<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3453&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20171129193142</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3453&oldid=-20171129193142
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3453 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 396modifica] virtú e il merito oppressi e infelici, e rendutigli con bella e viva pittura ed artifizio amabili e cari dal poeta, concepisce sensibile desiderio di vederli ristorati e premiati. Or se né l’uno né l’altro fa il dramma stesso,1 cioè lascia il vizio impunito anzi premiato, e la virtú non premiata anzi punita e sfortunata; ne seguono due bellissimi effetti, l’uno morale, e l’altro poetico. Il primo si è che l’uditore, appunto per lo sfortunato esito della virtú e il contrario del vizio, che se gli è rappresentato nel dramma, si crede obbligato verso se stesso a cangiare quanto è in lui le sorti di que’ malvagi e di que’ virtuosi, punendo gli uni col maggior possibile odio ed ira, e gli altri premiando col maggior affetto di amore, di compassione e di lode. E con questa disposizione tutta di abborrimento e detestazione verso i malvagi e di tenerezza e pietà verso i buoni, egli parte dallo spettacolo. La qual disposizione quanto sia morale e buona e desiderabile che si desti, chi nol vede? E [p. 397modifica]questo