Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
56 |
XXII.
ALLA STESSA
a Fermo
17 agosto (1831)
Cara Marianna mia!
Il racconto che mi fai del tuo viaggio è veramente delizioso, ed io credo che oramai non resti all’uomo dabbene altro piacere da gustare che nel contemplare le bellezze infinite della natura; tutto il resto non è più fatto per lui, o egli non vi si può adattare. Io lo sapevo che saresti rimasta assai malcontenta di cotesto paese, e fa pur conto che tutta la nostra Marca, meno due o tre cittá, sieno la sua copia, ed anche queste eccezioni non credo che abbiano molti punti di somiglianza con le città di Romagna; là si educano gli uomini, equa si lascia fare alla madre natura, la quale in questo non ci fa vedere quelle cose meravigliose di cui parlavo più su. E dunque io ti compiangerei assai se il tuo soggiorno costi dovesse esser lungo, è compiangerei di più Nina, ma saranno brevi momenti quelli che vi passerai. Anche l’incertezza del tuo destino è cosa ch’io t’invidio assai; quel non sapere dove andrai da qui a pochi giorni, quello sperare di dover andare in una ottima città, di fare un viaggio delizioso, sono cose che mi farebbero andare in estasi, ed i giorni mi scorrerebbero volando.