<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/175&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712191551</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/175&oldid=-20130712191551
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 175 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 281modifica]dalla uniformità di una cosa non penosa, né dispiacevole per sua natura, e ditemi per che motivo quest’uomo deve soffrire. E pur vediamo che soffre, e si dispera, e preferirebbe qualunque travaglio a quello stato: anzi è famosa la risposta affermativa data dai medici consultati dal duca di Brancas, se la noia potesse uccidere: LadyMorganFrance l.8. notes). Non per altro se non per un desiderio ingenito e compagno inseparabile dell’esistenza, che in quel tempo non è soddisfatto, non ingannato, non mitigato, non addormentato. E la natura è certo che ha provveduto in tutti i modi contro questo male, all’orrore e ripugnanza del quale nell’uomo si può paragonare quell’orrore del vuoto che gli antichi fisici supponevano nella natura per ispiegare alcuni effetti naturali. Ha provveduto col dare all’uomo molti bisogni, e nella soddisfazione del bisogno, come della fame e della sete, freddo, caldo ec., porre il piacere, quindi col volerlo occupato; colla gran varietà, colla immaginazione che l’occupa anche del nulla, ed anche col timore (il quale sebbene è un effetto naturale e spontaneo anch’esso dell’amor proprio, tuttavia bisogna considerare il sistema della natura in genere, e la mirabile armonia e corrispondenza di diversi effetti a questo o quello scopo), coi pericoli i quali affezionano maggiormente alla vita e sciolgono la noia, colle turbazioni degli elementi, coi dolori e coi mali istessi, perché è piú dolce il guarir dai mali che il vivere senza mali; e con tali altri disastri, che si considerano come mali e quasi difetti della natura, scusandola col definirli per accidenti fuori dell’ordine; ma che forse, essendo tali ciascuno, non lo sono tutti insieme, ed appartengono anch’essi al gran sistema universale. Insomma il sistema della natura rispetto all’uomo è sempre diretto ad allontanar da lui questo male formidabile della noia, che, a detta di tutti i filosofi, essendo cosí frequente all’uomo moderno, è quasi sconosciuto al primitivo [p. 282modifica]e cosí agli animali. E osservate come i fanciulli, anche in una quasi perfetta inazione, pur di rado, o non mai sentano