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I. Confronto tra i correnti nel vestibolo e i sospesi nel limbo. — II. Il fatto degli angeli neutrali mostra che quelli del vestibolo non usarono del libero arbitrio; sì che ora devono seguire una insegna, che forse è la croce, la quale fu in vano per loro. — III. Quelli del limbo peccarono volontariamente in Adamo; e sono puniti più e meno di quelli del vestibolo, perchè non redenti affatto e perchè quasi involontariamente furono privi di fede: essi furono senza lume; chè il fuoco che è nel limbo è lume che è tenebra.
I. L’Acheronte non può essere passato dai vivi: dunque Dante, per passare, muore. E anche dalla selva, che equivale al vestibolo e al limbo, Dante, per uscire, muore. E quelli del vestibolo invocano con disperate strida la morte. — II. La qual è la seconda morte. Ma della prima morì Dante, di quella che è detta mistica, e che è il battesimo nella morte del Cristo, e che è rinascimento, e morte alla morte. E Dante, se rinacque, prima era morto. — III. Il lume per trovare il passo l’ha Dante dalla porta aperta, la quale significa la redenzione dell’uomo e la libertà del volere. La porta prima della morte del Cristo era serrata. Ella, così aperta, è rimprovero eterno ai vili, per cui la redenzione fu vana. — IV. La viltà di Dante muore nel luogo destinato ai vili. Poi passa il fiume morendo o rinascendo, con una figurazione del battesimo, che può essere il camminar sulle acque e il passaggio del mar rosso. E il più lieve legno è la croce. — V. Dante nel limbo mortifica la morte seconda data dal peccato originale. Poi muore, nell’inferno, d’altre due morti.
I. Dante fuor della selva (che figura il vestibolo e il limbo), riacquistata la prudenza, trova le tre fiere e «tanto giù cade», ritornando verso la selva dell’oscurità e della viltà. — II. Se la selva è il peccato originale, le tre fiere sono il peccato attuale, che si esplica in tre disposizioni cattive, che nell’inferno sono punite nell’ordine in cui si presentano le tre fiere, e l’una è più leggera, e le altre due sono simili tra loro, e fanno ingiuria; e prima è la violenza e poi la frode, e la violenza ha del leone