Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3854
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piú né meno (Vedi la p. 3715-7, 3723 ec.). E chi vuol vedere la contrazione di doctum anche ne’ supini della prima in ĭtum, fatti dai perfetti in ui, come è doctum, osservi sectum, nectum da secui, necui, enecui di secare, necare ec. Se il perfetto de’ verbi della seconda si conserva in evi, il supino che ne nasce è in ētum e non altrimenti, come deleo es evi etum Se il supino è in itum o contratto, mentre il preterito è in evi, come abolitum di aboleo abolevi, adultum di adoleo evi (comparato con adolesco: adolesco ha evi, adoleo ha ui), allora esso supino non nasce certo dal perfetto in evi, ma nasce ed è segno certo di un altro perfetto noto o ignoto, in ui. Infatti ne’ citati esempi Prisciano riconosce ad aboleo un abolui, e bene: adolui di adoleo è noto e usitato; è noto anche adolui di adolesco, benché rarissimo, dice il Forcellini. Vedi p. 3872.
Mi pare che queste osservazioni sieno mirabilmente utili a scoprire l’analogia, la ragione, le cause della lingua e grammatica latina, e delle sue apparenti anomalie ec. ec. e a stabilir regola e cagione dove gli altri non veggono che capriccio, varietà, disordine, arbitrio e caso ec. (10 novembre 1823).
* Quello che noi chiamiamo spirito nei caratteri, nelle maniere, ne’ moti ed atti, nelle parole, ne’ motti, ne’ discorsi, nelle azioni, negli scritti e stili ec. ci piace, e ciò a tutti, perch’egli è vita, e desta sensazioni vive sotto qualche rispetto, o desta sensazioni qualunque, e molte, e spesse, il che è cosa viva, perché il sentire lo è. Infatti lo spirito si chiama anche vivacità ec. o semplicemente, o vivacità di spirito, di carattere, stile, modi ec. ec. Il suo contrario in certo modo è morte, e non desta sensazioni, o poche, leggere,