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328 annotazioni.


Pag. 22, lin. 32. — Imitato da Orazio, Od. IV, 4, v. 29:

Fortes creantur fortibus et bonis;
Est in juvencis, est in equis, patrum
     Virtus, nec imbellem feroces
          Progenerant aquila columbam.

Pag. 25, lin. 22.i giudicii. Così le Aldine degli anni 1528, 1533, 1538, 1545, e questa credo la vera lezione; le Aldine del 1541 e 1547, i giudici.

Pag. 27, lin. 24.si astien da laudar. Le Aldine degli anni 1541 e 1547, si astien di laudar.

Pag. 30, lin. 3-31. — Questo passo intorno ai duelli fu conservato intatto nell’edizione espurgata dal Ciccarelli. Il Volpi nell’Indice, alle parole Combattimenti privati o siano duelli, aggiunge la seguente Nota: «In essi non solo, come consiglia l’autore, dee il Cortegiano andar ritenuto, ma, se è buon cristiano, li dee affatto fuggire, per aderire all’insegnamento dell’Apostolo nella sua IIa lettera ai Corintii, al capo VI, di dover seguitar Cristo per gloriam et ignobilitatem, per infamiam et bonam famam

Pag. 31, lin. 36.compagnata. Così le Aldine del 1528, 1533, 1545, voce usata anche altrove dal nostro Autore; le Aldine del 1538, 1541 e 1547, hanno accompagnata.

Pag. 33, lin. 24.i guida. Così tutte le Aldine e le altre antiche, ed è lombardismo usato più volte dall’Autore. Simile forma troviamo presso Dante, Inferno, canto V, v. 78:

 e tu li chiama
Per quell’amor che i tira, ed ei verranno.

Il Dolce mutò ad arbitrio li guida, lezione ripetuta nell’edizione dei Classici, e in quella del Silvestri. Simile modo di dire troviamo nuovamente a carte 58, lin. 36; a carte 87, lin. 25; a carte 118, lin. 34; a carte 123, lin. 35; a carte 200, lin. 20.

Pag. 39, lin. 5. — È da avvertire che la intenzion dell’Autore è appunto di rifiutar la opinion del Bembo espressa nelle sue prose intorno alla lingua; dove forse si potrebbe dire, che ambedue peccassero nel troppo, l’uno nell’osservare, e l’altro nello sprezzare. Dolce.

Pag. 43, lin. 3. — Allude al celebre verso di Orazio:

Scribendi recte, sapere est principium et fons.
 (De Arte Poetica, v. 309.)

Non so astenermi dal notare qui il grave errore in che nella spiegazione di questo verso è caduto il Botta, nella prefazione alla continuazione della Storia del Guicciardini; dove, collegando il recte col sapere, e non collo scribendi, ci ripete a sazietà quell’insulso