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236 pensieri (3853-3854)

audii audivi, da amai amavi, da docei docevi. Questo mi è piú probabile che il creder sii posteriore a sivi, come gli altri fanno, e come fanno eziandio circa i preteriti perfetti della quarta coniugazione. Il supino nasce, come altrove dico, dal perfetto. Quindi da sii o sĭvi, sĭtum (come da audii o audīvi, audītum ec., da ama-vi ama-tum ec.) in luogo del regolare sinĭtum. Questo mi è piú probabile che il creder sĭtum contrazione di sinitum, fatto o per soppressione assoluta della sillaba ni, contrazione, che sappia io, non latina, o per soppressione della n, onde siitum, come da sini sii, poi contratto in sĭtum, nel qual caso l’i di situm parrebbe avesse ad esser lungo (10 novembre 1823).


*    Alla p. 3702. La considerazione da me altrove fatta che i supini vengono dai perfetti, facilmente spiega il perché l’ētum, propria e regolare desinenza della seconda, sia stato per lo piú cambiato in ĭtum, soppresso poi sovente, e forse il piú delle volte, l’i. La cagione si è che l’evi de’ perfetti di essa coniugazione fu cangiato in ui, e il come si è benissimo dichiarato di sopra. Con ciò si dichiara facilissimamente e bene, il come l’ētum de’ supini (che in molti di essi ancor trovasi) sia passato in ĭtum ec., mutazione che senza ciò difficilmente si spiegherebbe, non solendo l’ĕ passare in ĭ ec. Docĭtum per docētum (meritum di mereo e simili che ancor si trovano e sono anche per lo piú gli unici supini superstiti de’ rispettivi verbi, o i piú usitati ec.), onde doctum è da docui per docēvi, come domĭtum per domātum è da domui per domavi, né  (3854) piú né meno (Vedi la p. 3715-7, 3723 ec.). E chi vuol vedere la contrazione di doctum anche ne’ supini della prima in ĭtum, fatti dai perfetti in ui, come è doctum, osservi sectum, nectum da secui, necui, enecui di secare, necare ec. Se il perfetto de’ verbi della seconda si conserva in evi, il supino che ne nasce è in ētum e non altrimenti, come deleo es evi etum