Piceno Annonario, ossia Gallia Senonia illustrata/Capitolo IX.

Capitolo IX.

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Capitolo VIII. Capitolo X.

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CAPITOLO IX.


Città di Suasa


Non solamente Plinio, ma anche Tolomeo ci assicura, che fuvvi una Città chiamata Suasa. Il vero nome de’ di lei: abitanti non fu Suareani, ne’ Suarani, come leggesi ne’ Codici, e nelle edizioni di tali autori, ma fu Suasani, come ci testificano le lapidi. Mirandosi i ruderi di questa Città, quasi tutti gli antiquarii convennero nel fissarla nel fiume Cesano, fuori di Leandro Alberti, e dell’Ortellio, che la presero per Urbino. Rimaneva [p. 107 modifica]dunque nella pianura di detto fiume lungi tredici miglia dal mare Adriatico, ed altrettante dalle radici del famoso Monte Catria1, da cui ha la sorgente il nominato fiume. La Città fu perfettamente quadra, e da un’angolo all’altro si contano circa ottocento passi geometrici, e le mura, che la circondavano, occupano lo spazio di tre miglia. Ma ne’ tempi più floridi occupava tutta la vasta pianura, ed era una grandissima Città, come ci dice la lapide, che in appresso riporterò. Il fiume rimaneva in mezzo, ed aveva tre ponti collocati in diversi siti, come ci dicono i fondamenti, che sono in mezzo al fiume. Si mirano i ruderi dell’Anfiteatro, che era perfettamente tondo, e molto vasto, e vicino ad esso quelli di un tempio, in cui furono trovate molte antichità dal Volpelli, e fra esse una statua di Giove di marmo pario. Presentemente il luogo, in cui sorgeva la Città, è chiamato Mirabello, e forma a Levante, ed a mezzo giorno una possessione del Principe Albani, e passato il fiume forma a Ponente, ed a tramontana una possessione de’ Sig. Conti della Genga, e del Sig. Ercolani. L’odierna Chiesa del SSmo Crocifisso rimane quasi nel mezzo del terreno occupato dalla distrutta Città. Molte furono le antichità quivi trovate, ma furono portate in Fano dai Conti di Monte Vecchio, e fra queste una statua di Ercole, ed in S. Leo, ed in S. Angelo in Vado da Ottaviano Volpelli, fuori delle Statue di Giove, e di Augusto, come ci narra il P. Cimarelli.2 Molte altre poi di Suasa, di Sentino, di Ostra, e di altre Città distrutte ora si trovano nella Villa Albani di Roma.

Prese il nome, o lo diede al fiume, che ora corrottamente chiamasi Cesano, e che chiamossi Suasano, co[p. 108 modifica]me, rilevasi da una Bolla del Papa Adriano I, la quale è riferita nel Tomo primo, degli Annali Camaldolesi sotto l’anno 782: suprascriptorum fundorum Fluvius, qui vocatur Suasanus, et aqua Albella. Nell’anonimo ravennate si trova tal fiume col nome di Suasnon. Metauron, Suasnon, e così lo appella il P. Beretta nella Tavola corografica dell’Italia. L’Amiani nella Storia di Fano3 riporta due Bolle, con cui si confermano le possidenze al Monastero di S. Paterniano di Fano. Nella prima, che è di Adriano IV in data dell’anno 1156 leggesi: et quod habetis in Curte S. Eleutherii in Suasano: nella seconda, che è di Alessandro III spedita nell’anno 1178 dicesi: totam curtem S. Eleutherii, et omnia, quae habetis in Monte Avii, et Suasano. Errarono dunque il Cluverio, Boudrand, Martiniere, Porcheron, che chiamarono questo fiume col nome di Sena. Il Cimarelli4 inclina a credere, che Suasa dopo la confusione di Babele fu edificata dà Giganti; perchè nelle vicinanze di essa furono trovati molti cadaveri di statura gigantesca. Da questi cadaveri io argomento, che i di lei fondatori furono i Siculi. Imperocchè questi secondo il mio sistema, che non piace ai Sig. Peruzzi, e Baluffi, furono di origine Cananea, e greca, come sarò per dire.

