Le donne che lavorano/II. Le lavoratrici della terra

II. Le lavoratrici della terra

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II.

Le lavoratrici della terra.

Nel lavoro dei campi la donna non ha mai trovato opposizione, è sempre stata la compagna dell’uomo, e spesso le è toccata la parte più ingrata e faticosa.

Senza riguardo al suo sesso e all’età giovanile, appena può rendersi utile, accompagna i genitori nei campi; lavora sotto la sferza del sole estivo, fra le nebbie autunnali, e passa l’inverno nelle stanze buie e affumicate affaticando gli occhi nel cucito e nel ricamo.

Nelle regioni alpestri che circondano i laghi settentrionali i lavori della campagna sono tutti affidati alle donne, perchè i loro compagni, spinti dalle necessità della vita, imparano un mestiere e vanno nei paesi dove la mano d’opera è meglio retribuita [p. 21 modifica] a fare il muratore, lo scalpellino, lo sterratore e simili aspri lavori; e le donne rimangono coi vecchi e i bambini a custodire la casa e al lavoro dei campi. A loro tocca vangare, zappare, seminare, raccogliere la messe; si caricano enormi pesi sul capo, o sulle spalle, salgono, scendono pei greppi, ricominciando ogni giorno la medesima vita dura, monotona, uniforme, che varia soltanto col mutar delle stagioni.

Se la donna dei campi sapesse amare il proprio lavoro, ordinarlo in modo che non le riuscisse troppo grave, forse sarebbe più fortunata della donna, che abbandona i campi per andare all’officina; ma l’idea di elevarsi, di prendere un salario alla fine della settimana, di trovarsi con altre compagne di lavoro riesce un’attrazione troppo forte; sicché si prevede che a poco a poco i nostri campi saranno abbandonati come avviene nelle località vicine ai centri industriali, e le ragazze più delicate [p. 22 modifica]finiranno per rimetterci la salute preferendo vivere in ambienti chiusi invece di respirare l’aria libera e ossigenata dell’aperta campagna, occupandosi in un lavoro meccanico e monotono invece di quello più salubre atto a rinvigorire il corpo esercitando i muscoli.

Il lavoro dei campi, purché sia fatto in buone condizioni, non è poi tanto da disprezzare. Molte persone ricche, specialmente in Inghilterra, stanche della vita cittadina, non esitano a prendere in mano la vanga e la zappa e darsi ad una ginnastica utile lavorando le loro terre. Molti generali si ritemprano dalle fatiche di una vita avventurosa coltivando i campi e tutti rammentano che Garibaldi era lieto di poter dedicare ai lavori campestri gli ozî di Caprera.

Per chi è educato al sentimento della natura il lavoro della terra può dare immense soddisfazioni, ritempra il corpo e lo [p. 23 modifica] spirito, fa vivere in un ambiente sano, procura sempre all’animo nuove gioie e nuove sorprese.

Quell’essere al contatto quotidiano colla terra madre dà vigore al corpo e purezza allo spirito. Chi sa col lavoro delle braccia dissodare un terreno incolto, asciugare un suolo paludoso e renderlo fecondo, e vede i campi sterili coprirsi per opera sua di messi abbondanti deve sentirsi quasi collaboratore nella grande opera della creazione e provare una gioia altrettanto intensa di chi fa un’opera d’arte, di chi suda e fatica la mente sui libri.

Penso quale ricchezza sarebbe pel nostro paese se l’agricoltura fosse tenuta più in onore, ma forse troppe terre sono incolte e non danno da vivere ad una popolazione troppo numerosa, nè invita il far sacrifici per ricavarne i fruiti soltanto in un lontano avvenire; ad onta di tante difficoltà, mi sembra che un po’ d’amore al [p. 24 modifica] lavoro dei campi, e specialmente da parte della donna, dovrebbe portar buoni frutti; ma invece di avvilirlo dobbiamo aiutarlo, elevarlo e creare intorno alle lavoratrici un’aureola di approvazione e cooperare al loro benessere.

Quello che più di tutto stringe il cuore è constatare la vita meschina che conduce il contadino, spesso per miseria, ma più spesso per ignoranza.

