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346 | ciceruacchio e don pirlone |
ed il bene dello Stato pontificio, ed è pertanto che mi affretto a dartene comunicazione a mezzo di staffetta» 1.
E quindi più che mai confermato, non solo da questi» ma da altri documenti nuovi che io pubblico: primieramente che il Ministero romano fu sempre unanime nel volere che l’azione dell’esercito pontificio fosse concorde all’azione dell’esercito piemontese e che il generale Durando dipendesse dal re Carlo Alberto; in secondo luogo che il generale Durando ebbe sempre, dal giorno della sua partenza da Roma fino al giorno 29 aprile, completa ed intera la fiducia del Ministro della guerra, di tutto il Ministero e del pontefice Pio IX; e in terzo luogo che il generale Durando si attenne rigorosamente - e forse, nell’interesse della guerra nazionale, anche troppo rigorosamente a quegli ordini, come risulta, oltre che dai documenti già noti, dai nuovi che io adduco, relativi alla missione da lui affidata al segretario del suo Stato Maggiore Eugenio Alberi presso il re Carlo Alberto; alla missione affidata al marchese capitano Caraglio dal re Carlo Alberto presso lo stesso generale Durando; alle trattative da questo avviate col Governo provvisorio della Repubblica veneta, e finalmente a tutte le provvisioni da lui prese, sia sotto l’aspetto militare che sotto quello amministrativo, per ordinare e agguerrire quell’esercito quasi improvvisato e per condurlo, il 21 aprile, di là dal Po 2.
Fra i documenti nuovi che io pubblico avvi tutta la corrispondenza interceduta dal 26 marzo in poi fra il cardinale Luigi Ciacchi, Legato apostolico di Ferrara, e il conte Gaetano Recchi, Ministro dell’interno. Da tale corrispondenza, che a me sembra molto importante, perchè ritrae efficacemente l’accorrere tumultuoso dei battaglioni volontari da tutte le parti dello Stato sul Po, che ne segnava la linea di confine, e il loro muoversi, il loro agitarsi e le intemperanze, e le ardenti brame, e l’irrequieto entusiasmo di quelle migliaia di giovani, risultano parecchie cose. Anzitutto risulta lo zelo, l’avvedutezza, il tatto, l’abilità e il sentimento profondamente patriottico di cui fece prova e da cui era animato il cardinale Ciacchi, il quale a tutto intendeva