Le odi e i frammenti (Pindaro)/Frammenti/Iporchemi
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IPORCHEMI
Gl’iporchemi erano canzoni a ballo. Naturalmente, non si deve intendere che danzassero quelli stessi che cantavano: i danzatori erano altri; e il coro compieva, in certo modo, l’ufficio della nostra orchestra.
Da quando il piú bello dei frammenti pindarici, che credevamo appartenesse ad un iporchema, è passato ad arricchire il bagaglio dei peani, ci troviamo in povere condizioni; e non ci riesce di vedere se questi iporchemi pindarici avessero un carattere speciale che li distinguesse fra le altre composizioni liriche.
I
Fu composto per Ierone di Siracusa, ed è famoso per la storiella narrata dallo scoliaste agli «Uccelli» d’Aristofane, che ne riporta il principio. Negli «Uccelli», dunque, un poeta famelico e pitocco, dopo aver ricevuto in dono un camiciotto, declama i versi di Pindaro, per chiedere, con la sentenza che egli presume in essi nascosta, la giunta d’un gabbano. E lo scoliaste afferma che analogamente Pindaro, avendo ottenute da Ierone delle mule, chiedeva anche il carro a cui poterle aggiogare. Al medesimo iporchema appartenne anche, probabilmente, il frammento che segue, riferito da Ateneo.
A IERONE DI SIRACUSA
Dal Taigèto allevare |
III
Il frammento che segue è riportato da Stobeo. Il quale attribuisce agli iporchemi anche l’altro brano, riportato da Polibio, per dimostrare che Pindaro partecipò la persofilia dei Tebani. Certo, i due brani sono intonati a un forte spirito di pacifismo. Per l’onore di Pindaro, si vorrebbe credere che non li avesse scritti in momento di tanto lutto per la sua patria.
LA GUERRA E LA PACE
tornata fra i suoi cittadini, |
IV
È riportato nella prima lettera dello Pseudo-Socrate.
In tutte le cose, se un Nume |
VI
È riferito da Erodiano, nel suo Glossario d’Ippocrate. Vi si parla d’Ercole.
Le temperò, le abbeverò di sangue; |
VII
È riferito da Ateneo.
Una schiera lacona di vergini.