Per lo spiritismo/XXVI
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Finora abbiamo esaminate ad una ad una le singole prove che ci dà l’intelligenza occulta per dimostrarci che essa non è il medio, bensì lo spirito di un defunto. Ed abbiamo visto che l’ipotesi che si debbano invece attribuire soltanto alla forza psichica dell’incosciente del medio la rivelazione di notizie intorno al defunto che il medio non ha conosciuto, la riproduzione della scrittura propria del defunto, la scrittura diretta e l’apparizione di un defunto fotografabile, è veramente in certi casi un tentativo temerario per negare l’immortalità dell’anima senza negare i fatti.
Ora voglio brevemente far notare che questo tentativo diventa in certi casi, più che temerario, disperato addirittura. E questi casi sono specialmente due.
Il primo è quello in cui si hanno più prove simultaneamente, e sopratutto quando si hanno simultaneamente prove intellettuali e prove fisiche della identità del defunto. Uno degli esempi più convincenti, sia per la molteplicità delle prove, sia per la sua autenticità, è quello molto noto, che l’Aksàkow rammenta sulla fine del suo libro. Quando si ha solo una comunicazione in cui si riconosce lo stile del defunto, o solo un fantasma come quello famoso di Katie King, che nessuno conosceva, si può dubitare; ma mi par difficile dubitare di Estella, la moglie di Livermoore. Era questi un banchiere notissimo a Nuova-York, affatto scettico prima di cominciare gli esperimenti. Ma ebbe la fortuna di poter fare gli esperimenti col celebre medio Katic Fox, per più di trecento sedute, in cinque anni. Dopo la 43ª si presentò, e poi tornò molte volte, il fantasma di Estella, moglie defunta di Livermoore. Mentre egli teneva le mani del medio, il fantasma intero di Estella era visibile, anche alla luce; questo fantasma intero, o solo il busto, si sviluppava da una sfera luminosa davanti ai due o tre astanti, e restava visibile anche per più di un’ora; lo specchio lo rifletteva. Estella invisibile fu fotografata e il ritratto fu riconosciuto dagli amici. Il fantasma tangibile di Estella permise di tagliare un pezzo della sua veste, che pareva materiale, ma presto divenne invisibile; lo stesso accadeva dei fiori che portava. Ma il più importante è che, mentre Livermoore teneva il medio per le mani, questo fantasma scriveva spesso, anche su carta portata di fuori, anche visibilmente, anche in francese (che il medio non sapeva) e colla sua propria scrittura1. Ecco, io capisco che quando si raccontano di queste cose, quelli che non conoscono la letteratura spiritista e non hanno fatto esperimenti colla Eusapia Palladino, vi ridano in faccia come quel negro a cui volevano dar ad intendere che in Europa c’è dell’acqua solida; capisco che una pia vecchierella si faccia il segno della santa croce; ma non capisco che gli scienziati (e non solo quelli che possiedono solo la scienza altrui, e di quarta mano, ma quelli che sono agli avamposti della scienza), vogliano spiegar queste cose solo colla chiaroveggenza e la forza psichica del medio, ostinandosi contro la testimonianza di Estella che dice sono io e del medio che dice non sono io.
L’altro caso decisivo è quello in cui si ha, oltre la concordanza di differenti prove, la concordanza di differenti medii. Così nei Saggi di medianità ipnotica pubbliblicati dal Rossi-Pagnoni leggiamo che una giovane, magnetizzata dal dottor Moroni per ragione di salute, un giorno diede una prova, non aspettata e non domandata, di medianità veggente, dicendo di vedere e riconoscere lo spirito che nella stanza attigua era consultato da un medio col tavolino; subito si verificò che il nome da essa dato era lo stesso che aveva dato il tavolino. Qui, per negare la realtà dello spirito, bisogna supporre che gli incoscienti dei due medii si siano messi d’accordo a distanza.
