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XLV.
ALLA STESSA
a Bologna
23 agosto (1833)
Marianna mia,
Io non ne poteva più del tuo silenzio, io smaniava di avere nuove di te; ma tutto inutilmente. Figurati che alla rabbietta che mi cagionava la tua ostinazione era succeduto un timor grande che ti fosse accaduta qualche sciagura, o a te o ai tuoi. E siccome non sapeva dove stavi, aveva risoluto di scrivere a tua madre e di pregarla a volermi riassicurare sulla tua sorte, ma è venuta la tua che mi ha consolata. Ma tu sei cattiva assai: 22 Giugno, e 14 Agosto, vedi quanto spazio vuoto di tue lettere! Per questa volta te la perdono, poichè Feroci ha fatto le mie vendette, e ne sono contenta, ed assicurati che tutte le volte che mancherai ai doveri dell’amicizia, o anche a qualche altro dovere, il gastigo seguirà il fallo, e lo vedrai.
Povera Marianna, il tuo impresario ti ha fatto una brutta figura, dopo che ti aveva pregata tanto di venire a Firenze! Ma tu sei tanto buona, e virtuosa, che sei stata capace di non farne con me neppure un lamento, tu devi essere molto dolce, non è vero? non devi andar soggetta ad inquietarti spesso; dimmelo un poco, perchè se è