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264 LE ODI DI PINDARO



A IERONE DI SIRACUSA


Ciò ch’io ti dico intendi,
o padre che il nome dai riti
sacri derivi, ch’Etna fondavi.
Dalla tribú ramingo
va errando, fra i nomadi Sciti,
chi non possiede una casa
costrutta su carri.
Privo di tale onore moveva....

· · · · · · · · · · ·

Dal Taigèto allevare
conviene la cagna lacona
contro le fiere, sagace fra tutte alla caccia:
la capra di Sciro
eccelle fra tutte,
per mungere il latte:
l’armi d’Argo, il carro di Tebe;
ma nella Sicilia di pomi opulenta
si cerchino i cocchi di lusso.


III

Il frammento che segue è riportato da Stobeo. Il quale attribuisce agli iporchemi anche l’altro brano, riportato da Polibio, per dimostrare che Pindaro partecipò la persofilia dei Tebani. Certo, i due brani sono intonati a un forte spirito di pacifismo. Per l’onore di Pindaro, si vorrebbe credere che non li avesse scritti in momento di tanto lutto per la sua patria.