Novelle d'ambo i sessi/Cirillino e Cirillina

Grillino e Cirillina

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La casa delle vecchie La lampada spenta

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CIRILLINO E CIRILLINA.

Il signorino giunse da me alle nove del mattino, in pigiama, càndido, sàndali da spiàggia ai piedi, profumo di eliotròpio in testa.

Aggrottai le ciglia.

— E i libri? — domandai.

— Ah, già, i libri! — esclamò con l’aria della più soave innocenza.

— Ma il commendatore suo padre le avrà ben detto perchè doveva venire da me alle nove.

Pare caduto dal cielo degli angioli.

— Presto: vada a prèndere i libri di latino. Tornò dopo mezz’ora. Era questione di cinque minuti: la sua villa è lì presso.

— S’accomodi e scriva.

Dettai: il bifolco e Mercurio. Essèndosi il carro di un bifolco affondato nel limo, il bifolco....

I suoi occhi si volsero con candore verso di me: [p. 170 modifica]

— Bifolco cosa vuol dire?

— Non sa cosa vuol dire bifolco?

— No.

— Venga qui. — E condotto che l’ebbi sul limitare, gli additai la campagna. — Vede là in fondo del campo quella piccola macchia che si muove? Quello è un bifolco che falcia.

— Un contadino.

Seguitai a dettare: il bifolco, col viso a terra, urlava supplicando: Mercurio, aiùtami! Ma Mercurio disse: O infingardo, prima aiùtati da te, premi su le ruote, sospingi il carro con ogni forza, sferza i cavalli, pèntiti della tua infingardaggine e allora ti aiuterò. Morale....

— Il nostro professore, — osservò Cirillino, — non metteva mai la morale.

— Ed io la metto, e non accetto interruzioni: Morale: Soltanto chi la sua vita conquista con la fatica di giorno in giorno, è degno della libertà e della vita.

Guardai il dettato:

— Lei ha pessima scrittura. Il suo professore non le ha mai detto che lei ha pessima scrittura?

— No.

— E poi manca tutta la punteggiatura.

— La metto dopo.

— Ah, la mette dopo? [p. 171 modifica]

Egli non avvertì affatto la mia ironia e rispose:

— Sì.

— Ora traduca in latino.

Il giovanetto tracciò il consueto Cum, e poi si fermò. Io lo guardava sospirare.

Levò un fazzolettino immacolato dalla tasca del pigiama, e cominciò ad asciugarsi il sudore. Dopo di che iniziò le ricerche nel dizionario. Lo sciagurato cercava Mercurio.

“Ho bell’e capito,„ dissi fra me.

Ma, o non trovasse Mercurio, o fosse assalito da un dùbbio di coscienza, dopo un poco domandò timidamente:

— Va bene il dizionario del Georges?

— Va benissimo.

— Perchè è tedesco, — insinuò con intenzione.

— Adesso non stiamo a discutere se è tedesco: è un dizionario latino, e basta! Fàccia la sua versione, e non parli. (Ah, capisco! lui vorrebbe mandare il Georges nel campo di concentramento.)

Sfoglia e sospira.

*

Lo sappiamo perchè sospira. Noi sappiamo tutto! Lui non sa che io lo sàppia, ma io ben [p. 172 modifica]lo so. Quel visettino innocente di Cirillino, bocciato agli esami dalla seconda alla terza ginnasio, con l’aggravante di punti pèssimi in condotta, possiede già su la spiaggia del mare la sua Colombina, o Cirillina, che dir si voglia, una bimbetta di anni dieci; la quale si attèggia con sussiego a pìccola dea, in accappatoio, e un nastro rosso puntato su le chiome bionde. Io avevo veduto uno sciame di minùscoli omini (gambe nude, magliette multicolori), grondanti di salse acque marine, far scorribande e cerchi attorno all’immoto accappatoio col ruban rosso. Ma non sapevo perchè. La spiàggia è così punteggiata di bimbi ronzanti! Io non avevo osservato bene e scientificamente. Ma le signore e le signorine, che sono sole e scioperate su la spiàggia, perchè tutti i giovani sono oggi alla guerra, hanno osservato bene e scientificamente, e me lo han detto: “Quello sciame di bimbi, più veloce ed ardente in quel punto, che in altro punto della spiàggia, è formato da corteggiatori del ruban rosso su le chiome bionde, prolisse su l’accappatoio bianco. La bimba risponde al nome di Simonetta„.

