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le tre fiere | 113 |
che poi vide essere degli sciaurati che mai non fur vivi, e di cui fama non è alcuna? di quelli, per cui il lume raggiò invano sebbene fosse acceso? di quelli così simili e così dissimili ai non battezzati?
Il fatto è che in quel momento Dante si trova avanti un’ombra. È d’un magnanimo, e di uno che cantò il più nobile degli eroi. E dannati sono il poeta e l’eroe. Non ebbero battesimo, eppure fu l’uno magnanimo e l’altro eroe. E si trovano di faccia, avanti la selva del peccato originale, uno che fu da quello offeso, non ostante la sua virtù, e un altro, che sebbene non offeso da quello, sta per vivere o, meglio, per morire, senza alcuna virtù.
II.
Quali sono le fiere che Dante vide, prima una, poi due quasi insieme, e che ora sono, fantasticamente, ridotte a una?
Fu a Dante impedimento la selva selvaggia e aspra e forte, e nella quale, a detta di Beatrice, egli pareva trovare, a ogni momento, fosse e catene.1 Paura in Dante fu della selva, sì che la si rinnovava al pensiero, e ch’ella solo dopo il passo fu queta. Le tre fiere impediscono il cammino e incutono paura. Impediva il cammino la lonza; il leone veniva contro lui; la lupa lo ripingeva. Avanti la lonza, si rivolse più volte per tornare; il leone gli diede paura; gravezza gli porse la lupa con la paura che usciva da lei.2 Consimili, dunque, effetti sono della selva e
- ↑ Purg. XXXI 25.
- ↑ Inf. I passim.
Sotto il velame | 8 |