Novellette e racconti/LXVI. Avventura di un Religioso che si mascherò per assistere inosservato al teatro

LXVI. Avventura di un Religioso che si mascherò per assistere inosservato al teatro

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LXVI. Avventura di un Religioso che si mascherò per assistere inosservato al teatro
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LXVI.


Avventura di un Religioso che si mascherò per assistere inosservato al teatro.


Un buon religioso, udito l’universale concetto della commedia intitolata la Casa nuova, s’invogliò anch’egli di vederla l’ultima sera che fu rappresentata. Ma essendo uomo di coscienza sottile e nemico delle cose mondane, comechè comprendesse [p. 116 modifica]che l’essere presente ad una rappresentazione di onesti costumi non fosse cosa degna di biasimo; pure temendo che i popolani suoi si scandalezzassero del vedernelo a uscire di casa mascherato fuori dell’usanza sua, prese per ispediente di mettere certi vestiti da maschera prestatigli da un amico in un involto, e fatta venire alla riva di sua casa una gondola verso l’un’ora di notte, entrò in essa vestito com’egli era per travestirsi poi in essa barchetta, senza saputa di alcun altro, fuorchè del gondoliere che ne lo conduceva. Mentre che la barchetta facea suo viaggio per andare al luogo assegnato, tramutò egli i vestimenti, e giunto ad una riva al teatro vicina, quivi sbarcò mascherato, raccomandando al gondoliere le vesti sue che avea nella barchetta lasciate; e ordinato che quivi ne lo attendesse fino alla sua venuta, andò a vedere la commedia. Il gondoliere, a cui parea strano di dover indugiare quivi soletto forse tre ore, e venendogli a noja la solitudine mentre che gli altri si davano buon tempo, non sapendo che farsi, spogliatosi de’ panni suoi, quelli del religioso indosso si pose, e uscito fuori della barchetta sua, se ne andò in tal guisa contraffatto a passeggiare. Non lunge di là dov’egli si trovava, è una via detta del Carbone, dove abitano in certe casipole terrene le più sozze e vituperose uccellatrici degli uomini; nella quale strada entrato il gondoliere, piuttosto concio del vino, che altro, essendo uomo nel fondo suo di buona coscienza, il vino cominciò ad uscirgli in morale, e diceva ad alta voce: O fracide, o corpi datisi al mondo, quando vi pentirete voi di questa vita universale? Ben è questa Calle detta del Carbone, poichè voi siete veramente carboni accesi, i quali ardete o tingete. Contuttociò io vengo a voi qual fratello a sorella, e dicovi.... e qui fece un lago di riprensioni a modo suo, quali venivano, senza pensare a’ fiori di rettorica; se non che di tempo in tempo per rinforzare il ragionamento e dargli nervo, lo rincalzava, massime in sul chiudere de’ periodi, con qualche [p. 117 modifica]vocabolo imparato in sui traghetti e di quelli che un fratello, qual egli dicea di essere, non avrebbe detti alle sorelle. Le donne che a questo parlare si avvidero ch’egli non avea altro indosso di buono che i panni, si adattarono vigorosamente alla eloquenza di lui; sicchè il sermone cominciò a diventare dialogo con tanta furia, che di qua e di là si scagliavano le più veementi figure del mondo. Mentre ch’egli sermoneggiava ed esse ribattevano, eccoti che passa di là con la sua compagnia un capo di birri, il quale, udito il romore, va presso al gondoliere, e credendolo da prima quello ch’egli parea nel vestito: Oh vergogna, gli dice, che voi qui siate a tale ora di notte, ad azzuffarvi con le cantoniere del paese! andatevi, andatevi al nome del cielo. Ahi, misero a me! ripiglia il gondoliere, che tu vieni ora ad interrompere la più bella emendazione di costumi che io facessi giammai. Non vedi tu come queste buldriane piangono, e come le sono presso che pentite? Va tu, e lasciami compiere l’ufficio mio. Mentre ch’egli così ragionava, si avvide il birro ch’egli avea in capo un berrettino giallo da gondoliere; onde rivoltosi ai compagni suoi, disse loro: Quel giallore ch’egli ha in capo, mi dà indizio ch’egli non sia quello che sembra: cercategli intorno. Detto fatto, gli si avventano incontro, e nelle tasche de’ calzom gli trovano non so quali coltella; gli pongono gli artigli addosso e lo conducono dove il giorno seguente avrebbe veduto il sole a scacchi. Intanto termina la commedia, e la maschera va alla gondola per ripigliare i panni suoi e andarsene a casa. Chiama perchè il gondoliere esca; egli era da lontano: crede che dorma, chiama di nuovo, alza la voce; ne è quel medesimo. Che diavol sarà? entra nella barchetta, la trova vôta, cerca de’ suoi panni, sono smarriti: non sa che giudicare; siede e sta ad attendere: aspetta il corvo che non torna. Finalmente gli convenne, quando quasi tutti erano a dormire, andare alla casa di un amico suo, il quale si levò da letto, ne lo ricolse, e la mattina per tempo mandò per [p. 118 modifica]altri panni neri, e se ne andò a casa mezzo trasognato di quello che gli era avvenuto.