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Qua ci pervengono successive notizie dei disastri che in tutto il Regno Lombardo-Veneto incontra, d’ora in ora, l’esercito austriaco, il quale si concentra verso Verona.

Invio con questo dispaccio a V. E. due proclamazioni emanate il 21 corrente in Piacenza, evacuata il 26 dagli Austriaci. Le invio pure una lettera dello stesso giorno 27 di quel Direttore delle diligenze Orcesi, la quale, confermando i fatti di Piacenza, avvisa la ritirata del generale Radetski sopra Verona.

Dalla posizione di Crema, che gli vediamo tenere ancora in quel giorno, è spiegata la mancanza nella quale siamo stati finora di corrieri diretti da Milano.

Pare, da più lettere di Lombardia del 26 e 27, che gli Austriaci si propongono di venire ad una prova sull’Adige, e che, restringendo ivi tutte le loro forze, abbandonino volontariamente altre piazze, affatto staccate da quella linea di operazione. E ora giunge voce accreditata, da persona degna di fede, che siano per evacuare la fortezza di Ferrara, intorno a che potrà meglio essere più tardi informata V. E.

Intorno a ciò emerge una grave difficoltà, che è la grande agglomerazione dei volontari, accorsi da molti punti delle Legazioni in quella città; la mancanza dei mezzi di sussistenza nella quale si trovano, e le gelosie, e competenze dei diversi capi e delle diverse provincie, danno già luogo a disordini, che potrebbero farsi maggiori; da altri rapporti che attendo vedrò se sia possibile qualche efficace provvedimento. Sento pure che sia loro mente passare il Po. Non sarebbe una visita graziosa per quelle popolazioni, ma potrebbe alleggerire il nostro imbarazzo. Del resto conto di recarmi io stesso questa sera sul luogo, per formarmi una più. perfetta idea di quanto occorre.

Giunse ieri sera a Bologna un battaglione di 400 volontari faentini benissimo ordinato ed equipaggiato: gente bella e bellicosa. Se tutti si presentassero in quella forma, noi avremmo ben presto una forza imponente da poterne utilmente disporre.

Ho l’onore di ripetermi con sensi di profonda stima,

Di V. E.

Bologna, 28 marzo 1848.
Il comandante generale il Corpo di operazione
G. Durando.




Documento N. XXIX.1

Bologna, 29 marzo, mattino.


Ordine del giorno.

Soldati e militi!

Onorato della fiducia del Gran Pontefice, che mi affidò il comando delle Sue armi, mi sento superbo di poter dirmi vostro Generale.

Le presenti condizioni d’Europa e d’Italia sono gravi e solenni. In un prossimo futuro saremo forse chiamati ad adempiere grandi doveri, a

  1. Dalle Buste della miscellanea politica ecc. Busta 23, Copertina 117.