Pei monumenti storici del Friuli/I tempi antichi devono raccontarsi da sè
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I tempi antichi devono raccontarsi da sè
P. Verri.
Un anno trascorse dappoichè questo onorando Consesso, tutore per istituto e maestro di civiltà, arrise all’idea di vendicare dalle tenebre e dalla oblivione le Memorie di questa Patria, degna pur tanto di onore e di rinomanza. Oggi è dover nostro di rendervi conto, o Accademici, in quale maniera cotesta idea, dal vostro patrocinio rinfrancata, siasi venuta sviluppando, per convertirsi a poco a poco in una realtà. E questo conto tanto più volenterosi noi vi rendiamo, quanto meglio siamo persuasi dover essere tutta mercè vostra, se si affretti quel giorno, in cui la luce dell’antica gloria rischiari questa povera terra, la quale chiede a noi tutti un tributo di amore, come quella che racchiude le ossa de’ nostri padri, ed aspetta le nostre.
Ed in prima dobbiamo confessarvi, la nobile idea che a voi proponevamo, e che voi generosi accoglievate, non essere un nostro particolare concepimento; ma essere un sentimento dell’età adulta, alla quale il civile consorzio è pervenuto, un bisogno svelato agli uomini dalla condizione dei tempi, un grido della ragione, sentito da tutti que’ popoli che sanno di avere una Patria.
Volgete intorno lo sguardo a tutti gli angoli dell’Europa, e vedetene i popoli varj ansiosi di saper donde vengono, per poi meglio conoscere dove vanno. Scossi da dolorosi commovimenti, sentono essi l’importanza di collocare le massime della sociale economia sopra le basi dell’esperienza e del fatto, anzi che sul vano delle opinioni e dei sistemi, e cercano nella saggezza della scuola Storica un rimedio ai traviamenti e alle convulsioni prodotte dalle scuole dogmatiche. E perciò d’ogni intorno e le Nazioni e le Provincie e i Municipj chiedono le loro Storie; e Letterati e Accademie, e Governi e Principi vi danno opera, protezione e danaro; non già a fabbricare Storie, che quelle verranno dappoi; ma a disseppellire, raccogliere, illustrare, pubblicare i fondamenti dell’istoria.
E voi stessi, i quali ben sapete quanto importi d’interrogare gli andati tempi, sapete altresì che interrogar non si possono senza farli risorgere col dissotterrarne le ceneri; sapete che le più famose ed eleganti storiche narrazioni che vantar possano le Lettere e il Mondo, non sono tanto fedeli immagini degli umani avvenimenti, quanto invenzioni meravigliose, ricavate si dagli avvenimenti, ma rimpastate e rabbellite dalla potente fantasia di splendidi raccontatori. Omero ed Erodoto, Virgilio e Livio bastano a far risuonare il nome della Grecia e di Roma in tutti gli angoli della terra sino alla fine dei secoli. Gli umili primordii di quelle magne nazioni sono resi ammirandi da un’aureola di luce poetica, che confonde i loro fasti con quelli del Cielo, ed eleva i rudi lor fondatori alla condizione degli Dei. Ma la storia, la vera storia, conviene andarla a cercare attraverso quel velo di favola, onde l’antichità tutta è rivestita, trammezzo ai ruderi dei monumenti, e alle ambagi delle tradizioni. Omero ed Erodoto, Virgilio e Livio ci danno l’ideale della Grecia e di Roma; ma il reale ci è dato soltanto dagli Atti pubblici, dalle Effemeridi, dai Monumenti residui delle due grandi nazioni. Se il Sabellico, e i Palladj, e il Liruti fossero stati tanti Virgilj e tanti Livj, sarebbe celebrato il Friuli in tutti gli angoli della terra; ma ancora non potrebbe dire di avere una storia. Ogni paese, per piccolo che sia, ha tanti e così svariati fasti, che non possono nè da uno, nè da pochi Scrittori essere debitamente posti in rilievo. Chi è quell’uno che possa tener dietro per venti secoli agli avvenimenti antichi e moderni, generali e particolari, civili, ecclesiastici, politici, militari, letterarj, fisici, economici, e che in una sola storia possa le tante storie di una sola Provincia compilare? Soltanto allora quando i rudimenti della nostra storia saranno disseppelliti, adunati e posti in veduta, potremo avere anche noi e Storie, ed Epopeje e Drammi, e Romanzi, che sappian di Patria. I nostri Letterati allora e i nostri Artisti avranno dovizia di argomenti da trattare, e i nostri lettori esempi domestici da imitare, senza snaturare il nostro carattere friulano, coll’andarli accattando in Francia, in Alemagna, in Iscozia.
