La vendemmia/Parte I
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PARTE PRIMA
SCENA PRIMA.
Esterno di Giardino.
Cecchina, Rosina, con altri Contadini e Villanelle raccolti
per la Vendemmia. Ippolito e Fabrizio.
Che c’invita a respirar.
Quando il sol non ci martora,
È pur dolce il fatigar.
a due | Bel sentir canori augelli | ||
Ippolito. | Salutar il nuovo dì, | ||
Rosina. | E cantar sugli arboscelli1 | ||
Quell’amor che li ferì. | |||
a due | Bel veder sull’erbe i fiori | ||
Cecchina. | La rugiada distillar, | ||
Fabrizio. | E di nuovi e bei colorì | ||
Le campagne a tempestar. |
De’ suoi grappoli spogliar;
Sù, pastori e pastorelle,
Sù venite a vendemmiar.
(Cecchina e Rosina con l'altri vanno a vendemmiare
SCENA II.
Ippolito e Fabrizio.
Obbligato vi son; voi mi faceste
Un piacere infinito
Nel condurmi con voi a villeggiare
Nella bella stagion del vendemmiare.
Soglio venir da me; ma questa volta
Con voi, mio caro amico,
Dividere ho voluto
Quel piacer ch’altre volte mi ho goduto.
Fabrizio. Oh quanto mi fa bene
L’aria della campagna.
A che ora si magna?
Ippolito. Oh, oh, per tempo
Vi sovviene il mangiar! Mancano forse
Poche ore al mezzodì?
Fabrizio. E fino allora s’ha da star così?
Ippolito. Berrem la cioccolata.
Fabrizio. Eh a cosa servono
Queste sciocche bevande?
Vonn’essere vivande: per esempio,
Si potrebbe pigliar per colazione
Una zuppa nel brodo di un cappone.
Ippolito. Bene, ma poi a pranzo
Non potrete mangiar.
Fabrizio. Io? Compatitemi,
Mi conoscete poco.
So ch‘avete buon cuoco2;
Si metta pure a lavorar di core,
Che m’impegno con voi di fargli onore.
Ippolito. (Costui, a quel ch’io sento,
Venuto è a diluviar).
Fabrizio. Con buona grazia. (in atto di partire
Ippolito. Dove andate?
Fabrizio. In cucina.
Ippolito. Ed a che fare?
Fabrizio. Vado a sollecitare,
Perchè non posso più; sono a digiuno
Vi giuro in verità, sento ch’io peno
Quando non mangio ogni tre ore almeno.
La fame vorace
Tormento mi dà.
Nel corpo il rumore
Sentite che fa.
Borbotta, tarocca3,
Fa strepito e chiasso,
E dice alla bocca:
Son stanco, son lasso.
Io come un cavallo
Che corre veloce,
Men vado in cucina
Per farlo quietar. (parte
SCENA III.
Ippolito e Cecchina.
A condurmi costui; se stiamo troppo,
Egli mi mangia vivo.
Cecchina. Serva, signor padrone.
Ippolito. Addio, Cecchina.
Che vuol dir, poverina,
Siete assai fatigata!
Cecchina. Ho lavorato,
Finora ho vendemmiato,
Or venni in questo loco
Col mio padrone a divertirmi un poco.
Ippolito. Brava, brava davver; così mi piace.
Cecchina. Ma voi con vostra pace
Non mi volete ben.
Cecchina. Perchè gli anni passati
M’avete regalato.
E in quest’anno...
Ippolito. Il regalo è preparato.
Cecchina. Davver?
Ippolito. Sì, gioia mia,
Eccovi un regaletto4,
Eccovi di ricamo un fazzoletto.
Cecchina. Oh bello! oh quanta invidia
Rosina proverà!
Ippolito. Non gliel mostrate.
Cecchina. Non glielo mostrerò, non dubitate.
SCENA IV.
Rosina e detti.
Ippolito. Rosina,
Venite qui con noi.
Rosina. Che volete da me? non son per voi.
Ippolito. Perchè?
Rosina. Perchè Cecchina
È sol la fortunata.
Cecchina. Sì signora, il padron m’ha regalata;
(Sì, per farle dispetto).
M’ha regalato questo fazzoletto.
Ippolito. Gran donne per tacer.
Rosina. Me ne consolo.
Serva di lor signori. (vuol partire
Ippolito. E dove andate?
Rosina. A fare i fatti miei;
La grazia di Cecchina, e poi non più. (con ironia
Cecchina. Anzi, anzi lei vale un perù.
Ippolito. Or via, ragazze belle,
Non entri fra di voi la gelosia:
Prendi, Rosina mia, questa fettuccia
Già tenevo per te.
Rosina. Bene obbligata.
