Nella nebbia/Nella buona società
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NELLA BUONA SOCIETÀ.
La signora, sempre bella, sempre festeggiata, non temeva il confronto di una figliuola ventenne. La natura le aveva accordato il favore di conservare la grazia e la sveltezza giovanile nella lussureggiante maturità.
Era l’ora delle ultime visite, delle più care.
L’ombra del crepuscolo si allungava nel salotto.
La signora sedeva presso alla finestra, in mezzo a un circolo di amiche e di cavalieri.
Inutile dire quale fosse il tema della conversazione. Si sfioravano naturalmente tutti i soggetti; ma uno tornava sempre a galla, eterno soggetto di ogni conversazione elegante o volgare: la maldicenza.
Il crocchio intimo passava in rivista le dame e i cavalieri che erano apparsi in quel medesimo salotto la vigilia.
— Quella povera contessa non si è più riavuta dopo la terribile scossa — diceva un signore alto, secco, dal viso maligno.
— Gli è perchè sa oramai con certezza che un dolore simile non le capiterà mai più! — ribattè una biondina delicata che pareva impastata d’etere e di gelsomini.
Fu una risata. La contessa a cui si alludeva era una donna di cinquantadue anni, il cui ultimo amante aveva preso moglie. Si parlava a frasi velate, senza far nomi. Ciò nonostante la padrona di casa, stava sempre un pò perplessa, volgendo lunghe e frequenti occhiate verso l’angolo opposto del salotto. E se un imprudente si lasciava sfuggire una frase troppo trasparente, era pronta a chiamarlo all’ordine con un cenno rapido e risoluto.
Nell’angolo opposto stava il crocchio gaio, rumoroso, sempre in moto delle fanciulle: da qui i timori della signora.
Claudina una brunetta secchina, dal naso ricurvo e dalla bocca affondata, riceveva là, sotto la sorveglianza materna, le sue giovani amiche.
Ma se nel crocchio degli adulti discorrevano a frasi velate, Claudina aveva iniziato nel suo una specie di gergo, nel quale raccontava le storielle più difficili, illustrando con qualche gesto o commento le allusioni oscure, i passaggi scabrosi.
L’ultimo visitatore arrivò. Era un omino asciutto sui cinquant’anni, dagli occhietti vivi, dal riso ironico.
— Il dottor Cassinoni! — esclamò Claudina.
Tutti lo chiamarono come uno che si aspetta da lungo tempo.
— Dottore! finalmente si lascia vedere!
— Dottore!... Dottore!...
— Come ha l’aria triste, non pare lei!
Le fanciulle lo circondarono.
— Che notizie della nostra amica?
— Come sta Bianca?...
— Spera di salvarla, vero?...
— Dica, dottore, parli!...
Così insistevano le fanciulle e nelle loro voci era un fremito di ansietà contenuta.
Il dottore si fece serio, guardò le madri, poi guardò le fanciulle. Il sorriso ironico si estinse sulle sue labbra; e con una emozione affatto insolita in lui, disse: — Morta!... È morta da un’ora!
— Morta?!... Morta?!... gridarono le fanciulle dopo il primo momento di paralizzante stupore.
— Morta!... sospirarono le signore.
— Povera, povera Bianca!
Un silenzio regnò nel salotto semibuio.
— Perdio! — esclamò un signore grasso: — quell’uomo può dirsi rovinato per tutta la vita!
— Se fossi in lui mi suiciderei — mormorò un giovine serio — sarebbe il solo mezzo di farsi perdonare.
Le signore abbassarono gli occhi.
Le fanciulle ascoltavano con gli occhi intenti, pallide e ammutolite.
I domestici portarono i lumi.
— Quello non si suiciderà — disse il medico con voce quasi solenne. — Sapete invece cosa farà? Da qui a un anno poco più, forse meno, prenderà una seconda moglie.
Egli fu interrotto da un coro di oh! oh! indignati.
— Scommettiamo?...
— Bisognerà, se mai, che vada molto lontano a cercarsi la sposa! — esclamò una bella signora che passava per molto ardita.
La padrona di casa le gettò un’occhiata cattiva e mormorò con la sua vicina.
— Che sfacciata! Non pensa nemmeno che quelle bambine ascoltano.
E la prudente madre fece un cenno al dottore perchè troncasse quell’argomento.
Ma questi non vide o fece le viste di non vedere. Aveva pronto un discorsetto crudino, tagliente, e non era uomo da sacrificarlo; si accontentò di abbassare la voce.
— Perchè dovrebbe andar lontano? Che necessità ci vede lei? Tutti gli uomini, specialmente gli ammogliati sanno per esperienza che Morandini non è peggiore degli altri.... È stato imprudente, tanto più si può credere che sarà prudente un’altra volta. Le signore poi, le madri sanno benissimo tutto quello che sanno gli uomini, e più ancora sanno che i buoni partiti sono rari, sempre più rari.... E Morandini è un buon partito!