Così l’intesero i maestri di sapienza storica, che dalla polvere degli archivj risuscitarono gli Atti, e gli Scrittori sincroni; il Goldasto, il Meibomio, il Ludewig in Germania; il Duchesne, il Baluzio, il Mabillon, il Bouquet in Francia; il Muratori, il Grevio, il Burmanno in Italia. Questi diedero l’esempio alle Nazioni, esempio che al giorno d’oggi si va imitando con bella gara delle Nazioni, dalle Provincie e dai Municipj. I Monumenti Ravennati del Fantuzzi, il Codice Alemanno di Neugart, lo Raccolta diplomatica Francese di Brequigny, gli Autografi Bavari di Lang, gli Scrittori Germanici di Pertz sono opere che onorano il tempo nostro. Le Gazzette recenti parlano di lavori della stessa tempera del nostro, che s’intraprendono in altre regioni, direi quasi sul nostro esempio.
Fino alle fredde spiagge del mare finlandico è penetrato il medesimo spirito; e di là colle stesse nostre parole si fa il seguente annunzio
Pietroburgo 19 dicembre 1832.
“Si sta formando a Revel una Società per promuovere lo studio della storia nazionale. Si vuole raccogliere, ordinare, e pubblicare tutti gli atti e materiali storici disseminati negli archivj, e nelle private collezioni, in modo da formare un corpo di storia dell’Estonia. Gran numero di dotti prendono parte a questa importante impresa„.
Vedete come nel Piemonte siasi destato il medesimo fervore, e come i più cospicui Eruditi di quel reame sieno chiamati dalla regia munificenza a por mano all’opera:
Torino 11 maggio 1833.
“S. M. il Re Carlo Alberto con Decreto 20 Aprile 1833 creò una Deputazione sopra gli studj di storia patria, per dirigere la pubblicazione di una Collezione di Opere inedite o rare, e di un Codice Diplomatico dei suoi Stati. Questa Deputazione col titolo di Regia è composta di un Presidente (che è il celebre conte Prospero Balbo) di quattro Vicepresidenti, di dodici Membri residenti, di varj non residenti, e di due Segretarj. Il Ministro dell’interno è incaricato delle spese.„ Nè possiamo ignorare gli annunzj di simili imprendimendi che si stanno attuando non solo in Francia, in Germania, in Inghilterra, nella Svezia e nel Belgio, ma anche nei piccoli Stati, come l'Annover, la Westfalia, la Turingia, la Svizzera romana, la Pomerania, l'Islanda, ed altri più piccoli ancora.
Da questi e simili fatti contemporanei apparisce manifestamente come la nostra idea di raccogliere i monumenti storici del Friuli è una idea del secolo, è il riverbero di un comune bisogno della umanità. Per questa ragione anche i Giornali letterarj hanno potuto lodarla, e lodare quest'Accademia dell'averla con tanto amore abbracciata. Ed affinché veggiate quanta responsabilità verso il Pubblico abbia tirato addosso a Noi ed a Voi il bel desiderio che abbiamo manifestato, piacciavi udire con qual favore ne parli la Biblioteca italiana nel fascicolo dell'Ottobre p.p.
“Questo ragionamento, che dal principio al fine spira vivissimo amore di Patria, merita un distinto encomio per le splendide idee che vi si trovano espresse, pel caldo affetto da cui sono queste animate, e per lo stile elegante che le abbellisce. A così utile divisamento, a così nobile impulso corrispose l’Accademia, come risponder devono gli animi gentili ai generosi consigli. Essa volle che a sue spese fosse stampato il Discorso, e ne inviò una copia ai più chiari Letterati della Città, e della Provincia di Udine, invitandoli con acconce parole a concorrere colle loro cognizioni, e colle loro ricerche all'impresa progettata dal Pirona. In questa guisa operando l’Accademia di Udine si rese eminentemente benemerita della Patria, e dei buoni studj. Che si applichino all’istoria patria, che ne rintraccino i documenti, che ne disvelino le bellezze! Che ritornino per tal via alla scuola della verità, a quella scuola che purifica i sentimenti, che rassoda le menti, che perfeziona la morale, e la civiltà! A noi intanto gode l’animo che dall’ultima contrada dell’Italia (ed ultima la diciamo per la geografica sua posizione) sia sorto un tale esempio, che possiamo alle altre proporre come nobilissimo, e degno d’imitazione; nè ci resta a bramare se non che al progetto corrisponda l’esecuzione, e che i risultamenti dei ben divisati studj dell'Accademia di Udine, e del Professore Pirona riescano tali da poter essere con pari encomio ricordati„.