Allora ho osservato anch’io. Realmente è così. Il piccolo accappatoio con in cima il ruban rosso pare immoto come una statuetta bianca: ma così è solo in apparenza. Due pupille spòr[p. 173 modifica]gono come a ranòcchia e gìrano, e fanno girare la giostra dei fanciulli. Allora io vidi ciò che non vedevo. Ella appare come la bella antica Simonetta: rìdele attorno tutta la marina. Come satiretti, i bimbi le fanno scorribande. Oh, eterni ritorni della vita, mentre la mia vita corre alla sua fine!

Ma io faccio della filosofia. Le signore, invece, fan della cronaca, e me l’han raccontata. La piccola Simonetta ha già coniugato con parecchi il verbo amare della prima coniugazione regolare, ma infine ha gettato il suo ruban rosso al più sfacciato, al più scapestrato, al più bocciato di tutti: al mio Cirillino che ora è qui sotto le mie grinfe, e sospira.

Ma la cronaca va anche più oltre: le signore mi raccontano che Cirillino e Simonetta sono stati sorpresi dal babbo della bimba dietro una tenda, che si baciavano. “Orrore!„ esclamò una signora che è di provincia. “Non c’è poi di che!„ dice una signora che vien da Milano. Le signorine ascòltano, e non commèntano.

Ma la cronaca va più oltre: la cronaca narra che furono i proci respinti che congiuràrono insieme e svelàrono al padre di Simonetta il mistero dei precoci amori. E la cronaca prosegue e racconta che Cirillino allora picchiò [p. 174 modifica]ferocemente i delatori e li rimandò tutti sconfitti. Da quel giorno Simonetta intensificò il verbo amare verso Cirillino.

Questa è la cronaca delle signore. Non c’è di meglio? Ma tutti i giovani sono alla guerra.

Da allora vennero presi seri provvedimenti. Simonetta starà senza frutta, e il commendatore, padre di Cirillino, venne da me, ossequioso e gentile, e mi pregò di vedere un po’ se potessi almeno esaminare se Cirillino suo era stato bocciato per colpa sua o del professore; e come si dovesse fare per far passar Cirillino.

Fu per questa specie di esame che Cirillino venne da me alle ore nove del bel mattino di luglio.

*

Guardo frattanto Cirillino: vi scopro una piccola ferita alla fronte, e alcune graffiature.

— Che cosa ha fatto lei qui?

— Mi son fatto male in mare.

— Ah, in mare! Lei, come Achille, combattè presso il mare.

Breve silenzio. Domando:

— Sa lei chi emerse dalle spume del mare?

Silenzio.

— Emerse Teti, qualcosa cioè di molto sì[p. 175 modifica]mile a Venere, — dissi io, — a consolare Achille. Lei non conosce queste cose?

— Il professore non ce le ha ancora spiegate.

— Non ammetto queste risposte. Prosègua nella sua versione.

Egli prosegue, suda, sfoglia il Georges.

Io guardo frattanto la campagna.

Sono oramai le undici.

Sotto la sferza del luglio si stende il campo dello strame. Il piccolo bifolco, di nome Biagino, nel campo scintillante al sole, si muove con la falce. Il piccolo bifolco è dal mattino che falcia. Le esili braccia muòvono la pesante falce paterna: il babbo non c’è: è alla guerra. Nel silènzio, un canto di cicala, e lo strìdere a ritmo delle stòppie faticose, recise ad ogni passar della falce.

