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Ditta la moralità, diliberò dire qualche novella ad exemplo di Medea. E dormiti la notte senza svegliarsi, a l’alba levatosi tutti, l’autore voltatosi alla brigata che quine era presente, parlò alto dicendo:


DE FALSITATE ET TRADIMENTO

Del castel di Castri in Sardigna, lo quale era di uno
nomato Passamonti, lo quale avea una bellissima figliuola
per nome Zuccarina.


A>l tempo del giudici d’Arborea chiamato Sismondo, fu un giovano assai gagliardo nomato Gotifredi, il quale dandosi vanto poter colla sua forza prendere lo castello di Castri posto in su l’isola di Sardigna, il qual castello Sismondo giudici avea molto tempo bramato; e tal castello era di un gentiluomo nomato Passamonte, omo di gran cuore e di tempo di lx anni. Avea questo Passamonte una figliuola di anni xvi bella di suo corpo e savia donzella che mai marito non avea auto, la quale il padre amava tanto che più che sé l’amava, e a persona del mondo non arè’ afidato la guardia del castello che a questa sua figliuola; la quale per vezzi che a lei portava le puose nome Zuccarina. E questa era quella che tutta la signoria del castello e di Passamonte in nelle mani avea.

Sismondo, udendo il vanto che Gottifredi s’avea dato d’aver il castello, per infiamarlo a dare compimento alla cosa, disse: «O Gotifredi, io ti profero che se fai per tua forza o ingegno che ’l castello di Castri metti in mia possanza, io ti darò la mia figliuola Bianda per moglie e faròti conte». Gotifredi ciò udendo disse: «Io lo farò per certo».

E chiesto seco alquanti famigli secreti, si partìo d’Arborea e caminò in forma d’imbasciadore verso il castello di Castri. E quando quine giunto fue, fe’ dimandare di Passamonte che li piacesse di volerlo udire. Passamonte, che niente facea senza Zuccarina sua figliuola, la fe’ richiedere dicendole: «Uno amba-