Aggiugnete i conforti dell'Eco Tedesco 22 Gennajo 1833.
“Le numerose Città d'Italia, per quanto sien piccole, hanno quasi tutte sotto questo o quel nome un’Accademia; la quale, deesi pur confessarlo, molto contribuir suole a mantenere viva la cura degli antichi Monumenti, e delle Patrie reminiscenze. Eccitata dal sig. Pirona quella di Udine ha concepito il disegno di precedere le altre con un esempio, cui non si può abbastanza lodare.
“La maggior parte dei monumenti del Dominio romano, dei Duchi longobardi, dei Patriarchi aquilejesi, soggiacque a distruzioni di mano in mano che si andarono distruggendo, e rifabbricando le Città del Friuli. Si conservano tuttavia, o in archivj o in private collezioni, molti avanzi in marmo e in bronzo e in antiche scritture, a gloria di quel paese interessante per grandi reminiscenze, e per ubertosa vegetazione e dolcezza di clima emulo della lussureggiante Lombardia.
“Dal sig. Pirona mosse il bel pensiero di raccogliere, illustrare e pubblicare ordinatamente a comune vantaggio tutto ciò che può dare qualche lume sull’antico stato, e sulle vicende del Friuli. Egli stesso, appena afferrata l’idea, cominciò tosto con laboriosa diligenza a rintracciare, a trascrivere, a confrontare Cronache, Memorie, Diplomi, ed ogni sorta di storici documenti.
Nel suo discorso agli Accademici egli chiamò la loro attenzione su quest’oggetto, eccitandoli ad assisterlo nell’esecuzione di questa impresa, affinchè venga dato alle stampe tutto ciò che ancora è inedito, e sia messo sotto gli occhi al futuro storiografo del Friuli tutto l’apparato istorico ragionatamente ordinato.
L’Accademia ha corrisposto sollecita alla proposizione. Essa divisò anche sull’istante di dare alle stampe l’animato discorso, e di comunicarlo a tutti i Dotti della Provincia, acciocchè ognuno, secondo la sua posizione possa contribuire al Monumento che quella piccola Nazione è intenzionata di erigere a sè medesima„.
Anche il Poligrafo di Verona, nel fascicolo di luglio jeri pervenutoci, ha voluto dichiarare la sua simpatia pei nostri imprendimenti con queste parole:
“Di quanta utilità, spezialmente agl’italiani, sia lo studio della storia, ognuno lo sa; dalle glorie dei tempi passati noi dobbiamo ricevere conforto, ed eccitamento a render migliori i dì che verranno, con opere utili alla comune patria, alla pubblica civiltà.......
Questo bisogno occupò l'animo del professore sig. Don Jacopo Pirona di Udine, che volle palesarlo con calde parole in un suo Discorso pei Monumenti storici del Friuli letto nella prestantissima Accademia di Udine il dì 3 Giugno dello scorso anno. Egli, il Pirona, pone innanzi al lettore l’importanza dei soggetti che potrebbero essere accolti in una storia del Friuli, che non abbiamo: fa un cenno rapidissimo delle antiche Memorie di quella terra: allarga un poco il discorso nel ricordare la grandezza, e la distruzione di Aquileja: rimprovera la non curanza de’ suoi Concittadini, che non si danno alcuna briga di raccogliere le reliquie di quelle onorate memorie; si propone egli, l’autore, di porre insieme gli sparsi documenti di fatti antichi per togliere anche quensta difficoltà allo storico che sapesse imprendere sì ulile, e nobile fatica: dichiara di avere a compagno nelle sue ricerche un altro gentile promotore d’ogni bell’opera qual’è il professore sig. Ab. Bianchi di Udine, chiude il suo discorso domandando la cooperazione degli Accademici a quell’uopo. Forse si potrebbe tassare questo Discorso di una brevità, che ci lascia ignari di alcune cose, e dubbiosi su alcune altre; si potrebbe tassare anche di una certa gonfiezza di stile: ma lo avvalora però un magnanimo desiderio, e l’amore di patria; onde a noi piace di lodarlo sinceramente. Odi, o lettore, con quanto calore egli rammenta i fatti di essa sua Patria ec.„.....
Ora è tempo di manifestarvi cosa siasi fatto da Noi per corrispondere a tanta pubblica espettazione, per maturare la concepita idea, per isciogliere il santo voto che abbiamo pronunciato, e per fare onore alla generosa protezione vostra, o Accademici.