Le massaie preparano il pane per parecchi giorni e danno da mangiare ai figli la polenta rafferma, inacidita, quasi senza sale, perchè nella loro ignoranza trovano che con questo sistema ne mangiano meno, e così è un vantaggio per l’economia domestica. Danno ai bimbi il vino invece del latte nell’idea falsa che li renda più robusti, non sanno adoperare le erbe aromatiche dei loro campi nè trar partito dagli animali domestici per preparare dei cibi salubri e gustosi al palato, vendono il latte, [p. 25 modifica] i polli e le uova piuttosto che adoperarle per gli usi domestici.

Non parliamo dei tugurî dove abitano; eccetto in qualche comune più fortunato e dove si va prendendo qualche provvedimento, si trovano anche nell’alta Italia nere tane affumicate, spesso senza finestre, dove abita un’intera famiglia, dove i muri trasudano l’umidità, piove dal tetto, col letamaio vicino e le acque inquinate. Nell’Italia Meridionale, eccettuate alcune case fabbricate dai contadini arricchiti in America e detti americani, e nella Sicilia le abitazioni sono composte di una sola stanza dove dormono in comune tutti i membri della famiglia in compagnia dei polli, del maiale e di altri animali domestici. In alcuni Villaggi vi sono tugurî dove non penetra nè luce nè aria, le pareti annerite gocciolano per l’umidità, i pavimenti sono rotti e infossati, i letti sono composti di sacchi di paglia e stoppia ammuffita. [p. 26 modifica]

Tutte queste miserie e molte altre ancora vennero portate alla luce dall’inchiesta agraria ordinata dal Governo nel 1877. Si studiò la questione, si proposero miglioramenti, ma ben poco si fece, come risulta da una nuova inchiesta fatta di recente sulle condizioni dei contadini dell’Italia Meridionale e della Sicilia.

Il contadino è per natura refrattario alle novità; è diffidente, non accoglie i consigli che gli vengono dati per suo bene, ma coll’istruzione che lentamente si va diffondendo nelle campagne, colle facili comunicazioni coi grandi centri, dovrà necessariamente accogliere, sia pure lentamente, i benefici del progresso.

In Italia, per la sua forma e la diversità del clima e dei prodotti, esiste una grande differenza di costumi, da una regione all’altra.

Se in molta parte del Mezzogiorno e della Sicilia il contadino vive in tugurî [p. 27 modifica] malsani, se nell’agro romano abita ancora in grotte e caverne come ai tempi dei trogloditi, se le terre, in mano di avidi sfruttatori, non danno alle famiglie da vivere al punto da obbligarle ad emigrare in terre lontane, nella Toscana, invece, se non regna il benessere e l’agiatezza, la povertà è meno triste, perchè è circondata da un’aureola di salute e di benessere. Come le campagne sono ridenti e festanti fra i vigneti e gli olivi, anche le contadine sono più aggraziate e sorridenti. Lavorano, è vero, con fatica dalla mattina alla sera, lavorano a produrre il vino, e forse bevono sempre acqua, ma se non hanno da nutrirsi ci pensa il padrone, il quale si occupa personalmente delle sue terre, vede da vicino i bisogni dei suoi dipendenti e procura di porvi riparo.

Anche nella Lombardia, i possidenti si occupano di migliorare le condizioni di vita dei contadini, si istituiscono forni per fare [p. 28 modifica] il pane economico e salubre, si stabiliscono cooperative di consumo e si procura di fabbricar case che non siano tuguri e riescano pratiche e igieniche; ma i pochi volonterosi non sono nemmeno incoraggiati da quegli stessi a beneficio dei quali si adoperano, e la vicinanza dei grandi centri industriali fa disertare la campagna alle persone più evolute e intelligenti; ciò è dannoso per l’agricoltura e la donna spesso perde allontanandosi dalla sua casa la salute e l’innocenza.

Se il sistema di vita nelle varie regioni è diverso, l’ignoranza e la miseria regnano ovunque e quel tenue raggio di progresso dato dai primi elementi d’istruzione han fatto scorgere all’animo dei lavoratori della terra, la difficoltà di raggiungere la mela agognata, aumentando il loro malcontento e la loro infelicità.

