Novelle (Sercambi)/Novella LV
Questo testo è completo. |
◄ | Novella LIIII | Novella LVI | ► |
LV
L>o preposto e la brigata giunti a Iesi, e quine cenarono, prendendo piacere come aveano per costume. E voltosi a l’altore, disse che per lo dì seguente ordinasse una bella novella per diletto della brigata, però che intendea dirizzare la via verso Napoli, andando per quella via che Vergilio con sua arte fe’ per potere andare più soave, pensando la prima giornata far finire quine u’ Medea fu soppellita. L’autore, udendo nomare Medea, prendendone compassione sapendo la morte che fe’ e chi ne fu cagione, disse che li piacesse di lassarli dire prima qualche moralità. Il preposto contento, l’altore disse:
«Non fu ingannata per amor Medea
da quel crudel Giansone
quando dormendo a l’isola lassolla,
o Dido abandonata da Enea
la qual, tra l’altre donne,
fama di casta inanti a lui portolla;
com’io da uno veggendo che tolla
ogi vita di me, <e> già sostenne —
nel tempo ch’elli venne
nella mia mente — me co’ tanto bene,
che in lui era ogni mio diletto.
Or li sono in sospetto
ogni cos’operar che darmi pene;
di ch’io mi veggo da lui così tradire
com’una ch’altri fidi e fai morire».
Ditta la moralità, diliberò dire qualche novella ad exemplo di Medea. E dormiti la notte senza svegliarsi, a l’alba levatosi tutti, l’autore voltatosi alla brigata che quine era presente, parlò alto dicendo:
DE FALSITATE ET TRADIMENTO
Del castel di Castri in Sardigna, lo quale era di uno
nomato Passamonti, lo quale avea una bellissima figliuola
per nome Zuccarina.
A>l tempo del giudici d’Arborea chiamato Sismondo, fu un giovano assai gagliardo nomato Gotifredi, il quale dandosi vanto poter colla sua forza prendere lo castello di Castri posto in su l’isola di Sardigna, il qual castello Sismondo giudici avea molto tempo bramato; e tal castello era di un gentiluomo nomato Passamonte, omo di gran cuore e di tempo di lx anni. Avea questo Passamonte una figliuola di anni xvi bella di suo corpo e savia donzella che mai marito non avea auto, la quale il padre amava tanto che più che sé l’amava, e a persona del mondo non arè’ afidato la guardia del castello che a questa sua figliuola; la quale per vezzi che a lei portava le puose nome Zuccarina. E questa era quella che tutta la signoria del castello e di Passamonte in nelle mani avea.
Sismondo, udendo il vanto che Gottifredi s’avea dato d’aver il castello, per infiamarlo a dare compimento alla cosa, disse: «O Gotifredi, io ti profero che se fai per tua forza o ingegno che ’l castello di Castri metti in mia possanza, io ti darò la mia figliuola Bianda per moglie e faròti conte». Gotifredi ciò udendo disse: «Io lo farò per certo».
E chiesto seco alquanti famigli secreti, si partìo d’Arborea e caminò in forma d’imbasciadore verso il castello di Castri. E quando quine giunto fue, fe’ dimandare di Passamonte che li piacesse di volerlo udire. Passamonte, che niente facea senza Zuccarina sua figliuola, la fe’ richiedere dicendole: «Uno ambasciatore del giudici d’Arborea vuole venire a me, e non so la cagione: forsi potrè’ essere che il giudici, che ha uno figliuolo molto bello, volesse te prendere per moglie. O veramente, sento che ha una bella figliuola, se tale volesse dare al tuo fratello e mio figliuolo, posto che ’l mio figliuolo non sia così savio come si converrebe».
