Lezioni sulla Divina Commedia/Dai riassunti delle lezioni tenute a Zurigo nel 1856-57/Il Paradiso/Lezione XI

Il Paradiso - Lezione XI

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Lezione XI

[La grandezza morale e la missione del poeta: Cacciaguida (c. XVII).]


Nel terzo canto di Cacciaguida Dante parla di sé. Il suo viaggio ha luogo nel milletrecento; pure attribuendo alle ombre la vista profetica trova modo d’innestarvi i fatti posteriori. La contingenza, dice Cacciaguida,

                                    Tutta è dipinta nel cospetto eterno.

     Da indi, si come viene ad orecchia
Dolce armonia da organo, mi viene
A vista il tempo che ti si apparecchia.
     

E qui possiamo ora esporre la teoria poetica applicabile a questi tre canti. Vi è una teoria che dice: — Guardati dal particolare — , e ve n’è un’altra che dice: — Guardati dal generale — . In effetti il particolare ti dá il nudo fatto, relativo a certi uomini e a certe cose, senza alcuno interno significato che lo renda durabile. Il generale è una mera astrazione, buona in filosofia, contraria alla natura della poesia, che dee rappresentare l’esistente. Il vero è che il poeta dee prender per base, o se si vuole per contenuto il fatto, ma dee sapervi spirar dentro il generale: altrimenti ti dá un corpo senza anima. Dee dunque [p. 304 modifica]far emergere da’ particolari l’anima, cioè un pensiero, che s’indirizzi all’intelligenza, un sentimento che s’indirizzi all’affetto, un’immagine che s’indirizzi alla fantasia. Cosi quando Dante rimprovera Bonifazio VIII di aver trasformato Roma in un mercato di Cristo è il sentimento che aggiunge valore al fatto:

                                    Lá dove Cristo tutto di si merca.      

E quando parlando delle accuse che gli venivano da’ suoi nemici, senza degnarsi di giustificarsene, si contenta di dire:

                                    La colpa seguirá la parte offensa
In grido come suol...
     

il fatto ha qui valore perché espresso in forma di sentenza. Quando poi ad esprimere la fortezza dell’uomo incontro alla fortuna dice che ei si sente
                                    Ben tetragono ai colpi di ventura,      

o quando per esprimere lo stesso pensiero dice:
                                    Sta come torre ferma che non crolla
Giammai la cima per soffiar di venti;
     

qui è l’immagine che eterna il fatto e lo fissa nella memoria. II poeta dee vivere in mezzo al particolare; dee sentirne le passioni, a patto che sappia innalzarvisi sopra. Solo in questo caso trova eco nello spirito umano: cosí Dante divora in silenzio ciò che il suo dolore ha di troppo intimo e speciale e ne fa venir fuori quello solo che è proprio di ogni uomo;

                                         Tu proverai siccome sa di sale
Lo pane altrui e come è duro calle
Lo scendere e il salir per le altrui scale.
     

Qui col godimento estetico si congiunge un godimento morale; poiché sono i dolori dell’esilio rappresentati secondo l’impressione di un’anima nobile, che trasanda tutto ciò che vi è [p. 305 modifica]di troppo materiale. L’elogio che segue di Can Grande della Scala non è certo dettato dalla sola gratitudine del beneficato verso il protettore, ma dall’intenzione di glorificare in lui il capo del partito ghibellino. E quantunque questo intendimento politico sia qualche cosa di ben piú importante che i dolori di un uomo privato, pure non fa lo stesso effetto, perché la poesia qui rimane nel cerchio politico e non s’innalza sul particolare, ma Dante ritorna a se stesso, e la poesia ritorna alla sua prima altezza. Lo stile, dapprima cosí tenero ed affettuoso quando si descrivono i dolori dell’esilio, qui prende una certa magnificenza epica ispirata dalla grandezza dell’animo; è il trionfo della dignitá umana sopra quei bassi calcoli d’interessi perituri che costituiscono ciò che dicesi la prudenza; il trionfo della poesia sulla parte prosaica dell’anima. La quistione è posta da Dante. Io ho veduto cose, dice egli, che s’io ridico,

                                    A molti fia savor di forte agrume;

     Ma s’io sono al ver timido amico,
Temo di perder vita tra coloro
Che questo tempo chiameranno antico.
     

L’animo è cosí preparato alla magnanima risposta di Cacciaguida. Vedete un assoluto disprezzo degli umani riguardi ed interessi; un puro amore della gloria e del vero, Dante solo, povero, armato di una penna, soprastá a tutti i grandi della terra.