Lezioni di analisi matematica/Capitolo 9/Paragrafo 63

Capitolo 9 - Prime applicazioni del teorema della media

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Capitolo 9 - Prime applicazioni del teorema della media
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§ 63. — Prime applicazioni del teorema della media.


α) Si può dimostrare semplicemente il teorema di Heine (pag. 135) per una funzione definita in un intervallo nel caso che la sua derivata sia limitata, che cioè esista una costante tale che . Se è un numero arbitrario, sia <mahth>\alpha</math> un qualsiasi intervallo parziale di ampiezza superiore ad . Siano due punti di , ove la assume il massimo e il minimo dei valori, che assume in . L'oscillazione in vale , dove è un punto intermedio tra e . Poichè e , tale oscillazione non supera .                                                                                                                        c. d. d.

β) La formola diventa (se ) . [p. 198 modifica]Se si suppone senz'altro nei punti interni all'intervallo (), allora soltanto nel punto (incognito) c sarà , ma sarà anche soddisfatta l'altra ipotesi iniziale , esisterebbe, per il teorema di Rolle, almeno un punto , interno all'intervallo, ove si avrebbe .

Se , allora, posto , se ne deduce:

          (1)

[ appartenente all'intervallo ].

Cioè:

Se le funzioni continue e derivabili f (x), φ (x) sono nulle per xa, e nei punti interni all'intervallo (a, x) la φ' (x) è differente da zero, allora il rapporto è uguale al rapporto delle derivata prime in un punto x1 interno all'intervallo (a, x).

Al variare della in un intorno di , la percorrerà un certo insieme di valori dello stesso intorno (cfr. Nota a pag. 200).

Se esiste il , esisterà anche il , e quindi per la (1) esisterà anche il , cioè il limite del rapporto delle loro derivate prime .

Se anche le derivate prime di sono nulle nel punto e se quando , potremo, applicando di nuovo lo stesso teorema, scrivere l'uguaglianza


dove è un punto intermedio tra ed e quindi anche intermedio tra ed .

Così continuando troviamo infine che, se esistono le derivata delle f, φ fino a quelle di ordine , se le e le prime loro n derivate sono nulle per (mentre le sono differenti da zero per ), allora

,


dove è un punto intermedio tra a ed x.

Se ne deduce una celebre formola dovuta pure a Lagrange conservando le ipotesi fatte per e ponendo col che le ipotesi fatte per risultano soddisfatte. Poichè [p. 199 modifica] si deduce il seguente teorema d'importanza fondamentale:

Se possiede le prime derivate, e se insieme alle prime derivate è nulla nel punto , allora

,

dove è un punto intermedio tra ed .

Osservazione. Se ne deduce in tal caso

.


Poichè sarà, se è continua nel punto , e se :

.


Questa formola vale anche nella ipotesi che esista la derivata di nel punto e sia determinata e finita (senza che sia necessario ammetterne la continuità). Infatti si trova, come sopra,

( intermedio tra ed ).


Poichè , sarà, posto ,

.

Da cui, passando al limite per , si trae subito il teorema enunciato.

In particolare, poichè è positivo, e poichè ha, per abbastanza prossimo ad , il segno del suo limite per , se ne deduce che, per prossimo ad , la ha il segno di , se questa derivata è determinata e finita e se .

Posto , si vede che, per abbastanza piccolo, nelle nostre ipotesi coincidono i segni di e di , cioè coincidono i segni di e di .

Noi abbiamo dato in questo paragrafo un procedimento per calcolare il limite di un quoziente in qualche caso, in cui non sono applicabili i teoremi del § 35, pag. 115-116. Ad altri

casi analoghi sono applicabili le seguenti osservazioni. [p. 200 modifica]

OSSERVAZIONI.


1° Si è dimostrato che se , e se esiste il esiste anche il , ed è uguale al precedente1. Un teorema analogo vale se . Lasciando ai trattati di calcolo la dimostrazione completa (piuttosto delicata) di tale teorema, noi la esporremo nell'ipotesi che esista, sia finito e diverso da zero. Poichè nelle nostre ipotesi è , sarà . Moltiplicando primo e ultimo membro per si ottiene appunto .

2° Questi teoremi valgono anche per , cioè se i termini della frazione tendono per entrambi a , oppure ad . Posto infatti , si ha:

3° Talvolta con questi teoremi si riesce a calcolare il limite di un prodotto che si presenta nella forma , ossia il limite del prodotto di due fattori , di cui uno tende a zero, l'altro a . Basterà scrivere il prodotto nella forma , e poi applicare a questi quozienti il metodo precedente.

4° Si deve talvolta trovare il limite di una potenza, che sì presenta nella forma , oppure , oppure , ecc., vale a dire di una potenza, la cui base tende ad , l'esponente ad , oppure di cui base ed espanente tendono entrambi a zero, ecc. In tal caso si cerca dapprima col metodo dell'esercizio 3° il limite del logaritmo di una tale potenza. Il liniite della potenza sarà .