Zuccarina, che ode il padre, disse a colui che aregò l’ambasciata se quello Gotifredi è gentile uomo e di che statura e come è savio. Lo ’mbasciadore dice Gotifredi esser giovano bellissimo gentile gagliardo e di gran cuore savio e ricco più che neuno che ’l giudici Sesmondo abbia. Zuccarina, che ode racontare la giovinezza belezza e fortezza, disse: «Se queste tre cose regnano in uno uomo, qual donna l’arà si potrà tenere bene appagata, non stante che in costui sono, oltra l’altre vertudi possiede, senno gentilezza e ricchezza. Di che per certo, se qua viene, et io vegga in lui quello sento di lui, la mia persona altri non godrà che lui». E risposto, al padre disse: «Dateli il salvo condutto e vegna con quanti vuole». Lo padre subito lo diè, et al famiglio disse che andasse che lui volentieri udirè’ tutta sua imbasciata.
Partitosi lo ’mbasciatore col salvo condutto, referìo tutte le parole e domande che Zuccarina li avea ditte. Gotifredi ode et intend’e comprese: «Per certo costei desidera vedermi, et io voglio tosto aparecchiarmi a andare». E concio suoi arnesi e vestimenti per potere onorevilemente comparire, a cavallo montò e verso il castello di Castri cavalca.
Zuccarina, partito l’ambasciadore, andò in su una alta casa, e di quine tutto potea vedere. Vedendo venire genti verso il castello, stimò fusse Gotifredi; e subito partitasi de’ luogo, et in una camera entrò, e fattosi bella per poter a Gotifredi piacere, non curando altro, fu vestita. Et in sala al padre venuta, il padre vedendola sì ben vestita disse: «O che vuole dire questo?» Zuccarina disse: «Poi che questo imbasciadore venire dé, vegna per che cagione si vuole o per me o per altri, io vo’ parere figliuola di gran signore come voi siete». Passamonte disse: «Figliuola, ora più che mai cognosco tu esser savia et innanti al fatto proveduta». E mentre che tali parole diceano, venne Gotifredi e rapresentòsi dinanzi a Pasamonte presente la figliuola, faccendo bella acoglienza e savia imbasciata contenente che ’l giudici d’Arborea serè’ volentieri con lui in buona concordia: «E che de’ modi da esser amici e parenti assai ce n’ha, si per rispetto di vostra figliuola al figliuolo del giudici Sesmondo, si per vostro figliuolo alla figliuola ». Passamonte, ciò udendo, d’allegrezza lagrimando, disse a Zuccarina che la risposta facesse a Gotifredi. Zuccarina disse: «Padre, lassate questo fatto a me». E prese Gottifredi per la mano et in una camera lo menò.
E quine <essendo> soli, Zuccarina disse: «Gotifredi, io ho sentito di tua gentilezza fortezza e ricchezza, e queste cose non posso al presente sapere, ma la tua apariscenza me ne fa quasi esser certa; ma della gioventù e bellezza che di te ho udito, senz’altra prova ne sono chiara che così è come io ho sentito; e queste due cose mi danno a credere l’altre. E pertanto, prima che ad altre parole vegnamo, ti prego mi dichi qual cagione t’ha in queste parti condutto. E questo non mel celare, sia che si vuole, però che prima che qui venissi, io ti fui innel cuore fitta, disponendo me a ubidir tutto ciò che a me comandassi, se chiedessi la persona e tutto ciò che mio padre possiede e questa terra, di tutto fare la tua volontà».
Gotifredi, che ode Zuccarina tanto sodo parlare e con tanto amore, diliberò apalesare il perché era venuto; e disse tutto ciò che lui s’era vantato, dicendo: «Io mi vantai dar questo castello a Sismondo giudici d’Arborea». Zuccarina, che ciò ode, disse: «O Gotifredi, se io di ciò ti facesse contento, vuo’mi tu prender per donna e mai non abandonarmi? Et io ti darò il castello con tutto ciò che mio padre possiede, e di lui e della terra farai tua volontà». Gotifredi disse di sì e così li le promisse e giurò d’osservare.