— Basta, dottore! — ordinò la padrona di casa. — Basta! — supplicò con più dolcezza — le bambine taciono!...
— Non taciono — osservò il dottore, — ma io obbedisco egualmente. Del resto, non abbiano alcuna pena, signore mie, anche se mi hanno inteso, non mi avranno capito: sono tanto candide!
— Questo dottore è un gran cinico — mormorò il giovine serio che aveva parlato di suicidio. — Non capisco perchè la signora Margherita gli sia amica.
— Sarà forse per riconoscenza.... È da molti anni che si conoscono!... sospirò con adorabile ingenuità la delicata biondina.
— Che vipera! — pensò il giovine, e la guardò fisso in aria interrogativa; ma ella serbava nel viso, come nella voce, la più innocente espressione.
Intanto le fanciulle strette in un gruppo discorrevano fra di loro sommessamente.
Il dottore aveva ragione, non ascoltavano i «grandi»: non ve n’era bisogno. Claudina conosceva la storia della povera Bianca e la raccontava.
Avevano la stessa età; erano state in collegio assieme e avevano fatto il loro ingresso in società l'anno precedente, tutte e due la stessa sera, vestite uguali come due sorelle.
— Ma Bianca era una bellezza — notò Claudina senza rancore — e aveva una dote di mezzo milione: perciò fece furore, mentre io passai inosservata. Camillo Morandini incominciò subito a farle la corte ed ella fu subito presa. Andando a casa mi disse: o lui, o nessuno. Era così impetuosa, così ardente.
«Povera Bianca! tutto andò come sapete. Ma noi ci si era fatta una promessa fin dal collegio: quella che prendeva marito prima, avrebbe raccontate tutte le sue impressioni all'altra.
«Queste promesse si fanno spesso, ma raramente si mantengono. Quando la povera Bianca tornò dal suo brevissimo viaggio di nozze, malata a quel modo, io andai subito a trovarla di nascosto della mamma che non voleva.
— E che ti disse?... — domandò una bambina di quindici anni che ascoltava con le orecchie rosse.
— Sta zitta! — impose una giovinotta seria e calma che non mostrava alcuna curiosità.
— Mi si buttò fra le braccia e si mise a piangere — continuò a raccontare Claudina. Io piangevo con lei. Finalmente, mi disse che era avvelenata e che sarebbe morta.
— Avvelenata! — esclamò quasi ad alta voce la quindicenne. — Dunque fu un assassinio!
La sua vicina le diede uno spintone perchè tacesse: alcune risero.
— Un assassinio.... involontario, — completò Claudina.
«Vi ricordate che si è parlato molto, sebbene molto sommessamente davanti a noi, di una gran cena di addio offerta da Morandini ai suoi amici, come suggello della sua vita di scapolo.
Quasi tutte se ne ricordavano.
— Si disse che vi fossero invitate anche delle donne... di quelle — vi ricordate?...
Due o tre accennarono di sì.
— Qualche giornale ne parlò: Bianca seppe qualche cosa; procurò uno di quei giornali e lo si lesse insieme. L'articolo pareva scritto da un nemico di Camillo; e lui deve essersi giustificato con poca fatica. La stessa sera ella bruciò il giornale e l'indomani fu sposa.
«Ebbene! era tutto vero!
«— Ma lui non ci ha colpa — diceva la povera Bianca piangendo sulla mia spalla: — lo hanno ubbriacato per fargli una burla, ... e poi.... — ripigliava asciugandosi gli occhi — fanno tutti così, sai — »
Le ragazze più grandi tacevano atterrite.
— Non capisco bene — disse la bimba quindicenne alla sua vicina.
— Non importa; ci hai tempo!
*
* *
Le signore si alzarono per andarsene: era tardi.
E dame e cavalieri cominciarono i saluti con un chiacchierio affettuoso e gaio; il doloroso episodio era dimenticato.
Anche le fanciulle si levarono, ma senza rumore, senza gaiezza per quella sera, pallide e pensose.
Una delle meno acerbe, una ragazza di ventiquattr’anni che si forzava a parerne diciotto, disse a Claudina baciandola:
— Meglio non maritarsi... ti pare?...
Ma Claudina scrollò il capo e rispose:
— No, cara! Bisogna maritarsi in qualunque modo. Le maritate almeno, nel peggior caso, quando non hanno altri compensi, sono compiante: le ragazze che invecchiano nella soggezione, fantasticando e desiderando, non sono che ridicole nella nostra società!...
— È vero!... È vero!... mormorarono le amiche, mentre si abbracciavano, sospirando sommessamente.