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[p. 438 modifica] essere. Dunque le nostre facoltà di conoscere e di amare sono essenzialmente ed effettivamente limitate come la facoltà di agire fisicamente, perché non sono capaci né di cognizione né di amore infinito né in numero né in misura, come non siamo capaci di azione infinita fisica; e se noi avessimo delle facoltà precisamente infinite la nostra essenza si confonderebbe con quella di Dio. Dunque il nostro desiderio infinito di conoscere, cioè concepire, e di amare non può esser mai soddisfatto dalla realtà, ossia da questo, che la nostra facoltà di conoscere e di amare possieda realmente un oggetto infinito, in quanto è infinito e in quanto si possa mai possedere (altrimenti la possessione non sarebbe infinita): ma solamente può esser soddisfatto dalle illusioni (o false concezioni, o false persuasioni di conoscenza e di amore e di possesso e godimento) e dalle distrazioni ovvero occupazioni, (vedi p. 168, 172-173, 175 ivi, fine - 176, principio) due grandi istrumenti adoperati dalla natura per la nostra felicità (8 dicembre 1820).


[p. 439 modifica]*   L’immaginarsi di essere il primo ente della natura e che il mondo sia fatto per noi è una conseguenza naturale dell’amor proprio necessariamente coesistente con noi e necessariamente illimitato. Onde è naturale che ciascuna specie d’animali s’immagini, se non chiaramente, certo confusamente e fondamentalmente la stessa cosa. Questo accade nelle specie o generi rispetto agli altri generi o specie. Ma proporzionatamente lo vediamo accadere anche negl’individui, riguardo, non solo alle altre specie o generi, ma agli altri individui della medesima specie.