Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XLV

XLV. A Marianna Brighenti - A Bologna

../XLIV ../XLVI IncludiIntestazione 24 ottobre 2024 75% Da definire

XLIV XLVI
[p. 130 modifica]

XLV.

A MARIANNA BRIGHENTI

a Bologna

16 luglio (1833)

               Marianna mia,

Tu mi hai talmente avvezzata ai tuoi successi, ai tuoi trionfi, che essi non mi giungono più nè nuovi nė inaspettati; ma non posso dire però che non mi sieno sempre carissimi e non mi commovano grandemente, no, non lo posso dire, che la fortuna della mia amica sarà sempre la mia fortuna, e la tua felicità mi valerà più della mia. E tu devi essere felice, Marianna mia, devi sentirti la vita assai leggiera, quella vita che ti passa tra i plausi, tra la contentezza di vedere che tutti ti lodano e ti ammirano, di vederti amata da tutti, deve scorrere assai leggiermente, dev’essere una vita deliziosa.

Ma io ci perdo, ci perdo assai, chè tu non mi parli più della Brighenti, non mi racconti più la sua vita privata, non mi metti più a parte dei suoi pensieri, degli affetti suoi, ma solo mi descrivi la sua vita pubblica, quella soltanto che è nota a tutti per via dei giornali (anche il corriere delle dame ha descritto la tua beneficiata in Arezzo). E quello che rende la mia condizione più triste si è che non me ne posso lamentare, comprendendo [p. 131 modifica]abbastanza quanto tempo ti occupino i tuoi studi, ed il pensiero e la necessità di fare il proprio dovere (la Tosi in questo t’imita perfettamente: dalla prima all’ultima sera ha cantato sempre collo stesso impegno, colla bravura istessa), e poi non prendi mai riposo, non vi è più stagione in cui non stia in attività, ah tu diverrai ricca assai! troppo ricca! Non so, ma mi pare di avere scritto a Nina che voglio sapere qual’è lo sposo di Giuditta Grossi. Tutt’i fogli francesi eran pieni di lodi per le sorelle Grossi, ed in particolar modo per Giulia (forse perchè più bella) ed io leggendo quei fogli andava pensando al tempo in cui vi leggerò il nome di un’altra cara giovine, alla quale vi è chi augura non chè eguale, maggior fortuna. Non è vero ch’io ti scriva più di rado; é che ricevo più rare le tue lettere, quelle lettere che mi riempiono di gioia, che.... ma te l’ho detto tante volte quanto esse mi sieno care, e non te lo voglio ripetere. Ti ringrazio assai delle nuove di Muccio, tu mi hai tolto di una gran pena. Neppure una parola ti ha detto che possa far supporre che dobbiamo rivederlo? Che cosa fa il mio uccellino? Scommetterei che svolazza, svolazza assai. Se lo puoi fermare un momento, digli ch’io l’amo tanto ed appiccicagli un bacio, dicendogli poi all’orecchio da parte mia che si guardi dalle reti. Addio, cara, carissima. Io confido nell’amor tuo, e so che il mio non ti lascierà mai, mai.