ne riporta 62 frammenti.

Alcmane di Sardi fiorì verso il 612 A. C. Scrisse poesie graziose da cantarsi da cori di fanciulle. Inventò il verso Alcmanio.

Focilide di Mileto è tutto sentenze, come Teognide. Sarebbe utile studiare su questi due la morale dei Greci. È un lavoro, che farò, se la sorte mi darà tempo e tranquillità nella agitata e nomade vita d’insegnante ginnasiale e liceale.

Le tre Pindariche sono state da me inserite per commodo degli studiosi soltanto. In altra edizione ne aggiungerò altre, tradotte col mio metodo quasi letterale, senza i ghirigori a fantasia dei nostri soliti traduttori.

Urbino, 1886.



FINE.

Note

  1. Ottofredo Müller, Welcker, (Saffo rivendicata. Gottinga 1816) Gaetano Trezza, Saggi critici ecc.