Nel palazzo di Castel Leone, che una volta era del Cardinal della Rovere, ed ora posseduto dal Sig. Cardinale Albani, come Abate commendatario di S. Lorenso in campo, leggesi la seguente


SVASA A PELASGIS HIC CONDITA: POSTEA
SENONVM CIVITAS NOBILISSIMA VT
AMPHITHEATRVM MARMOREAE STATVAE
INSCRIPTIONES ET NVMISMATA ADHVC
INTER EXTREMAS EIVS RELIQVIAS REPERTA
TESTANTVR
AB ALARICO FVNDITVS DELETA ET IAM
DIV ETIAM SOLI NOTITIA PENES HISTORI

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COS LABEFACTATA

IVLIO DE RVERE CARD. VRBINENS. AN
NVENTE AB OCTAVIO VVLPELLO A S.
ANGELO ET FILIIS QVASI EMORTVA AD

LVCEM RESTITVTA EST. ANNO D. M. DLXIV


Il Volpelli, che merita tutta la lode, per la premura, che si prese, erra col dire hic condita, mentre le rovine non rimangono a Castel Leone, ma sotto di esso, e nella pianura. Nè fu edificata da’ Pelasgi, non già perchè questi non mai occuparono l’Agro gallico, come pretende il Colucci, ma perchè Dionisio di Alicarnasso ci assicura, che dopo la partenza de’ Pelasgi dall’Italia tutte le Città fondate da essi rimasero rovinate fuori di Crotone nell’Umbria. Ecco le di lui parole5: „rimasero le altre terre de’ Pelasgi tutte rovinate. Ma Crotone conservatasi lungamente nella prima forma, non ha molto, che il nome, e gli abitatori mutò, ed è al presente colonia de’ Romani, e Cortona ha nome„ I Pelasgi secondo Marsilio Lesbio6 dopo aver fatta guerra ai Siculi, ed agli Umbri furono afflitti da molti mali. Ricorsero essi agli Dei, e questi risposero, che perciò eran puniti, perchè non avevano adempite le promesse, che loro fecero. Strana ad essi sembrò tale risposta, perchè puntualmente avevano pagate le decime. Ma un vecchio soggiunse, che gli Dei avevan ragione, perchè non avevano mai pagata la decima de’ loro figliuoli. I Pelasgi si turbarono, e non credendolo consultarono gli auguri. Questi confermarono i detti del vecchio, e quindi nacque una sedizione sul modo di decimare. La moltitudine ebbe per sospetti i loro Magistrati, i quali facevano la decima senza alcuna modestia, e molti separamenti, come se fossero stati agitati dalle furie. Finalmente presero il partito di andar via dall’Italia, e molti luoghi perciò rimasero deserti. Io pure sarei fuggito con essi [p. 110 modifica]per timore di essere decimato. Ecco a quali angustie adduce la falsa religiose. Non fu dunque Suasa edificata ne da’ Giganti, nè dà Pelasgi, ma dà Siculi, come sarò per dire. Neppure fu distrutta da Alarico Re de’ Goti come asserisce il Volpelli, e come credono il Colucci, ed il Tondini, che riportano per autorità un pezzo della Cronaca di Sinigaglia dell’arciprete Gianfrancesco Ferrari, nè da tal Re furono distrutte Ostra, Pitulo, ed altre Città, come essi credono. Anzi Alarico costituì Suasa per Madre, e capo luogo delle circonvicine Città, come ci testifica la lapide, che riporterò in appresso, la quale fu trascurata da’ nominati scrittori, forse perchè non seppero leggerla, e questa getta a terra i sentimenti di tutti coloro, che scrissesero le storie sì generali, che particolari delle Città distrutte della gallia togata.

Le colonne bellissime della Badia del Castello di S. Lorenzo in Campo, che è vicino a Suasa, furono tolte co’ loro capitelli, e piedestalli di marmo dalle rovine di questa Città. La strada da Piro Filumeno, che rimaneva nel littorale, conduceva a Suasa, e poscia a Sentino, e questa fece Narsete quando distrusse Totila, ed errò il Le Beau, il quale così dice7 „essendo Narsete arrivato a Fano, lasciò sulla sinistra Fossombrone, e le montagne del Furlo, e rientrò nella via Flaminia vicino al luogo, dove è al presente il borgo di Aqualagna„ Procopio non dice così. Ecco le di lui parole secondo la traduzione del P. Maltreto: ommissaque via Flaminia ad loevam tendit. Cum enim Petra pertusa, ut vocant, locus natura munitissimus ab hoste primum teneretur, via Flaminia Romanis plane occlusa erat. Quare Narses relicto breviore itinere, id, quo transitus patebat, ingressus est. Vengo alle lapidi riportate dal Muratori, dal Cimarelli, dal Colucci, e dal Tondini. Sono pero molto scorrette, ed io non potei emendarle, perchè non le trovai in Suasa, e furono portate via [p. 111 modifica]

