Piccola morale/Parte terza/VI. Misantropia ed egoismo

Parte terza - VI. Misantropia ed egoismo.

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VI.

MISANTROPIA ED EGOISMO.

Veggo tanto spesso scambiarsi per egoista il misantropo, e questo per quello, ch’egli mi è venuto pensiero di definire del mio meglio che cosa sia l’uno e che l’altro; indagando, oltre a [p. 167 modifica]ciò, se ci fossero cagioni, e di che sorta, a questo scambio tanto frequente. Il misantropo, più che altro, risveglia la compassione, e chi non vorrà compassionare chi trema d’ognuno che non sia lui? L’egoista ti suscita la nausea, il ribrezzo, come quegli che se ne sta sopra pensiero zufolando, o pigliando tabacco, mentre il mondo minaccia d’andarne sossopra. Già s’intende, ch’egli si crede al sicuro.

Ma volendo notare una qualche particolarità, e prendere, come suol dirsi, la cosa pel proprio verso, parmi che si abbia a cominciare dall’avvertire che il misantropo contrae le facoltà utili, l’egoista dilata le nocenti, di che potrebbe conchiudersi la misantropia essere passiva, l’egoismo all’incontro essere attivo. Un po’ di emblema della misantropia mi sembra d’intravedere nella sensitiva, che, tocca leggerissimamente, si arriccia tutta e ripiega in sè stessa; un po’ di emblema dell’egoismo nel ragno, che filando e distendendo le reti, se ne sta nel suo buco a spiare l’arrivo dell’insetto che deve rimanersene accalappiato. Gli uomini non possono nascere misantropi; bensi nascono, pur troppo! alle volte egoisti. La misantropia è conseguente a langhe e dolorose esperienze, e se ne va preso chi aveva sortito un’indole molto confidente e amorevole, l’egoismo all’opposto è disposizione che portiamo con noi dalla nascita (prendiamo la frase discretamente), ċ dessa innestata nel[p. 168 modifica]l’esser nostro, e non ha bisogno di tempo e di concorso di circostanze a manifestarsi. Ragazzi misantropi non ne ho mai veduti, ne ho veduti bensì di egoisti.

Non dirò che quella che siamo soliti di vedere negli uomini studiosi e di molto ingegno sia sempre vera misantropia, quantunque volte ne imiti l’aspetto; ma s’egli è pur vero che molti fra gli uomini d’ingegno e gli studiosi pendano al misantropo, la cagione non sarebbe gran fatto malagevole a ritrovarsi. Lo studio previene assai spesso l’opera dell’esperienza, e conversando co’trapassati facciamo più corto il viaggio necessario a conoscere la specie umana col semplice consorzio de’ presenti. Ma la malinconia, indivisibile compagna del misantropo, in questo caso è più dolce, dacchè non ha sotto gli occhi, né teme di scontrarsi con quelli che le insegnarono a disamare la propria specie. Quando fra l’oggetto del nostro disgusto e noi si sta di mezzo la sepoltura, la nostra passione assume sempre un carattere più nobile e verecondo. Troppe sono le lezioni che ci vengono dalla morte! E al passare che fanno le nostre inimicizie traverso la tomba, trovano tanto gelo da rimanerne scemate del soverchio calore.

L’egoista non fugge il consorzio degli uomini, vive anzi frammezzo a loro, e fa di essi il suo trastullo. Laddove il misantropo fugge per non rimanere offeso, quest’altro si getta in mezzo la [p. 169 modifica]calca con intendimento e speranza d’offendere. L’egoismo può vestire infinite sembianze, può cambiar colore a suo senno. Ci son fino egoisti amorosi, ciò che sembrerebbe impossibile ad essere immaginato. L’egoismo è il fondamento a molti altri vizii, di cui si serve come di complici a contentare il suo malvagio appetito. Appetisce gli onori? Può essere prodigo; purchè la prodigalità gli sia scala a salire. Appetisce il piacere? Può essere modesto; purchè le umiliazioni possano metterlo innanzi su quella strada di fiori per la quale desidera d’inviarsi. Mentre insanguina la riputazione di uno dei proprii fratelli che gli attraversano il cammino, può far getto del proprio danaro a soccorrere un altro indigente, prostrato dai disagi per modo, che certo non lascia luogo a sospettare che sia per sorgere e mettersi in concorrenza con esso.

Otre la facilità che hanno gli uomini di scambiare una per l’altra due cose che si presentino loro con poche differenze nell’esteriorità, possiamo trovare un qualche altro motivo, questo errore particolare in cui cade chi chiama misantropia l’egoismo o il contrario. Misantropia ha qualche cosa di meno offendente agli orecchi, e però non par vero all’egoismo di poterne affettare l’apparenza. Come s’è detto a principio, la misantropia è indizio d’una qualche parte della vita passata nel confidente consorzio dei proprii simili, e quindi, come cosa in certa [p. 170 modifica]qual maniera assennata, ottiene dagli uomini, se non forse il rispetto, la compassione. L’egoista al contrario, senza esperienze anteriori, ne viene volontario a questo pessimo ufficio di comperare l’utilità a prezzo dell’altrui nocumento, e quindi come quintessenza genuina di vizio inspira ribrezzo ed esecrazione. Dal misantropo possono trarsi talvolta alcuni vantaggi; non so quali possono essere cagionati dall’egoista, quando non fosse quella muta ma molto efficace lezione che ci ha sempre nel vizio, chi voglia badarci.