Lo stesso si dica pel caso raccontato ultimamente dal Gabbrielli, (Ipnotismo e spiritismo, conferenza tenuta a Bari, 1892), che garantisce sul suo onore la verità dei fatti, ed ha per medio una sorella di tredici anni: - Nel 1869 un amico di Genova mi dirige a Firenze un certo Achille Perusini di Battaglia nel Veneto, perchè io gli serva di guida per visitare la città. Egli viene, si trattiene tre giorni a Firenze e io adempio come posso alla parte di Cicerone. - Circa due mesi dopo questa circostanza, mia moglie era per farmi il regalo di un terzo figlio. Impiegato con 1500 lire all’anno di stipendio, non sapevo a qual santo votarmi per superare quella crisi. Chiesi consiglio ed aiuto al mondo invisibile. Mi si rispose: «Scrivi a Perusini e pregalo di tenerti a battesimo la figlia che ti nascerà.» Era un assurdo, almeno tale ritenni l’oracolo, inquantochè la relazione superficiale fatta con quel signore nel poco tempo che si trattenne a Firenze, non mi autorizzava ad importunarlo per fargli sostenere una parte che non sempre torna troppo gradita. Ripetei la prova e per più sere consecutive ebbi la medesima risposta. Che fare? Con una certa titubanza, ve lo confesso, scrissi al Perusini ed egli accettò il poco piacevole incarico. Al momento opportuno egli venne espressamente a Firenze e prima di ripartire, fra le altre cose, consegnò a mia moglie una scatola di confetti. Due giorni dopo offrendone qualcuno ad una conoscente, trovai tra quelli un involto con 25 monete d’oro! Nelle condizioni in cui mi trovavo era una fortuna per me; ma per un certo sentimento di amor proprio, non potei trattenermi dall’esprimere in una lettera il dispiacere provato per quel fatto. Il Perusini si scusò facendomi una confidenza di grandissimo valore per me. Egli si dichiarava credente nello spiritismo, dicendomi che non appena ebbe ricevuta la mia lettera, prima di accettare l’incarico che volevo dargli, domandò consiglio agli spiriti. Gli risposero di accettare, consigliandolo ad approfittare della circostanza, per porgermi un aiuto finanziario. Questa è la verità e, notate bene, io ignorava completamente che egli fosse spiritista come me.
Esempj analoghi si trovano nelle collezioni spiritiche. Ma il più bello ch’io conosca, sebbene io non possa certamente star garante della sua autenticità, è quello raccontato dal Wallace, che citerò malgrado la sua lunghezza: «Un autre cas est aussi une preuve claire et frappante; c’est celui d’un ami de Washington, officier de l’armée des Ètats-Unis. Il étudiait le Spiritisme de puis environ trente ans; il avait eu de fréquentes communications de sa fille morte depuis des années. Une fois il en eut une, sous la forme réelle et visible d’une belle jeune dame qu’il ne connaissait pas et qui prétendait s’appeler Nelly Morrison, l’amie de sa fille. Le jour suivant, sa fille vint et il lui demanda qui était cette Nelly Morrison; elle répondit à son père que c’était son amie, la fille d’un officier dont elle donna le rang, avec divers détails sur lui; elle ajouta qu’il était mort à Philadelphie. Mon ami fit alors des recherches et s’assura qu’en effet il y avait eu un officier de ce nom mort à l’époque indiquée. - Il se dit alors qu’il aimerait avoir encore plus de renseignements, et, quand l’un de ces esprits revint, il lui demanda de nouvelles indications. Il lui fut répondu que cette jeune femme était morte aussi à Philadelphie; on lui désigna la maison dans laquelle elle était morte, son âge et l’adresse de sa belle-mère avec qui elle avait vécu pendant plusieurs années. Mon ami alla à Philadelphie, se rendit d’abord à l’endroi où elle avait dit être morte, trouva le renseignement parfaitement correct, puis il alla chez la belle-mère et trova exact tout ce qui la concernait. - Une autre fois, la figure apparut encore. Elle avait une admirable chevelure dorée; il lui demanda s’il pourrait en couper une boucle; cela lui fut accordé; il a encore cette boucle et me l’a montrée. Il retourna alors chez la belle-mère pour lui montrer simplement ces cheveux, d’une couleur très remarquable; elle dit aussitôt: «Mais ce sont les cheveux de Nelly!» - Il eut encore une autre preuve. Quand sa fille lui apparut, elle lui parla de la jeune femme en l’appelant Ella. Il demanda si c’était bien le vrai nom, et elle lui répondit que oui, mais qu’on avait l’habitude de l’appeler Nelly. Il écrivit à la belle-mère pour lui demander si sa belle fille s’appelait Ella, et la chose lui fut conflrmée». - Raccomando di star attenti alla conclusione che metterò in corsivo: «Ce qui rend cette série de preuves tout à fait merveilleuse et complète, c’est qu’elles furent obtenues non par un seul médium, mais par quatre médiums, à différentes époques et dans trois villes différentes. Il y a là un entassement d’évidences, les unes sur les autres, qu’il me semble impossible d’expliquer autrement que par de véritables manifestations d’esprits». Anche qui capisco che uno scienziato crolli il capo, in segno di dubbio; capisco che uno, non dico ignorante, ma che non ha studiato, dia anche segno di compassione o disprezzo. Ma non credo che uno creda a simili fatti e li attribuisca alla chiaroveggenza ed alla forza psichica dell’incosciente del medio. Questo non si potrebbe più persuadere che ammazzandolo; tanto, probabilmente non resterebbe morto davvero, ma soltanto un pò mortificato della sua cocciutaggine.
Note
- ↑ Dale Owen, nella trad. tedesca Das streitige Land, I, 262-286 — Aksákow 668-670, 748-751.