Quando la donna sarà meno ignorante, quando nelle scuole rurali le insegneranno [p. 29 modifica] nozioni pratiche d’igiene e del modo di coltivare gli erbaggi, di curare gli animali domestici, di preparare il cibo, di tenere la casa e i figli secondo norme igieniche, essa sarà la fata benefica della famiglia che vedrà crescere rigogliosa per opera sua.

Per esempio, da noi è stato per tanto tempo trascurato l’allevamento del coniglio, dal quale in altri paesi si trae grande profitto; è un animale che non costa nulla, che si moltiplica con grande facilità, dà un cibo buono e sano e anche la pelle può essere adoperata per fare le pelliccie che adornano e riscaldano le signorine e signore e che si sono mostrate tanto utili ai nostri soldati che combattono eroicamente sulle Alpi.

Tornando alla donna, essa deve essere aiutata e considerata e chi può deve fare in modo, di crearle un ambiente simpatico. Bisognerebbe che vi fossero leggi che ordinassero di radere al suolo le case [p. 30 modifica]insalubri, rinnovare quelle diroccate e fabbricarne di nuove secondo le norme d’igiene, ma come trovare i denari per farlo? Dovranno degli esseri umani essere condannati a vivere in tugurî, peggio delle bestie? Mi chiedo sempre perchè i proprietari, i comuni, le provincie, tutti i filantropi che dànno aiuti e premi in denaro per incoraggiare e migliorare l’allevamento del bestiame, non istituirebbero dei premi per le massaie che tengono ordinata e pulita la casa, per i piccoli proprietari che la mantengono in buono stato, per le mamme che hanno i bambini più puliti e ben nutriti. Perchè si pensa al miglioramento delle razze inferiori e non si cura quello della razza umana?

Fino che nelle campagne regna tanta ignoranza, è inutile predicare l’igiene e la pulizia, conviene che le famiglie ne ricavino un compenso materiale, poi si troveranno meglio, prenderanno delle abitudini [p. 31 modifica] buone e il benessere si propagherà senza premio e incitamento. Una volta, i ricchi facevano l’elemosina ai poveri delle loro terre che sfilavano alle porle dei castelli e delle ville. Ora il mondo è mutato, e in altro modo dobbiamo aiutare il nostro simile, occupandoci di creare un ambiente salubre e simpatico affinchè il suo lavoro possa svolgersi in condizioni favorevoli di vita; e tutto quello che si farà per il suo benessere fisico e morale andrà non solo a vantaggio dell’individuo, ma anche del suo lavoro.

All’estero il contadino vive assai meglio che da noi, eppure le terre non sono così fertili, nè il clima mite come il nostro, ma è che colà pensano molto di più di noi al lavoratore della terra e si fa qualche cosa di pratico per educarne la donna.

Ci sono per esempio, nel Belgio, nella Svezia e nella Svizzera, delle scuole dette ménagères, dove invece d’un insegnamento [p. 32 modifica] astratto si danno nozioni pratiche per coltivare la terra, s’insegna una quantità d’industrie agricole e casalinghe.

In Inghilterra la contessa di Warvick, preoccupata dal disagio di molte ragazze di condizione civile, pensò di procurar loro, il mezzo di trovarsi un’occupazione per fare una vita agiata e igienica, e istituì un collegio che potesse dare un’istruzione agricola, con l’aggiunta di molti ettari di terreno, serre, orto, pollaio, alveari e vaccheria, affinchè, all’istruzione teorica impartita da esperti professori, ci fosse unita la pratica.

