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(390-391-392) | pensieri | 439 |
* L’immaginarsi di essere il primo ente della natura e che il mondo sia fatto per noi è una conseguenza naturale dell’amor proprio necessariamente coesistente con noi e necessariamente illimitato. Onde è naturale che ciascuna specie d’animali s’immagini, se non chiaramente, certo confusamente e fondamentalmente la stessa cosa. Questo accade nelle specie o generi rispetto agli altri generi o specie. Ma proporzionatamente lo vediamo accadere anche negl’individui, riguardo, non solo alle altre specie o generi, ma agli altri individui della medesima specie. (391)
* Il bene non è assoluto, ma relativo. Non è assoluto né primariamente o assolutamente, né secondariamente o relativamente. Non assolutamente, perché la natura delle cose poteva esser tutt’altra da quella che è; non relativamente, perché in questa medesima natura tal qual esiste quello ch’é bene per questa cosa non è bene per quella, quello che è male per questa è bene per quell’altra, cioè gli conviene. La convenienza è quella che costituisce il bene. L’idea astratta della convenienza si può credere la sola idea assoluta e la sola base delle cose in qualunque ordine e natura. Ma l’idea concreta di essa convenienza è relativa. Non si può dunque dire che un essere sia piú buono di un altro, cioè abbia o contenga maggior quantità o somma di bene, perché il bene non è bene se non in quanto conviene alla natura degli esseri rispettivi. Solamente questo si può dire degl’individui rispetto agli altri individui della stessa specie. Ogni specie dunque ed ogni individuo, in quanto è conforme alla natura della sua specie, è perfetto e possiede la perfezione (perfezione relativa, ma non essendoci perfezione assoluta, cioè tipo di perfezione, nessun essere o specie è piú perfetta di un’altra): possiede tutto il bene che è bene per (392) lui, perché il resto non sarebbe bene: è tanto buono quanto può