Dal giorno in cui vi piacque di ascoltare le nostre proposizioni, e di dar loro la pubblicità della stampa, noi ci siamo adoperati con grande amore nella ricerca, e nell’acquisto dei materiali della Storia patria. Ci siamo rivolti con lettere circolari a Persone onorevoli in tutti gli angoli della Provincia, coll’intendimento di ricavare indizii e nozioni relative a ciascun punto del territorio: Cronache e Registri esistenti presso le Chiese, i Municipj, le Corporazioni; Collezioni di atti antichi che stanno nei catapani dei luoghi Pii, negli archivj dei privati, nei protocolli dei Notaj; Lapidi scritte, oggetti d’arte antica, Monete; Fortilizj, Torri, Rocche, Bastite, Archi, Tombe ec; Templi, Monasteri, Badie, Romitaggi; denominazioni latine e barbare dei luoghi abitati o distrutti, dei Monti, dei Fiumi, dei Laghi, dei Boschi; avvenimenti che si riferiscono ai luoghi stessi, e valgono ad illustrarli; Tradizioni, Costumanze, Superstizioni, Leggende proprie dei luoghi; Nomi di personaggi chiari per santità, lettere, od armi; Famiglie che vi hanno esercitata giurisdizione.
Non fu grande in vero il frutto che si raccolse da questo spediente; ma divenne copioso quando direttamente ci presentammo ai custodi o possessori di antiche carte. Niuno fu che non ci accogliesse liberamente, e non ci schiudesse i proprj ripostigli; niuno che non si mostrasse lieto di poter contribuire ad un’opera buona, e non ci desse facoltà di rovistare e di trascrivere; taluno volle perfino dividere con noi la fatica dell’esame, e sovvenirci di un amanuense per trarne accurati apografi. Qualche Famiglia offerì anche in vendita le Collezioni studiosamente adunate dagli antenati, e noi ne divenimmo facilmente acquistatori. La Parte diplomatica, oltre alla ingente massa di Apografi e di Pergamene, da noi parte acquistate parte trascritte, viene portata ad un grado non sperabile di ricchezza per cura speciale dell’operosissimo ed eruditissimo nostro Collega il professore Ab. Bianchi. La Parte archeologica è venuta per buona ventura quasi spontaneamente a collocarsi nelle nostre mani, colla raccolta del Capodaglio, coi volumi inediti del Bertoli, colle rettificazioni ed aggiunte del Cortenovis, colle schede originali dei due ultimi esploratori delle antichità Aquilejesi Zuccolo e Moschettini. Le altre parti che concorrono a formare il materiale della Storia sono anche esse qual più qual meno portate ad un grado non ispregevole di avanzamento.
Così nel corso poco maggiore di un anno, mercè il patrocinio Vostro e il favore di onorevoli Concittadini, rovistando Archivj pubblici o privati, trascrivendo Cronache e Memorie recondite, comperando Libri e Manoscritti, facendo disegnare Lapidi e Monumenti, potemmo di nostra privata industria e peculio ammassare una certa dovizia di Documenti.
Collezioni di Documenti friulani se n’erano fatte ben altre volte, e in tempi più favorevoli per la ubertà delle messe storica: ma dove son elleno? Dopo la morte dei Ricoglitori esse andarono quasi tutte in dispersione; la solerzia degli antenati essendo resa vana dalla ignavia dei posteri. E noi, che faremo noi, onorevoli Socj, per non ripetere l’opera delle Danaidi? Abbiamo già nelle mani un Archivio della nostre Patria, il quale, quantunque sia ancora in istato di rudimento, è però dovizioso oltre a quanto un Anno fa sembrava lecito di sperare. Esso racchiude i germi che fecondati produrranno un giorno la storia desiderata.... Che ne faremo? — La sentenza che dal vostro senno si aspetta è preveduta: completarlo, ordinarlo, pubblicarlo.
Completare il nostro Archivio storico coi privati nostri mezzi non è più si agevole nell’anno incamminato, come fu agevole il fonderlo nell’anno trascorso. Lo stesso fervore da Noi eccitato per la ricerca di documenti aneddoti, ha scaltrito molti individui eruditi o dilettanti o speculatori, i quali per ragione di studio, di vanità, o di lucro, ne fanno incetta con arti e con mezzi che noi non abbiamo. Non ci resta che di offrire il frutto delle nostre fatiche in dono al Municipio, o all’Accademia, o ad un qualche cospicuo Privato, il quale si rechi ad onore di possedere un prezioso Archivio, colla sola condizione di usare dei proprj mezzi per competarlo, e di valersi dell'opera nostra per porlo ad usufrutto. Sarà pure una gloria per un Istituto, o per un Privato, il dire: ecco il Deposito delle Memorie patrie; qui venga chi è vago d’illustrarle. A completare però questo Deposito sono da farsi ancora molti acquisti e molte trascrizioni. Rimangono campi intieri da mietere, altri da spigolare. Noi non abbiamo potuto finora pur esplorarli tutti, non che trarne la messe; e ciò per angustia di tempo, e per angustia dei mezzi.