Visto che ogni allieva, uscita dal collegio, trovava subito un buon impiego in qualche azienda agricola, il numero delle studentesse aumentò tanto che non solo la contessa di Warvick dovette comperare un castello circondato da cento e quaranta ettari di terreno per dare al suo collegio il modo di espandersi, ma poi sorsero parecchi altri [p. 33 modifica] istituti dello stesso genere che furono tutti molto frequentati. Quando sull’esempio della donna inglese, ho veduto istituirsi anche da noi sul medesimo tipo una scuola a Niguarda — situata in una bella villa contornata da un podere con vaccheria, pollicoltura, alveari, bachicoltura, — ho applaudito di cuore alle persone benefiche che davano le loro energie e i loro denari per un’opera tanto utile, e pensai che sarebbe stata frequentata da un bel numero di allieve, che poi sarebbero andate a estendere le loro cognizioni nelle campagne con grande vantaggio dell’agricoltura, contente d’essersi trovata un’occupazione proficua per tutta la vita; e pensavo che le stesse possidenti avrebbero approfittato di quella scuola per poter acquistare cognizioni utili onde dirigere con sapienza le loro terre, per ricavarne maggior reddito e nello stesso tempo avere un’occupazione interessante per i [p. 34 modifica] lunghi mesi di villeggiatura e poter essere d’esempio e d’istruzione alle loro dipendenti.

Invece ben poche allieve si sono iscritte alla scuola di Niguarda, forse perchè le famiglie e le stesse fanciulle, non sono abbastanza evolute per comprenderne tutti i vantaggi, e forse per il pregiudizio che il lavoro campestre sia troppo uimile, errore che dobbiamo distruggere invece, persuadendo il popolo che non v’ha nessun lavoro umile purché sia fatto con amore, che quello della coltura dei campi, del giardinaggio, dell'allevamento degli animali domestici, oltre ad esser fonte d’infinite soddisfazioni, perchè ci mette a contatto colle forze vive della natura, è un lavoro adatto per uomini e donne, per ricchi e poveri, per vecchi e giovani, dà infinite soddisfazioni morali, ed è fonte di ricchezze; i doni della terra sono inesauribili, e se ben diretto, il lavoro dei campi si muta facilmente in industria e [p. 35 modifica] il coltivatore può trovarvi il principio di vera prosperità per sè e per il proprio paese.

L’elevazione e l'educazione delle lavoratrici della terra sarebbe un vasto campo, aperto all’operosità delle signore benefiche. Ora l’elemosina non basta per sollevare gli umili, bisogna educarli, insegnar loro un lavoro fecondo e redimerli dall’ignoranza e dalla superstizione.

Si riuniscono congressi, si fanno leggi per le lavoratrici delle risaie, per le malattie del lavoro, per gl’infortunii, si desta l’attenzione colla pubblicità sopra tante miserie ignote; perciò è sperabile che le mie non siano parole gettate al vento, e che qualche cosa di utile si riesca a fare anche per le lavoratrici della terra. L’esempio devo darlo il Governo con lo stabilire facili comunicazioni e rendere le strade sicure specialmente nell’Italia Meridionale, dove i possidenti dovrebbero prendere esempio da quelli della Toscana e dell’Alta Italia e [p. 36 modifica] vivere qualche mese dell’anno nelle loro terre, mettersi al contatto coi loro contadini invece di lasciarli morire di fame, sfruttati come sono da avidi intermediarii e rovinati dall’usura.

Come si troverebbero compensati se invece di sciupare il denaro e le energie vivendo sempre fra i passatempi delle grandi città, si adoperassero a beneficio dei loro possedimenti e a migliorare la sorte, dei loro contadini!

Quando esco dall’Italia, e vedo come sono tenute le case rurali dei paesi vicini, mi sento arrossire dalla vergogna pensando in che miseri tuguri vivono le famiglie dei nostri contadini, dove entrando si sente un tanfo che ci toglie il respiro, e compiango i poveri esseri condannati a passarvi la vita, oppure a trascorrere le lunghe serale d’inverno nell’aria poco respirabile delle stalle, mentre a pochi passi, quando si entra nella vicina Svizzera, si vedono subito [p. 37 modifica] casette bianche, pulite, dove dalle finestre pendono rami di garofani e di gerani fioriti che danno una nota allegra al paesaggio ed invitano ad entrare.

Nell’interno, aria e luce, piccole stanze dalle pareti bianche, immacolate, e tavole di legno ricoperte da tovaglie pulite, sulle quali le bianche stoviglie invitano a rifocillarsi. Ecco una contadina dalla faccia fresca e paffuta, vero ritratto della salute, lascia il tombolo o il ricamo a cui stava intenta e che le serve a passare il tempo dopo il lavoro dei campi e della casa, e vi offre una tazza di latte o di cioccolata, e noi si prova la sensazione che in quella casa alberghi l’agiatezza e la felicità forse meglio che nelle dimore dei ricchi.

