Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1366

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[p. 116 modifica] un genere di bellezza diverso dagli ordinari, e che però non ci par bello, ma grazioso, o bello insieme e grazioso (ché la grazia è sempre nel bello). A quelli a’ quali quel genere non riesca straordinario parrà bello ma non grazioso, e quindi farà meno effetto. Tale è, per esempio, quella grazia che deriva dal semplice, dal naturale ec. che a noi intanto par grazioso, in quanto, atteso i nostri costumi e assuefazione ec., ci riesce straordinario, come osserva appunto Montesquieu. Diversa è l’impressione che a noi produce la semplicità degli scrittori greci, verbigrazia Omero, da quella che produceva ne’ contemporanei. A noi par graziosa, (vedi Foscolo nell’articolo sull’Odissea del Pindemonte, dove parla della sua propria traduzione del primo Iliade), perché divisa da’ nostri costumi, e naturale. Ai greci contemporanei appunto perché naturale, pareva bella, cioè conveniente, perché conforme alle loro assuefazioni, ma non graziosa o certo meno che a noi. Quante cose in questo genere paiono ai francesi graziose, che a noi paiono soltanto belle o non ci fanno caso in verun conto! A molte cose può estendersi questo pensiero (21 luglio 1821).


*    Non basta che Dante, Petrarca, Boccaccio siano stati tre sommi scrittori. Né la letteratura né la lingua è perfetta e perfettamente formata in essi, né, quando pur