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Fu una risata. La contessa a cui si alludeva era una donna di cinquantadue anni, il cui ultimo amante aveva preso moglie. Si parlava a frasi velate, senza far nomi. Ciò nonostante la padrona di casa, stava sempre un pò perplessa, volgendo lunghe e frequenti occhiate verso l’angolo opposto del salotto. E se un imprudente si lasciava sfuggire una frase troppo trasparente, era pronta a chiamarlo all’ordine con un cenno rapido e risoluto.

Nell’angolo opposto stava il crocchio gaio, rumoroso, sempre in moto delle fanciulle: da qui i timori della signora.

Claudina una brunetta secchina, dal naso ricurvo e dalla bocca affondata, riceveva là, sotto la sorveglianza materna, le sue giovani amiche.

Ma se nel crocchio degli adulti discorrevano a frasi velate, Claudina aveva iniziato nel suo una specie di gergo, nel quale raccontava le storielle più difficili, illustrando con qualche gesto o commento le allusioni oscure, i passaggi scabrosi.

L’ultimo visitatore arrivò. Era un omino asciutto sui cinquant’anni, dagli occhietti vivi, dal riso ironico.

— Il dottor Cassinoni! — esclamò Claudina.

Tutti lo chiamarono come uno che si aspetta da lungo tempo.

— Dottore! finalmente si lascia vedere!

— Dottore!... Dottore!...

— Come ha l’aria triste, non pare lei!

Le fanciulle lo circondarono.

— Che notizie della nostra amica?

— Come sta Bianca?...

— Spera di salvarla, vero?...