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calca con intendimento e speranza d’offendere. L’egoismo può vestire infinite sembianze, può cambiar colore a suo senno. Ci son fino egoisti amorosi, ciò che sembrerebbe impossibile ad essere immaginato. L’egoismo è il fondamento a molti altri vizii, di cui si serve come di complici a contentare il suo malvagio appetito. Appetisce gli onori? Può essere prodigo; purchè la prodigalità gli sia scala a salire. Appetisce il piacere? Può essere modesto; purchè le umiliazioni possano metterlo innanzi su quella strada di fiori per la quale desidera d’inviarsi. Mentre insanguina la riputazione di uno dei proprii fratelli che gli attraversano il cammino, può far getto del proprio danaro a soccorrere un altro indigente, prostrato dai disagi per modo, che certo non lascia luogo a sospettare che sia per sorgere e mettersi in concorrenza con esso.

Otre la facilità che hanno gli uomini di scambiare una per l’altra due cose che si presentino loro con poche differenze nell’esteriorità, possiamo trovare un qualche altro motivo, questo errore particolare in cui cade chi chiama misantropia l’egoismo o il contrario. Misantropia ha qualche cosa di meno offendente agli orecchi, e però non par vero all’egoismo di poterne affettare l’apparenza. Come s’è detto a principio, la misantropia è indizio d’una qualche parte della vita passata nel confidente consorzio dei proprii simili, e quindi, come cosa in certa