IMP. CAES. AELIO HADRIANO
CONS. IIII P. P COLLEG.
CENTONAR. SVASANORVM
LVC. BARBVLEIVS
MATVTINVS XX VIR
-------------------
D. M.
M. GAVIO M. F. SVAVISSIMO
VI. VIR. SVASAE VIXIT
ANNOS XIII DIES XXVII
M. GAVIVS VINEI
CAVIA IANVARII FILIO
PIENTISSIMO


Dalle seguenti si ricava, che era Municipio, che apparteneva alla Tribù Lemonia, che aveva i suoi Magistrati, e tutto ciò, che era proprio, e comune alle altre città. La prima è riportata dal Muratori8: la seconda dal Colucci.9

AN. SATR. . . . . .
LEM. SAR. . . . . .
X VIR. STILIT. IVD.
TRIB. LEG. XXV
Q. VRB. Q. PROV.
TRIB. PL. PR. DE
PATRONO MVN.
------------
D. M. S.
C. AVIDIO. C. F.
FLACCO . NEFVI
DIANO II VIR. QQ
AVGVR SVASAE
PATRE PIENTISSIMO
ET. IV . . . . . .
. . . . . . . .
. . . . . . . .

[p. 112 modifica]Ebbe Suasa le Terme, come ci testificano i condotti di piombo, entro cui correvano le acque de’ monti vicini, e la presente lapide riportata dal Cimarelli.

L. OCTAVIO. L. F. CAM
RVFO. TRIB. MIL. LEG. IIII
SCYTHICAE PRAEF. FABR. BIS
DVOVIRO QVINQ. EX
S. C. ET D. D. AVGVRI EX
D. D. CREATO . QVI
LAVATIONEM GRATVITAM
MVNC.


La prima delle seguenti è parimenti riportata dal Cimarelli, e la seconda dal Tondini10


CVRTILIAE C. F. PRISCILLAE
SACERDOTI
DIVAE AVGVSTAE
ORDO VI VIRALIS
--------------
D. M.
SATVRNINA
THEONIVS
PARDVS
CONIVGI
BENEMER.


Il Muratori11 riporta la seguente, che appartiene a’ Secoli cristiani, e che è assai pregevole, perchè ci ricorda alcune cariche, che nel quarto secolo correvano. Eccola

M. VALERIO FLORENTIO ACTV
ARIO COMITVM IMP. EXCEPTORE
PRAEF. PRAET. MILITAVIT. ANN. II
MENS. VI. VIXIT ANN XXI. M. II, D. VI. ET

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M. VALERIO HERODIO OPTIONI VEX
XIL. SVPRASS. EX EXCEPTORE PRAEFE
PRAET. EE. MM. VV. MILITAVIT ANN. II.
MENS. VI. VIXIT ANN XX. DIES XII
HELIODORVS PATER ET TATIANA MA
TER FILIIS DVLGISSIMIS IN PACE
FECERVNT EVTROPIORVM


Il detto Muratori fece a questa una lunga nota, che riporto. Non longe a Castello S. Viti fuit antiqua Civitas Suasa, ad quam propterea lapis pertinere videtur, simulque ad saeculum Christi quartum: nam duobus fratribus christianis positus fuit: eoque saeculo invaluerunt dignitates his memoratae. De Comitibus, qui Imperatori in expeditione, atque etiam domi assidebant nota sunt omnia. Istis suus erat Actuarius (Italice Notajo) qui eorum acta scribebat. Habes heic quoque. Exceptorem Proefecti Praetorio, qui videlicet excipiebat, et notis consignabat quaecumque negotia, ac decreta ad eumdem Praefectum pertinentia. Herodius dicitur Optio Vexillationum suprascriptarum. Sed quae nam istae? Nempe earum, quae in Notitia Imperii appellantur Comitatenses, et Palatinae, quas praefectus Praetorio, et comites moderabantur. In septima linea EE. MM. VV. interpretor egregiorum militum Urbanorum. Scilicet non secus urbani milites, quam Praetoriani suberant Praefecto Praetorii. Verum Herodius exceptor fuit ejusdem Praefecti, tantummodo in cura militum urbanorum.