Completato che sia mediante le nostre cure e gli altrui mezzi, si potrà dire: gli Scrittori delle cose friulane, i quali erano perduti ignorati dispersi, sono tutti qui raccolti in un corpo. Essi non sono una Storia, ma abbracciano tutto ciò che può aversi di vero in una Storia. La Storia, ripetiamolo, non è un prodotto puro dell’ingegno umano, nè nasce come Minerva bella e armata fuor del cervello di Giove: essa è tutta informe racchiusa nei Documenti, ed aspetta soltanto dall’ingegno la forma vitale. Gli avvenimeti hanno lasciato nella laguna dei tempi alcune orme che presentano immagini, altre compiute, altre abbozzate, altre svisate ed infrante. Queste immagini convien andarle investigando nelle Cronache, nei Commentarj, nei Fasti, nelle Leggende, nelle Pergamene, tra la polvere e le tignuole, o nei Ruderi tra le macerie delle Città spente e degli Edifizj crollati. Noi abbiamo ammannito, o siamo pronti ad ammannire, tutta cotesta suppellettile al servigio degli Storici futuri. Essa è già per quest’angolo d’Italia quello che furono per tutta la Penisola gli Scriptores rerum italicarum: ma chi potrà mai pubblicarle per intero? Essa forma un corpo ben maggiore che non i ventisette volumi in foglio del Muratori. È quindi d’uopo di provvedere alla sua perennità per intiero, e alla sua pubblicità per estratti: ed ecco l’argomento delle ulteriori nostre sollecitudini; e delle vostre, per quanto vi è caro il lustro e il decoro della Patria.
Se il nostro Archivio abbraccia una si gran mole di documenti, che a stessa abbondanza diviene ostacolo alla sua pubblicazione, vuolsi prima di tutto provvedere come abbiamo indicate, o come Voi avviserete, alla sua conservazione mediante una tutela indefettibile. Vuolsi poi di più divulgarne almeno il contenuto in modo che il Pubblico se ne possa giovare. Questa divulgazione noi proponiamo sotto il titolo di Archivio Storico Friulano, e sotto la semplice forma di un Catalogo di Documenti: ma di un Catalogo tale, che per via di titoli, di compendii, di estratti, ponga in evidenza ciò che vi ha d’importante in ciascun Documento così che possa quasi tenerne le veci. Alla quale opero noi ci riserbiamo di por mano tosto che siasi provveduto al completamento e alla perennità del prezioso deposito, e ci bastino i mezzi di stipendiare per alcuni anni un assiduo amanuense.
Ecco la sola via che a noi sembra agevole per giungere allo scopo, tante volte fallito, di rendere possibile la nostra Storia. Già ne abbiamo divisato il disegno in modo che tanto i materiali da custodirsi, quanto l’inventario da pubblicarsi, vengano coordinati e distribuiti secondo la ragione dei documenti e secondo la ragione dei tempi, nelle seguenti categorie:
I. Geografia
E' d’uopo in prima conoscere il territorio come fondo del quadro, su cui si vengono disegnando gli avvenimenti; e perciò dopo la recensione di tutte le opere stampate pertinenti alla Geografia del Friuli e delle sue parti, si collocheranno a) le Opere inedite precedute o accompagnate da opportune notizie, facendo luogo b) alle Topografie, e Corografie speciali, c) alle discussioni sul sito e sulla origine di alcune Città e Castella, d) alle descrizioni degli antichi confini, del corso dei fiumi, delle strade ecc., e) al catalogo di tutti i luoghi abitati colle loro antiche denominazioni, f) alla storie fisica, ed alle produzioni naturali.
II. Pragmatologia
I fatti e gli avvenimenti politici e militari sono la parte più appariscente della Storia. Le Opere che li tramandarono alla fede de’ posteri con più o meno di autorità, di contraddizioni, e di favole, debbono essere raccolte, come materiali da cribrarsi e discutersi, ed ordinate in a) Storie distese degli avvenimenti; b) Memorie, e Commentarj; c) Narrazioni singolari di alcune fazioni del popolo o de’ suoi capi; d) Cronache, Fasti, Effemeridi, e) Biografie di personaggi illustri nel governo e nella guerra.
III. Polizia
L’ordinamento, e la costituzione sociale è materia gravissima di Storia, e nulla in questa parte si deve omettere di ciò che riguarda a) la forma del Governo (