Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/130

116 pensieri (1365-1366-1367)

bestie. Ampliate questo pensiero e mostrate la gradazione delle facoltà organiche interiori nelle diverse specie di animali fino all’uomo; e come tutta consista in una maggiore o minor facoltà di attendere, e di assuefarsi, la qual seconda facoltà deriva in gran parte ed è molto giovata dalla prima, e sotto qualche aspetto è tutt’uno (21 luglio 1821). Vedi p. 1383, capoverso 2.


*    La grazia bene spesso non è altro che  (1366) un genere di bellezza diverso dagli ordinari, e che però non ci par bello, ma grazioso, o bello insieme e grazioso (ché la grazia è sempre nel bello). A quelli a’ quali quel genere non riesca straordinario parrà bello ma non grazioso, e quindi farà meno effetto. Tale è, per esempio, quella grazia che deriva dal semplice, dal naturale ec. che a noi intanto par grazioso, in quanto, atteso i nostri costumi e assuefazione ec., ci riesce straordinario, come osserva appunto Montesquieu. Diversa è l’impressione che a noi produce la semplicità degli scrittori greci, verbigrazia Omero, da quella che produceva ne’ contemporanei. A noi par graziosa, (vedi Foscolo nell’articolo sull’Odissea del Pindemonte, dove parla della sua propria traduzione del primo Iliade), perché divisa da’ nostri costumi, e naturale. Ai greci contemporanei appunto perché naturale, pareva bella, cioè conveniente, perché conforme alle loro assuefazioni, ma non graziosa o certo meno che a noi. Quante cose in questo genere paiono ai francesi graziose, che a noi paiono soltanto belle o non ci fanno caso in verun conto! A molte cose può estendersi questo pensiero (21 luglio 1821).


*    Non basta che Dante, Petrarca, Boccaccio siano stati tre sommi scrittori. Né la letteratura né la lingua è perfetta e perfettamente formata in essi, né, quando pur  (1367) fosse ciò, basterebbe a porre nel trecento il secol d’oro della lingua. Qual poeta, anzi quale scrit-