La donna può far molto per rendere piacevole la casa, ma prima deve possedere una casa e non un tugurio, e poi deve essere educata all’amore del bello per poter tenerla in ordine e pulita, ed anche [p. 38 modifica] renderla elegante con qualche fiore, anzi, quando l'istruzione l’avrà resa più esigente sentirà essa stessa la necessità di vivere in un ambiente più civile.

Le signore che hanno introdotto nelle campagne le industrie femminili, e si sono avvicinate così alle loro dipendenti, creando per loro un’occupazione che aumentandone il benessere è atta a sviluppare il senso artistico, dovrebbero dar loro consigli utili di tenere pulite ed ordinate le loro case e di adornarle e renderle più belle con qualche vaso in fiore o con canestri di frutta olezzanti.

Quando sarà tolta o scemata la piaga dell’analfabetismo forse scompariranno certi pregiudizi che fanno vivere i contadini fra il sudiciume, e le norme d’igiene serviranno ad inculcar nelle loro menti, che un nutrimento buono dà forza e salute, e che l’acqua da bere non deve essere inquinata e il tenersi puliti è salute e civiltà, [p. 39 modifica] e col vivere nelle stalle non si respira un’aria buona.

Dove diminuisce l’ignoranza, aumenta il benessere; e quando questo sarà penetrato nelle case dei contadini, la donna prenderà amore alla vita dei campi e alle industrie casalinghe, ed innamorata della propria casa, più difficilmente si sentirà la volontà di abbandonarla per andare a rovinare la salute e corrompere la mente fra le mura cittadine.

Mi pare che sarebbe molto opportuno per l’istruzione e l’educazione del contadino diffondere nell’insegnamente degli asili rurali il metodo Montessori adottato già nelle case popolari di Milano e di Roma. Prima di tutto perchè è un metodo razionale che educa i sensi senza costringere troppo il bambino ad una disciplina che contrasti colla sua età giovanile, poi perchè educa prima d’istruire e insegna a lavarsi bene, a vestirsi, a tener puliti i propri indumenti, [p. 40 modifica] oltre che a leggere e scrivere senza fatica, poi a seminare e lavorare la terra, a tenere in ordine gli oggetti che si adoperano e più di tutto ad amare il loro lavoro. Con questo sistema stato già adottato all’estero e specialmente in America, un bambino di sei anni sa già leggere e scrivere senza aver fatto alcuno sforzo, e si trova preparato per le scuole elementari; soltanto vorrei che affinchè non dimentichino quello che hanno imparato, finita la scuola, avessero il mezzo di andare la domenica qualche ora ad esercitarsi nella lettura, a sentire qualche conferenza, e sotto la direzione di buoni maestri potessero allargare le loro idee mano mano che coll’esperienza della vita la mente si matura e si rinvigorisce.

Perciò ogni scuola dovrebbe avere biblioteche adatte affinchè chi ha terminato la scuola possa esercitarsi nella lettura, ma i libri scelti siano oltre che utili, piacevoli e interessanti, e possano invitare i ragazzi [p. 41 modifica] ad occupare nella lettura il tempo dello giornale festive.

La elevazione della donna, il buon nutrimento, l’istruzione e il relativo benessere potranno darci mia schiera di lavoratori baldi, vigorosi, che faranno rendere la terra, dieci volte di più con minor fatica; e contadini fiacchi dai movimenti lenti, che tornano al lavoro e lo trascinano svogliati per intere giornate non esisteranno più, non si vedranno più le mamme persuadere le figlie a non recarsi alla scuola come succede adesso in certe regioni.

Avranno finalmente capito che non è mutar lavoro e paese quello che ci eleva sui nostri simili, ma l’educazione e l'istruzione che rialzando il nostro sistema di vita ci permette di aver una casa in ordine e ben tenuta, i figlioli educati e puliti; e se ameranno il proprio lavoro, non avranno nulla da invidiare alle donne che vivono in quelli alveari popolosi che sono le case cittadine.