5° Si deve talvolta cercare il limite di una differenza , che sì presenta nella forma , perchè entrambi i termini tendono ad . In tal caso si scrive nella forma di un prodotto cercando poi di applicare i metodi precedenti. [p. 201 modifica]γ) Interpolazione.

Capita molte volte di dover trovare un numero approssimato del valore che assume nei punti di un intervallo , quando si conoscano i valori ed che la assume nei punti . Ciò capita in pratica specialmente per il calcolo delle funzioni logaritmiche e trigonometriche: così p. es., se se dalle tavole logaritmiche sono fati i valori di e di , e si deve scrivere un valore approssimato del logaritmo di .

La formola, p. es., che si usa, come è ben noto, è la seguente:


(dove, nel caso che si ricorra a tavole numeriche, la dicesi la differenza tavolare).

Quale errore si commette usando tale formola, cioè scrivendo al posto di .

Si noti che in virtù del teorema della media,



dove è un punto intermedio tra e . Così pure in virtù del teorema della media , cosicchè ; e similmente


dove è un punto intermedio tra e quindi , anche tra e , ed è un altro punto dell'intervallo .

Quindi l'errore commesso scrivendo al posto di vale . E, se possiede derivata seconda, tale errore vale dove, secondo il teorema della media, , è intermedio tra ed , mentre , è intermedio tra ed . Cosicchè ed sono punti di . Se dunque in non supera la costante , allora, poichè , tale errore non supera , nè e quindi neanche il più piccolo di questi due che è certo non superiore a .

Il lettore applichi questo risultato alle usuali tavole logaritmiche.

Oss. Si noti che, sostituendo la alla , si è sostituito alla un polinomio di primo grado che in due punti (nei punti ) assume lo stesso valore di . Si potrebbe generalizzare il metodo, sostituendo, p. es., ad un polinomio di grado , che in punti assumesse lo stesso valore che la Per la determinazione di tale polinomio cfr. i §§ 14 . 49, 27 . 90.

δ) Criterio di convergenza di Cauchy.

Sia una funzione definita nell'intervallo (, che la derivata sempre positiva; al crescere di la diminusice. Se sono due valori di , se , allora è uguale al valore di in un punto dell'intervallo (; tale frazione è dunque positiva minore di , maggiore di . In particolare è positivo, . Cosicchè cresce quando cresce il valore dato ad , e tende quindi a un limite per . Di più, ponendo , oppure , si trova:

.


Scrivendo queste disuguaglianze per , e sommando si trova:

.

[p. 202 modifica]Quindi la serie

converge o diverge secondo che è finito o infinito, perchè la somma dei suoi primi termini è compresa tra

,

e tende per a un limite finito soltanto quando altrettanto avviene per .

Ponendo , oppure , oppure si dimostra subito, p. es., che la serie

,

, ecc.

sono divergenti. Nella seconda si è cominciato dal termine corrispondente ad perchè per la non ha derivata finita.

ε) Funzioni a derivata nulla.

Ricordiamo il teorema:

Una funzione costante ha derivata identicamente nulla.

Dimostriamo il teorema reciproco, d'importanza fondamentale: Una funzione la cui derivata è identicamente nulla, è costante.

Infatti siano e due punti qualsiasi dell'intervallo, ove la è definita. Per il teorema della media di Lagrange, il rapporto

è uguale alla derivata in un punto intermedio, ed è quindi nullo, perchè è nulla dappertutto. Il suo numeratore è quindi nullo; cioè . La funzione , riprendendo lo stesso valore in due punti qualsiasi , è quindi una costante.     c. d. d.

Questo teorema è geometricamente intuitivo. Dire che è sempre nullo è asserire che le tangenti alla curca sono tutte parallele all'asse delle . Dire che è costante equivale ad asserire che la curva è una retta o un segmento, i cui punti distano ugualmente dall'asse delle , ossia che tale curva è un segmento parallelo all'asse delle . Il teorema geometricamente significa dunque:

Se le tangenti della curva sono tutte parallele all'asse x, tale curva è una retta o un segmento all'asse delle x.

meccanicamente questo teorema è pure evidente, e ci dice che un punto il quale si muove su una retta (ed ha all'istante [p. 203 modifica] una distanza da un punto fisso della rete stessa) ed ha la velocità sempre nulla, sta fermo (perchè resta ad una distanza costante dal punto ). Ciò non è un'osservazione banale; essa è piuttosto un'osservazione che conferma l'accordo tra l'idea intuitiva di velocità e la definizione matematica da noi datane.

Se due funzioni hanno in ogni punto di un certo intervallo ugual derivata finita, esse differiscono in esso di una costante. La loro differenza ha infatti per derivata la differenza delle derivata che è nulla, ed è quindi costante (Cfr. § 74, γ).

Note

  1. Il teor. reciproco non è generalmente vero. Infatti noi abbiamo dimostrato che ove è un certo punto intermedio tra ed . Non è detto però che, al variare di , la assuma tutti i valorì di un intorno di e che non ne salti qualcuno; cosicchè studiando ì valori di si studierebbero alcuni, ma non tutti i valori che il rapporto delle loro derivate assime în un intorno del punto . E quindi nulla si può concludere per il limite di tale rapporto senza studi più minuti.