Passo ora a riportare la seguente, che è scritta con caratteri greci, e gotici mischiati insieme, ed è rara, e nobilissima. Rimane nella facciata della Chiesa del SS. Crocifisso situata quasi nel mezzo dell’antica Suasa. Non comprendo il motivo, per cui non fu riportata dal Cimarelli, dal Colucci, e dal Tondini. Le parole sono latine. Questa contiene in succinto la storia di Suasa, mentre ci fa sapere, che fu fondata da’ Greci: che prima del quinto secolo dell’era Cristiana era più larga, ed occupava tutta la pianura: che dopo aver Alarico Re de’ [p. 114 modifica]Goti proccurato distruggerla la costituì Capo luogo, o Madre di tutte le Città circonvicine. Smentisce la lapide del Volpelli, che di sopra riportai, ha sale epigrammatico, e fa il carattere di Alarico, che assediò due volte Roma, e fu sempre modesto nell’ingiusta vittoria.


ΤΑΝΤΙ ΚΒΕΜ ΗΚΚΕΡΝΙΣ ΑΙΚΒΡΙΣ ΚΙΡΚΒΙΤΒΜ ΤΕΣΙ

ΣΒΑΣΑ

ΓΡΑΙΚΟΡΒΜ ΝΑΤΑ ΛΑΒΩΡΒΜ

ΜΕ

ΑΛΑΡΗΚΒΣ ΙΜΠΙΒΣ ΠΕΡΔΕΡΕ ΚΩΝΑΝΣ

ΤΟΤ ΑΔΙΑΚΕΝΤΙΒΜ ΟΠΠΚΔΩΡΒΜ ΜΑΤΡΕΜ

ΚΡΕΑΒΙΤ

ΤΩ ΘΕΩ ΔΟΞΙΑ
G. C.

cioè


Tanti quem hic cernis aequoris circuitum texi

SVASA

Graecorum nata laborum
me
Alaricus impius perdere conans
Tot adjacentium oppidorum matrem
creavit
Deo gloria
gloria Christo

Queste due ultime lettere, cioè G. C. sono più piccole, e di più recente data. Mi è ignoto come perì Suasa, e varii paesi riconoscono l’origine dalle sue rovine. I più vicini sono Castel Leone a mezzo giorno, e S. Lorenzo in Campo a Ponente. Sono Nidastore, Loretello, Mondavio, e Corinaldo, che rimane lungi da Suasa sei miglia a Levante. Il di lei territorio confinava con quello di Foro Sempronio a tramontana, con quello di Ostra a levante, con quello di Alba a ponente, con quello di Pitulo a mezzogiorno. Io stimo, che la parola Suasa sia la traduzione in latino de’ nomi di Pitulo e di Pitino. Imperocchè Pitulo, e Pitino traggono [p. 115 modifica]l'origine dalla parola Pitho, che fa creduta dagli antichi la Dea dell’eloquenza. Questa fu chiamata da Ennio Suada, e da Orazio Suadela, cioè Dea della persuasione, e suasus, o suasio in latino significa persuasione.

Note

  1. Il Dante (Parad. c. 21.) così descrive questo monte
    Tra due lidi d’Italia sorgon sassi,
    E non molto distanti alla tua Patria
    Tanto, che e tuoni assai sonan, piu bassi.
    E fanno un gibbo, che si chiama Catria,
    Di sott’al quale è consacrato un’Ermo
    Che vuol’essere disposto a sola latria.
  2. p. 161.
  3. p. X. e p. XIII.
  4. p. 175.
  5. Lib. 1.
  6. Apud Dionis lib. 1.
  7. Tom. 19. p. 188
  8. P. DCLXXII, n. 5.
  9. Antic. Pic. T. 12. p. 190.
  10. Antic. Pic. T. 7. p. 2. r. 56
  11. p. DCCC LXIV. n. 3.