O che bella fettuccia! (ne fanno pompa
Cecchina. Che nobil fazzoletto!
Il cor del mio padrone
È tutto mio.
Rosina. La sbagli.
Io son la più diletta.
Cecchina. Signor padron, di noi...
Rosina. Chi gode il vostro amor?
Cecchina. | a due | Ditelo voi. | |
Rosina. |
Tacer non posso, e decretar non voglio.
Cecchina mia carina,
Tu m’hai rubato5 il cor.
Amata mia Rosina,
Per te mi struggo ognor.
Quell’occhio tuo furbetto, (a Cecchina
Quel labbro vezzosetto, (a Rosina
Cara, mi fa languir.
Tu sei... ma già m’intendi...
Tu sei... ben mi comprendi
Ah care pastorelle,
Voi siete tutte belle,
Degne d’eguale amor. (parte
SCENA V.
Rosina e Cecchina.
Dell’amor del padron.
Cecchina. Pianino un poco;
Il padron ama me, se tu noi sai.
Rosina. Ma più di me son guai.
Cecchina. Sì, più di te; s’è visto,
Che quando mi guardava,
Dava segni d’amor, nè m’ingannava.
Rosina. Stai fresca in verità: mi avvidi anch’io
Quel che il padron faceva,
Ti dava un’occhiatina, e poi rideva.
Cecchina. E che vuoi dir per questo?
Rosina. Basti così, non ti vuò dire il resto.
Cecchina. Rabbiosetta, ti conosco,
Ma soffrire ti conviene6.
Il padrone7 mi vuol bene,
Così è, signora sì.
E sarà sempre così.
Se tu sei più vezzosa,
Io sono più graziosa,
Ma un brio si trova in me,
Che certo in te non è.
È data la sentenza,
E ci vorrà pazienza.
Quel cor non è per te. (parte
SCENA VI.
Rosina, poi Ippolito.
Ippolito. Rosina, cosa avete?
Ippolito. Siete meco sdegnata?
Rosina. Sono mortificata.
Ippolito. Perchè?
Rosina. Perchè Cecchina...
Basta, non vuò parlare...
Ippolito. Cosa potete dir?
Rosina. Quella fraschetta
Vi fa la graziosetta, e so di certo,
Che fa all’amor segretamente a Berto.
Ippolito. Oh questo non lo credo.
Rosina. Non lo credete? Or ben, presto vedrete
Che tutt’oro non è quel che riluce,
Ippolito. Lo credo sì, ma dite:
Voi non fate all’amor, Rosina mia?
Rosina. Non mi passa nemmen per fantasia.
Ippolito. Ma un tantin d’amicizia...
Rosina. Ih che dite, signor, non ho malizia.
Son fanciulla tenerella,
Semplicetta, innocentina,
E malizia in me non v’è.
Ma un certo non so che,
Mi pizzica, mi stuzzica,
E fa balzarmi il cor.
Toccate, sentite,
Che salti che fa.
Ah caro, che gusto,
Che gioia mi dà. (parte
Ippolito. Oh quanto mai gustose
Son queste villanelle;
Costei non mi dispiace, ma Cecchina
Veramente è carina, e per lei sento
Che amor mi fa provar qualche tormento. (parte
SCENA VII.
Veduta dì vigna, in cui sono Cecchina e Rosina con altri Villani e Villanelle a vendemmiare.
Che c’invitano a goder.
Gusta il labbro e prova il core
Il più amabile piacer.
(Vengono alcuni famigli con cesti ove sta il pranzo de' Lavoratori
a due | Cessate, cessate | ||
Cecchina | Dal lungo lavoro; | ||
Rosina | Prendete ristoro, | ||
Venite a mangiar. |
Più bello e gustoso.
Rosina. La mensa imbandita
All’ombra v’invita.
Tutti. Prendiamo ristoro,
Lasciamo il lavoro,
Corriamo8) a mangiar.
(Li Famigli preparano l’occorrente, e i Lavoratori si avanzano e si mettono a mangiare.
Cecchina. Su via, Berto, mangiate. (ad un Contadino
Rosina. Mangiate, il mio Geppino. (ad un altro
Cecchina. Ecco un fiasco di vino,
Di quello che il padron9 per sè ha serbato.
Rosina. Eccovi un piattellino regalato.
Cecchina. Brava, brava, signora. (rimproverandola
Rosina. Brava, brava voi pure.
Il vino del padrone
Si fa bere a costui?
Cecchina. Coll'occasione!
Rosina. Ma se il signor Ippolito
Sì, vi manderà via.
Cecchina. E mi ci averà mandato 10.
Voi sì ve n’anderete.
Rosina. Col tufo.
Cecchina. Lo vedrete11.
SCENA VIII.
Fabrizio e detti.
