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ciò, se ci fossero cagioni, e di che sorta, a questo scambio tanto frequente. Il misantropo, più che altro, risveglia la compassione, e chi non vorrà compassionare chi trema d’ognuno che non sia lui? L’egoista ti suscita la nausea, il ribrezzo, come quegli che se ne sta sopra pensiero zufolando, o pigliando tabacco, mentre il mondo minaccia d’andarne sossopra. Già s’intende, ch’egli si crede al sicuro.

Ma volendo notare una qualche particolarità, e prendere, come suol dirsi, la cosa pel proprio verso, parmi che si abbia a cominciare dall’avvertire che il misantropo contrae le facoltà utili, l’egoista dilata le nocenti, di che potrebbe conchiudersi la misantropia essere passiva, l’egoismo all’incontro essere attivo. Un po’ di emblema della misantropia mi sembra d’intravedere nella sensitiva, che, tocca leggerissimamente, si arriccia tutta e ripiega in sè stessa; un po’ di emblema dell’egoismo nel ragno, che filando e distendendo le reti, se ne sta nel suo buco a spiare l’arrivo dell’insetto che deve rimanersene accalappiato. Gli uomini non possono nascere misantropi; bensi nascono, pur troppo! alle volte egoisti. La misantropia è conseguente a langhe e dolorose esperienze, e se ne va preso chi aveva sortito un’indole molto confidente e amorevole, l’egoismo all’opposto è disposizione che portiamo con noi dalla nascita (prendiamo la frase discretamente), ċ dessa innestata nel-