Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/243

LV


L>o preposto e la brigata giunti a Iesi, e quine cenarono, prendendo piacere come aveano per costume. E voltosi a l’altore, disse che per lo dì seguente ordinasse una bella novella per diletto della brigata, però che intendea dirizzare la via verso Napoli, andando per quella via che Vergilio con sua arte fe’ per potere andare più soave, pensando la prima giornata far finire quine u’ Medea fu soppellita. L’autore, udendo nomare Medea, prendendone compassione sapendo la morte che fe’ e chi ne fu cagione, disse che li piacesse di lassarli dire prima qualche moralità. Il preposto contento, l’altore disse:

«Non fu ingannata per amor Medea
da quel crudel Giansone
quando dormendo a l’isola lassolla,
o Dido abandonata da Enea
la qual, tra l’altre donne,
fama di casta inanti a lui portolla;
com’io da uno veggendo che tolla
ogi vita di me, <e> già sostenne —
nel tempo ch’elli venne
nella mia mente — me co’ tanto bene,
che in lui era ogni mio diletto.
Or li sono in sospetto
ogni cos’operar che darmi pene;
di ch’io mi veggo da lui così tradire
com’una ch’altri fidi e fai morire».