<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/389&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20130712192526</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/389&oldid=-20130712192526
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 389 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 437modifica] oggetti che gli piacciano, di trovare il buono (intendendo per buono anche il bello e tutto ciò che affetta gradevolmente qualunque delle nostre facoltà); desidera dunque di amare, ossia di determinarsi piacevolmente verso gli oggetti. E lo desidera senza confini, tanto rispetto al numero di questi oggetti, quanto rispetto alla misura della loro bontà, [p. 438modifica]amabilità, piacevolezza. Questo è desiderio innato, inerente, indivisibile dalla natura non solo dell’uomo, ma di ogni altro vivente, perché è necessaria conseguenza dell’amor proprio, il quale è necessaria conseguenza della vita. Ma non prova che la facoltà di amare sia infinita nell’uomo: e cosí il desiderio infinito di conoscere non prova che la sua facoltà di conoscere sia infinita; prova solamente che il suo amor proprio è illimitato o infinito. E infatti come si potrà dire che la facoltà nostra di conoscere o di amare sia infinita? ― Ma noi possiamo conoscere un Bene infinito ed amarlo. ― Bisognerebbe che lo potessimo conoscere infinitamente ed amare infinitamente. Allora la conseguenza sarebbe in regola. Ma non lo possiamo né conoscere né amare, se non imperfettissimamente. Dunque la nostra cognizione e il nostro amore, benché cadano sopra un Essere infinito, non sono infinite, né possono mai