E per più certezza della cosa, Zuccarina avendosi fatta sposare et uno anello d’oro da lui riceuto, et a lui ne diede allora uno di carne, con molti baci. Gotifredi, che li parea aver auto il suo con- tentamento, allegro disse: «O Zuccarina, omai possiamo parlare a sicurtà». Zuccarina dice che disponga quello vuole ch’ella faccia et ella tutto farà. Gotifredi dice che la terra li dia, cioè l’entrata, e lui manderà per genti di Sesmondo giudici che per essa vegnano: «Sotto spezie che lo figliuolo di Sismondo ti debia prender per moglie. E lui et io verremo, et aperte le porti, entreremo dentro; e tu con meco ne verrai, e la terra rimarrà a Sismondo giudici, e noi questa e dell’altre aremo assai».
Zuccarina, che la rabia indel culo l’avea già fatta ismemorare che non cognoscea la sua disfazione, diè l’ordine come Gotifredi li avea ditto. Et usciti di camera, narronno a Passamonte che ella era contenta d’esser maritata al figliuolo di Sismondo giudici nomato Dragonetto.
Passamonte lieto facendo doni a Gottifredi, e licenziato, si partìo e tornò a Sismondo giudici, dicendoli tutto il trattato fatto, ma che non avea potuto adempiere il fatto senza aver promesso prender Zuccarina per moglie; dicendo: «Voi sapete che a me la vostra figliuola promessa avete; io non vorrei per questa promessione fatta a Zuccarina perdere la vostra». Sismondo dice: «Come farai, che du’ <mogli> aver non puoi?» Gotifredi disse: «Come aremo auto il castello, et io, condutto Zuccarina fuori, in mare l’anegherò». Sesmondo, che avea volontà del castello, disse che a lui piacea. Gotifredi disse: «E’ conviene che voi diate nome che ’l vostro figliuolo Dragonetto vada per prendere Zuccarina; et aparecchiate le brigate et io con loro, e ’l castello di notte ci sarà dato». Sesmondo dice che bene avea ordinato. E ditto a Dragonetto come l’avea dato per moglie Zuccarina, figliuola di Passamonte del castel di Castri, e che volea che andasse con Gotifredi a menarla, e Dragonetto disse ch’era contento.
E fatto armar le brigate, Dragonetto <con> Gottifredi mossi e caminati presso al castello, Zuccarina aperto le porti, e le brigate messe in punto, entrati preseno la terra. E morto Passamonte, e Gottifredi, menatone Zuccarina et al mare condutta, quine presente alquanti baroni di Dragonetto, innel mare la somerse. E così Zuccarina morìo.
Dragonetto, che non trova innel castello Zuccarina, domandando di lei, fuli ditto Gotifredi averla di fuori condutta, innel mare afogata. Sentendo questo, Dragonetto disse: «Or sono io così stato tradito? Per certo io la vendicherò». E chiamato lo figliuolo di Passamonte alquanto stolto, disse se volesse vendicare la morte del padre e quella della sua terra e della sorella e de li altri suoi parenti morti. Disse lo figliuolo di Passamonte: «Io non mi vorrei vendicare se non di chi n’ha colpa». Dragonetto, che ciò hae inteso, disse: «Per certo costui dice bene». E pensò farlo contento.
E come Gotifredi fu ritornato, con allegrezza andò a Dragonetto dicendoli: «Omai il tuo padre si può dire signore di tal fortezza, e questo può riputare da me». Dragonetto disse: «Al mio padre et a me piace bene che la terra è nostra, ma veramente tanti tradimenti quanti hai fatti non mi piaceno»; dicendoli: «Il primo tradimento fatto a Passamonte, lo secondo a Zuccarina, il terzo a me, che dovea aver per moglie Zuccarina e tu con falsi modi l’hai uccisa ». E chiamato il figliuolo matto di Passamonte, volse che in sua presenza Gottifredi fusse morto.
E per questo modo fu pagato della promessa fatta a Zuccarina che, a lui avendo fatto tanto onore che la terra del padre e sé li diè, così cattivamente la tradisse et in mare l’afogasse. E se Dragonetto lui fe’ morire, l’avea ben meritato.
Ex.º lv.