Piceno Annonario, ossia Gallia Senonia illustrata/Capitolo X.
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CAPITOLO X.
Città di Ostra
Che nel Piceno Annonario siavi stata una Città chiamata Ostra, ce ne assicurano tre autori classici, cioè Plinio, Tolomeo, e Frontino. Nel libro più volte citato de coloniis leggonsi le seguenti parole: Ostrensis ager ea lege continetur, qua et ager Camerinus. Ecco la divisione dell’Agro Camerinese. Camerinus iter populo non debetur. Ager ejus limitibus marittimis, et gallicis continetur. Finitur sicut ager Fanestris Fortunae. Il vero nome fu Ostra, come leggesi nel decreto de’ Centonarii, che riporterò in appresso, e se dalle parole di Frontino si rileva, che tal Città fu Colonia dal detto decreto raccoglesi, che fu anche Municipio. Non fu fondata, da’ Giganti, come pretende il Cimarelli1, argomentandolo da’ cadaveri di smisurata grandezza, che quì furono trovati, ma dà Siculi, che fondarono Suasa. Il nome di Ostra deriva da Ostrea, ch’è voce greca, ed anco latina, che in italiano significa, Ostrica, chiocciola, nicchio, e forse fu così denominata, perchè il sito, ove sorgeva, aveva la figura di conchiglia. Il Cluverio la colloca in Corinaldo, il Cellario sotto Suasa verso il fiume Misa, o nella di lui ripa, ove secondo l’Olstenio si osservano i ruderi: il Cimarelli tra i territorii di Monte Alboddo, e di Monte Nuovo, e precisamente sopra le rive del Misa, e riporta, ed enumera le antichità ivi trovate. Fu dunque nelle sponde del Misa, il qual fiume più sopra verso gli Appennini bagnava la Città di Pitulo, come dissi, fu dalla parte di Montenuovo, e nel territorio di questa terra in distanza di circa due miglia da essa in una vasta pianura. Era lontana circa le dieci miglia dal mare, e circa le sei da Montalboddo. Quivi si osservano avanzi di mura, ed i terreni sono ripieni di frammenti, e rottami di fabbriche. Il Cimarelli, ed il Brunacci riportano le antichità quivi trovate.
La polizia del governo di questa Città fu come quella delle altre città picene, e lo rileviamo dalle lapidi. In Montenuovo presso la casa Verdini rimane la seguente.
BALNEVM REIP. VETVSTATE COLLAP |
Il Colucci2 riporta la seguente
Q. PRAECIO. Q. F. POL. PROCVLO |
Un’elegante iscrizione, che conservasi in Montalboddo riferita dal Doni3, dal Muratori4, e dal Morcelli5 ci ricorda un legato, che fu lasciato a favore di una scuola de’ Fabbri, che era in Ostra. Orfio Ermete ordinò à suoi Eredi, che pagassero sei mila sesterzi, che impiegar si dovevano per ornarla, ed il Morcelli nota, che Orfia Priscilla pagò il legato, e non l’usura per averlo soddisfatto più tardi, perchè secondo Modestino6 non è equità, che si paghi l’usura pel ritardo della consegna di una casa donata
ORFIA C.F. PRISCILLA HS. VI. M. COLL. F.
QVAE ORFIVS HERMES AVVS EIVS
IN MEMORIAM ORFI SEVERI FILII SVI
AD EXORNANDAM SCHOLAM
POLLICITVS ERAT DEDIT
Il Muratori7 riporta il seguente decreto di bronzo fatto dal Collegio de’ Centonarii di Ostra, che esiste nel Museo del fu Cardinale Alessandro Albani, in cui, come dissi, rimangono altri due decreti trovati in Sentino, ed altre cose, che esistevano nelle Città, che ho descritte. I Collegii di Sentino scelsero per Protettore Correzio Fusco Decurione della loro Città, ed il Collegio de’ Centonarii di Ostra elesse per suo protettore Correzio Vittorino nell’anno stesso di Cristo 260. Il Muratori attesi i grandi errori di grammatica si stupisce della decadenza, in cui trovavasi la lingua latina in tale anno. Io poi non mi stupisco, perchè la lapide di Suasa fatta dopo, Alarico, è elegante. Ammiro piuttosto, come dissi quando parlai di Sentino, la superbia de’ Centonarii, i quali essendo artefici, e non avendo atteso agli studii ebbero la temerità di stendere essi il decreto, e di farlo incidere senza farlo emendare da persone perite. Ma riporto il decreto
P. CORNELIO SECVLARE II ET C. IVNIO DONA
TO II COS. IIII NON. DEC.
OSTRE IN MVNICIPIO COLL. CENTON. CVM SCHOLA SVA FREQVEN |
QVANTO AMORE QVANTAQVE MVNIFICENTIA M. NN CARETVS VIBI |
Per intelligenza di questo Decreto può osservarsi quello, che dissi a carte 35. Indagherò in appresso da chi fu distrutta e se ebbe la Cattedra Vescovile. Per ora mi basta dire, che la Terra di Monte Nuovo, che è lungi due miglia dal sito, ove fu Ostra, trasse l’origine dalle di lei rovine, e che lo stesso può credersi della Terra di Monte Alboddo, che rimane lontana circa le miglia cinque dal luogo, ove esistono le rovine.