Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XLVI
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XLV.
ALLA STESSA
a Bologna
23 agosto (1833)
Marianna mia,
Io non ne poteva più del tuo silenzio, io smaniava di avere nuove di te; ma tutto inutilmente. Figurati che alla rabbietta che mi cagionava la tua ostinazione era succeduto un timor grande che ti fosse accaduta qualche sciagura, o a te o ai tuoi. E siccome non sapeva dove stavi, aveva risoluto di scrivere a tua madre e di pregarla a volermi riassicurare sulla tua sorte, ma è venuta la tua che mi ha consolata. Ma tu sei cattiva assai: 22 Giugno, e 14 Agosto, vedi quanto spazio vuoto di tue lettere! Per questa volta te la perdono, poichè Feroci ha fatto le mie vendette, e ne sono contenta, ed assicurati che tutte le volte che mancherai ai doveri dell’amicizia, o anche a qualche altro dovere, il gastigo seguirà il fallo, e lo vedrai.
Povera Marianna, il tuo impresario ti ha fatto una brutta figura, dopo che ti aveva pregata tanto di venire a Firenze! Ma tu sei tanto buona, e virtuosa, che sei stata capace di non farne con me neppure un lamento, tu devi essere molto dolce, non è vero? non devi andar soggetta ad inquietarti spesso; dimmelo un poco, perchè se è cosi procurerò che mi serva di lezione, che ho paura di essere il tuo opposto, e spesso me ne vergogno, ma invano.
Marianna mia, quello che mi dici di Muccio mi fa piangere per dolore! Egli non può nè leggere nè scrivere, e in quattro mesi ha scritto solo due righe a mio padre, e poi nemmeno esce di casa, poichè mi dici che sorte un po’ di casa; ma dunque cosa fa? se non esce sempre, è segno che sta male, e se sta male, Marianna mia, io non ho più pace! Ma perchè non torna fra noi? Ora già è veduto che non trova sollievo nell’aria straniera, e stando male non lo troverà neppure in altre cose, mentre poi soffrirà assai per la mancanza di quelle che si trovano solo nella casa paterna, e in mezzo ai suoi. E riguardo a questo non ti ha detto mai una parola, non ti ha fatto mai capir nulla, quale sia la sua intenzione? Oh Marianna mia, se tu mi vuoi bene, se me lo hai mai voluto, dimmi per carità quello che sai: dimmi se possiamo sperare di rivederlo una volta, o vero per quanto tempo dovremo stare in quest’aspettativa dolorosissima, sempre palpitanti e frementi.
Pochi giorni sono (e te lo voleva scrivere a Firenze acciò lo dicessi a Giacomo) leggendo i fogli francesi divenni di fuoco vedendo che Muccio era stato arrestato all’Aquila in conseguenza della congiura di Napoli!! Propriamente: il corriere francese, il nazionale, ed anche un foglio belga dicevano queste parole: parmi les personnes arretées on cite le nom de M. le comte Iacques Leopardi. Vedi che cosa curiosa: dimmi un poco se Muccio ne sapeva di questo suo arresto, ma dimmelo, sai, non te lo scordare.
Altra dimanda. È vero che molte signorine bolognesi si maritano con uffiziali tedeschi? Il corriere francese pretende di si e ne fa una colpa terribile al governo austriaco, come di una sua manovra ecc.
Se ti prendesse curiosità di sapere i nomi delle signorine, li vedrai appiedi. Ora, Signora Marianna mia, mi senta bene. È lungo tempo ch’ella mi ha promesso di mandarmi i suoi sonetti, le sue stampe ecc., e me lo ha promesso più volte, e da varii luoghi; e me lo ha promesso pensando che chi promette deve mantenere, e non so poi come ella abbia fatto a superare la vergogna di aver promesso sempre invano. Ora io, mossa a compasione dei di lei rimorsi interni, e volendo porre in calma la sua coscienza, le offro, anzi le ingiungo di servirsi del mezzo che le presento per farmi avere tutto (senza sua spesa e senza mia). Ella faccia un pacco di tutte quelle cose che avrà la bontà di mandarmi, sonetti, canzoni, biglietti amorosi, inviti per serate di benefizio, stampe litografiche, ritratti, poesie, insomma tutto quello ch’ella ha di piccante e di caro per la sua amica (che le vuole molto bene, anzi troppo, riguardo alla di lei cattiveria), con la direzione al mio vero nome, cioè alla Contessa Paolina Leopardi, e con sopraccarta diretta al Sig. Annesio Nobili, Pesaro, e lo consegni al principale della stamperia Nobili di costí, acciò, lo mandi a Pesaro, ed ecco come io l’avrò immediatamente, ed ecco com’ella si sentirà più lieta nell’aver fatto una buona azione e soddisfatto al suo dovere, ed ecco come la tua amica è già esultante fin da quest’ora, Marianna mia, all’immaginarsi il piacere che proverà nell’aprire il tuo pacco, del quale non devi prenderti pensiero se viene grande e grosso, chè non importa punto. Ma tu non puoi immaginarti la gioia che mi arrecherà; così potessi vedere Anna Bolena, e un ritratto di Nina! Avrai sentito il rimbombo della Fiera di Sinigaglia, e i cinquecento scudi di Rubini nella sua serata (si vuole ch’egli abbia detto che non ne ha fatti mai altrettanti e i cinquecento della Ungher (altra versione, 730) ecc. Mi rallegro con te, oh mi rallegro assai, della tua libertà, della tua fortezza: ma sai che sono un po’ incredula? In quanto al non esserti più innamorata (nel vero senso) lo credo; ma in quanto alle galanterie poi, oh lascia che me la rida. Se il mio uccellino, non so perchè, non avesse perduto la voce, te ne racconterei delle belle.
Addio, cara, carissima. Riposati in questi mesi di vacanza, chè ne avrai gran bisogno. Voglio molto bene al papà tuo per questo: addio, salutami i tuoi genitori, quasi vorrei dire salutami Nina; ma mi accorgo che non sono con essa in perfetta pace. Io ti bacio.
La marchesa Bovio, la marchesa Amorini, la Zambeccari, la marchesa Conti (col comandante la piazza), la Ercolani, la Giusti. Una parola di riscontro su ciò, se le piace, o madama!
P. S. Viene in questo punto un pacchetto di costi, quanta gioia io mi sento al solo vederlo te lo ha già detto il vivissimo desiderio che io ti mostrava. Una cosa solo mi spiace, e, stante la confidenza che vi è tra noi te la posso dire, che tu lo abbi francato. Io spero che non lo farai più: altrimenti non posso chiederti più nulla, ed io amo di esser libera. Abbiti, o cara i miei ringraziamenti e lascia ch’io vada a deliziarmi colle tue lodi, con quelle della mia diletta amica.