Le feste di San Giovanni in Firenze/Parte prima/Capitolo V
Questo testo è completo. |
◄ | Parte prima - Capitolo IV | Parte prima - Capitolo VI | ► |
§ V
Tornando frattanto alla descrizione delle feste, dopo che la Signoria aveva ricevuto gii omaggi ed i tributi, ed aveva assistito dalla ringhiera allo spettacolo dei suoni, canti e danze, come sopra descritti dal Dati, si muoveva per andare al Tempio di S. Griovanni, e di questo corteggio abbiamo una descrizione in un Codice della Libreria degli Strozzi. «Innanzi alla Signoria due Tavólaccini vestiti di verde per far la strada con un rosellino a centina con una croce rossa nel mezzo, poi erano 8 Trombetti con le trombe lunghe d’argento con giglio nel pennone, 6 Trombatori con le trombe d’argento lunghe di libbre 6 on. 6 l’una, con pennone e giglio, un naccherino che suonava le nacchere con un grembiule di drappo con due gigli e una croce nel mezzo, uno che «suonava le ciambanelle di bronzo con una nappa lunga rossa e bianca, con una coltelliera d’argento, accanto 10 Donzelli vestiti di rosso e verde con drappi di più sorte cioè con abito di raso e velluto; ciascuno serviva un signore, uno il Gonfaloniere, e uno il Notaro, poi 4 pifferi e due Tromboni d’argento, dietro a questi un Comandatore vestito di paonazzo con una mazza di velluto rosso e bianco, il gonfaloniere nel mezzo del Proposto e del Potestà. Di poi i Signori in coppia col cappuccio e il Notaro dietro pure in coppia vestito di paonazzo con cappuccio, di poi l’Araldo con veste intera più corta di loro, di poi dodici Mazzieri cou le loro mazze d’argento vestiti di rosso; dopo venivano i giudici di Ruota con veste lunga di color nero.
Secondo quel che dice il Villani e il Monaldi sembra che dietro la Signoria andassero anche i Magistrati e i Consoli e Capitani delle Arti con il loro Gronfalone.
Con tutto questo corteggio la Signoria si recava al Tempio di S. Giovanni, e quindi con lo stesso apparato se ne ritornava in Palazzo.
Nelle ore pomeridiane poi aveva luogo la Corsa dei Cavalli sciolti alla quale interveniva tutto il popolo. Il Palio che si dava in premio al vincitore si portava sopra una carretta a 4 ruote adorna di quattro leoni su i quattro lati. La carretta era tirata da 2 cavalli coperti con lo stemma del Comune; ed il Palio che vi era sopra era di velluto Cremisi. Nel 1358, gli fu aggiunto un nastro d’oro con l’arme del popolo e del Comune, ricamata in seta; nel 1390, fu ornato con ermellini intorno, e chi lo vinceva offriva in antico fiorini cinque alla chiesa di San Griovanni. Tommaso Forti dice che in antico la Corsa era dal Ponte alle Mosse fuori della Porta al Prato, e per Borgo Ognissanti, la Vigna e Mercato vecchio fino alla porta alla Croce; questa Corsa poi fu ridotta dalla porta al Prato alla porta alla Croce.
La Signoria andava a veder correre il palio in una casa antica in Borgo Ognissanti che fu dei Lensi, poi dei Buini famiglia estinta; quindi dei Quaratesi, ed è il Palazzo ove oggi è la Locanda di Russia, e talvolta ancora nel palazzo Alessandri presso S. Piero.
La più antica memoria dell’uso di correre il palio risale al 1288, quando i fiorentini lo corsero sotto Arezzo guereggianclo contro detta città; nel 1294, fa corso sotto le porte di Pisa; nel 1324, sotto Pistoia, insulto che fu reso ai fiorentini dai pisani nel 1364 che al Ponte a Rifredi corsero un palio e batterono moneta.
Le feste di S. Griovanni furono in alcuni anni differite come avvenne nel 1408, che si fecero nel di 3 di luglio, poiché la Signoria volle far vedere questa festa ad un ambasciatore di Francia che venne in Firenze in quel mese. Così pure nel 1402 furono differite le feste di qualche giorno, per la venuta di altro ambasciatore di Francia. In quest’anno 1402 fu presa memoria in un ricordo della Libreria Strozzi come di cosa notabile e mai praticata che la sera in cui si fece la festa di S. Griovanni, si fece pure un artifizio di fuoco, che fu chiamato girandola. Sembra che questa sia l’epoca nella quale si cominciò ad usare dei fuochi artificiali in occasione delle feste di S. Giovanni.
Queste feste furono soltanto per qualche anno sospese, allorché predicava in Firenze Fra Grirolamo Savonarola. Egli voleva indurre i fiorentini ad una vita austera e scevra da tutto ciò che fosse di leggerezza e di inutile svago. Si legge nella sua vita che fece inalzare sulla Piazza della Signoria una specie di altare, sotto al quale fece porro una quantità di scope e fascine. Su quest’altare che s’inalzava con varii ripiani, indusse il popolo a gettarvi una innumerevole quantità di oggetti appartenenti al lusso e all’adornamento, non che dadi, carte da giuoco, istrumenti musicali, libri, pitture, sculture, ed ogni altro oggetto che apparisse contrario alla gastigatezza dei costumi, e persuase ancora una quantità di ricche donne di Firenze a spogliarsi dei loro ornamenti e gioie, e gettarle su quest’ altare al quale fu dato fuoco fra i canti e gli applausi della moltitudine. Questo religioso fanatismo fu di breve durata; poiché i fiorentini ben presto ritornarono ai loro spassi e divertimenti e fecero rimostranze presso la Signoria, perchè volesse accordare di nuovo le feste di S. Giovanni; uno scrittore di quel tempo dice che l’impedirle era come attirare sopra lo Stato l’ira di Dio e privarlo dell’ intercessione del Santo.
La Signoria decretò nuovamente le feste, non tanto per secondare l’animo dei fiorentini, quanto ancora perchè queste davano lustro e decoro alla Città e favorivano il commercio dal quale essa traeva la sua ricchezza.