Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XXII

XXII. Alla stessa - A Fermo

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XXI XXIII
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XXII.

ALLA STESSA

a Fermo

17 agosto (1831)

               Cara Marianna mia!

Il racconto che mi fai del tuo viaggio è veramente delizioso, ed io credo che oramai non resti all’uomo dabbene altro piacere da gustare che nel contemplare le bellezze infinite della natura; tutto il resto non è più fatto per lui, o egli non vi si può adattare. Io lo sapevo che saresti rimasta assai malcontenta di cotesto paese, e fa pur conto che tutta la nostra Marca, meno due o tre cittá, sieno la sua copia, ed anche queste eccezioni non credo che abbiano molti punti di somiglianza con le città di Romagna; là si educano gli uomini, equa si lascia fare alla madre natura, la quale in questo non ci fa vedere quelle cose meravigliose di cui parlavo più su. E dunque io ti compiangerei assai se il tuo soggiorno costi dovesse esser lungo, è compiangerei di più Nina, ma saranno brevi momenti quelli che vi passerai. Anche l’incertezza del tuo destino è cosa ch’io t’invidio assai; quel non sapere dove andrai da qui a pochi giorni, quello sperare di dover andare in una ottima città, di fare un viaggio delizioso, sono cose che mi farebbero andare in estasi, ed i giorni mi scorrerebbero volando. [p. 57 modifica]

Ma, e che cosa non debbo io mai invidiarti, o Marianna mia? Quella tua cara anima, quel tuo carattere eccellente, quel tuo cuore pieno di una bontà angelica, mi fanno sembrare realizzato un sogno che io credevo non fosse più questo il tempo di poter vedere avverato. E se sapessi quanto mi fa insuperbire la tua amicizia! quando leggo le tue lettere, e penso alle tue parole, al tuo amore, io levo la testa e mi stimo molto di più di quel niente ch’io sono al tuo confronto... Poichè, sappi e tieni per cosa certissima, che tu sei infinitamente più buona e più brava di me in ogni genere. E quando io penso al delirio di gioia che il conoscerti mi cagionerebbe, il pensiero, che è continuo in me che quando mi conoscerai non mi troverai degna di tanto tuo amore, mi mortifica, e quasi mi fa desiderare di non vederti mai per continuare a godere della dolcezza de’ tuoi sentimenti, che forma l’unica e vera delizia della mia vita.

Quanto mi dici di Bologna mi fa un ribrezzo e m’infonde una melanconia che non ti so descrivere. Nel breve regno di pochi mesi indietro dei liberali, io non ho certo veduto da essi grandi esempi di bravura, di genio, di nobile animo, ma ho creduto sempre che il fuoco sacro fosse là, nei vostri paesi ch’io credevo assai felici, ma tu vuoi togliermi anche questa illusione, e ne hai ragione — la verità, sopra tutto la verità. Che infame mondo, Marianna mia, in quai tempi mai siamo! Ma, se puoi, lasciami il mio entusiasmo per la Francia, lascia ch’io faccia dei voti perch’essa sia felice e vittoriosa, perchè possa continuare sempre nel suo linguaggio franco ed ardito e non temere [p. 58 modifica]le minaccie e i digrignamenti di denti di chi ha ora abbastanza da fare a causa sua, e di chi pare siasi già dimenticato di tutte le sconfitte che la Francia gli ha fatto toccare, e di tutti i suoi nemici. Se sapessi con qual battimento di cuore, con qual gaudio ho letto il racconto dell’apparizione nella Camera de’ deputati della bandiera già conquistata da Napoleone all’Austria, e il disprezzo di Semonville, e la risposta del giovane duca di Orléans. Un giornale francese vuol dire ch’era questa una scena preparata; quanto mai è egli crudele! Vedi ch’io non parlo dell’Italia — ah essa merita che venga abbandonata al suo destino, ora che la memoria dei suoi passati tempi è estinta, o non serve a nulla.

Marianna mia, se il tuo papà può, fa ch’egli mi tolga una curiosità.

Io vorrei sapere chi è la moglie del conte di Alopens, già ministro di Russia a Berlino, morto poco tempo fa, e di cui dice il giornale di Francfort che, malgrado la differenza d’età, si sposò ad una donna, di cui la bellezza era una celebrità europea. Queste due parole mi hanno ispirato una curiosità terribile, che solo il papà tuo potrebbe togliermi.

Ma sai, o cara? rispondendo a quest’articolo non scrivere come mi scrivesti intorno a Salvatori — adoperasti per quello un certo carattere di cui io non potei comprenderne una sola parola. Mi dirai chi sono i tuoi compagni? quando terminano le tue recite costì? se vai in Ancona? se conosci Melchiorre ex-tenente dei carabinieri, celebre fanfarone? se mi vuoi bene? se me lo vorrai sempre? se credi [p. 59 modifica]ch’io ti adoro? se credi ch’io smanio di sapere quale incontro hai fatto? se credi ch’io ora vado a letto, poichè è già vicino il giorno? Vedi quanti atti di fede hai da fare — altro che l’andare dalla Morigi!

Abbraccio Nina teneramente, saluto con grande affetto i tuoi genitori.