*

— Finito, — dice Cirillino, sollevàndosi.

— Finito? Vediamo. Badi che lei ha impiegato un’ora e mezzo a tradurre una favoletta che al massimo domanda trenta minuti

Afferro il lapis.

Le croci azzurre cadono su le pagine della versione latina. Cirillino pare quasi più mera[p. 176 modifica]vigliato che dolente di vedere tante croci sul foglio.

Giudìzio: “Lei non sa niente, lei ignora la morfologia più elementare„. Ma cosa ha studiato lei quest’anno?

— Ho studiato i verbi irregolari.

— Così che lei sa già bene i verbi regolari?

Tace.

— Proviamo. Ma sbàglia il regolarissimo verbo “amare„ in modo indecente.

Fàccio un poco di solfèggio sui verbi irregolari, in modo ràpido, a sbalzi, con imperiose domande. Ma era inùtile.

Cirillino giaceva muto e lontano dalle mie domande.

Mi balbetta in tuono di rimpròvero (rimpròvero a me):

— Il professore in scuola non faceva mai così.

— Mi dica come faceva il suo professore.

— Parlava della guerra.

Mi balena un’idea. Mando a chiamare in segreto Biagino, il piccolo falciatore.

— Vado via? — domanda Cirillino.

— No, attenda.

Attende: ma io non parlavo parola.

Egli ha legato Georges, e mi domanda ancora:

— Vado via? [p. 177 modifica]

— Attenda.

Finalmente arriva Biagino: timido, scalzo, grondante di sudore.

Io mi rivolgo esclusivamente a lui e gli parlo con eloquenza così:

— Bravo, Biagino! Io ti ho osservato da questa mattina; e ti ho visto falciare. Il babbo tuo è alla guerra, e tu falci i campi per lui, tu maneggi con le gràcili bràccia di giovanetto la pesante falce paterna. Sei dunque forte, laborioso, costante. Bravo! Tu lavori e ti conquisti la vita nella tua giovinezza; e l’avvenire e la vita e la libertà dèvono essere di chi si conquista, giorno per giorno, la vita. Ma chi, cresciuto nei privilegi della ricchezza e degli agi, ignora i suoi più elementari doveri, mèrita di morire povero, scalzo, stracciato, servo, vilipeso. Bravo Biagino. E questo è per te!

Così dicendo, levai di tasca una bella moneta lucente da due lire e la donai a Biagino, pìccolo bifolco falciatore.

Questa fu la parte del mio discorso che Biagino mèglio capì. Arrossì di giòia, prese la moneta, fece uno sgambetto e se ne andò.

Ma Cirillino, che certo aveva letto le vite eroiche di Cornelio Nepote, avrebbe dovuto capir tutto. Lo guardai. I suoi occhi erano innocenti. O la sua mente non era capace ancora [p. 178 modifica]della associazione delle idee; o il professore non gli aveva ancora insegnato che la allegoria è una metàfora continuata; o da persona bene educata non aveva creduto conveniente prestare attenzione ai discorsi fra me e il piccolo falciatore. Quale si fosse la cagione, Cirillino non aveva capito niente.

Cirillino rivelava dal moto dei piedi un gran desidèrio di andàrsene.

— Quanto a lei, signorino, — dissi allora gravemente, — parlerò al commendatore, di lei padre. Lei ha bisogno di almeno quattro ore continuative di studio: dalle otto alle dodici, chiuso nella sua stanza; e non uscire! Ora vada.

Fuggì veloce come saetta dall’arco.


Ma poi, scendendo anch’io al mare, vidi Cirillino su la spiaggia, in costume da bagno, che a grandi ruote, correndo tra sabbia e mare, faceva la ronda attorno alla piccola Simonetta, col suo ruban su le chiome d’oro.