Belle ragazze, addio;
Potrei un poco divertirmi anch’io?
Cecchina. Come? vi degnereste12
Mangiar coi contadini?
Fabrizio. E perchè no?
Oh, io non ho albagia,
E mi degno mangiar con chi che sia.
Rosina. Ma se or ora vi vidi
In cucina mangiar terribilmente.
Fabrizio. Quel che mangiai non m’ha toccato un dente.
Amici, son con voi...
(vuol sedere coi Villani, e lo discacciano
Come, non mi volete?
(Canaglia maledetta,
Troverò un’invenzion; aspetta, aspetta). (parte
SCENA IX.
Cecchina, Rosina e Mozzatori come sopra; poi Ippolito, indi Fabrizio.
Che siate la padrona: io finalmente
Posso parlar.
Cecchina. Dopo 13 il padron, chi è la padrona?
Rosina. È addio14.
Cecchina. Il padrone mi ama.
Rosina. Sì sì, ma quanto prima
Ve ne dovrete andare.
Cecchina. Oh quanto mi rincresce! (ridendo
Rosina. Ridete pur, e si vedrà che n’esce.
Per la vostra impertinenza
Ve n’andrete15, così è.
Cecchina. Ci vorrà un po’ di pazienza,
11 padron vuol bene a me.
Rosina. Quanto va, che ve n’andate.
Cecchina. Quanto va, che voi burlate.
Rosina. (a due Poverina, graziosina,
Cecchina. Lo volete dire a me?
Ippolito. Là si mangia, e qua si grida.
Che vuol dir? che cosa è stato?
Io voglio esser informato,
Vuò saper che cosa c’è
Rosina. La Cecchina...
Cecchina. La Rosina...
Rosina. Ha portato...
Cecchina. Ha regalato...
Rosina. Al suo Berto...
Cecchina. Al suo Ceppino...
Rosina. Di quel vino...
Cecchina. Di quel piatto....
Rosina. (a due Che serbato era per voi.
Cecchina. E poi dà la colpa a me.
Ippolito. Sarà vero?.
Rosina. (a due Così è.
Cecchina.
Ippolito. Il mio vino. (a Cecchina
16
Cecchina. Non so niente.
Ippolito. Dunque voi? (a Rosina
Rosina. Sono innocente.
Ippolito. Tutte due vi scaccerò.
a due | Padron caro, padron bello, | ||
Cecchina. | Non volete bene a me? | ||
Rosina. | Voi mi date un fier martello, | ||
E il mio cor non sa il perchè. |
Certo foco sento in me.
Cecchina. Rosina. Ippolito |
a tre | Cresce il foco a poco, a poco, E il mio cor non sa il perchè. |
(esce Fabrizio correndo
Dai al ladro, che ha rubato
Fin adesso ha vendemmiato,
E con l’uva se ne va.
Tutti. Guarda, guarda, presto, presto;
Dai al ladro che sen va.
(Tutti corrono via; Fabrizio con somma pace si pone a mangiare
Fabrizio. Che spirito pronto,
Che bella invenzione.
Per far colazione
Pensato ho così.
Che buona pietanza,
Che vino perfetto.
Che sia maledetto,
Ritornano qui.
Cecchina. Dov’è il ladro? (a Fabrizio
Fabrizio. Chi lo sa? (mangiando
Rosina. Dov’è andato? (a Fabrizio
Fabrizio. Per di là. (come sopra
Fabrizio. Signor sì.
Ippolito. Dovè il ladro?
Fabrizio. Eccolo qui. (prende un fiasco, e beve
Ippolito. Bravo, bravo, vi ho capito.
Cecchina. (a due Ghiottonaccio, via di qua.
Rosina.
Fabrizio. Non mi muovo in verità. (mangiando
a due | Vendemmiatori, | ||
Cecchina. | Venite fuori, | ||
Rosina. | E discacciatelo | ||
Presto di qua. (vengono i Villani per discacciarlo |
Troppa bontà. (s’alza
Ippolito. Tacete, fermate,
Che nelle vignate
Lo scherzo, la burla,
Sovente si fa.
Fabrizio. Si scherza, si ride,
E allegri si sta.
Cecchina. (a due Ma quando si mangia,
Rosina. Davvero si fa.
Tutti. Allegri su stiamo,
Ridiamo, scherziamo,
Che il tempo sen va.
Fine della Prima Parte.
Note
- ↑ Testo: sugl’arboscelli.
- ↑ Nel testo: coco.
- ↑ Testo: tarrocca.
- ↑ Nel testo, scorrettissimo, è stampato qui e più sotto: rigaletto.
- ↑ Nel testo: rubbato.
- ↑ Testo: convien.
- ↑ Testo: padron.
- ↑ Nel testo: corremo.
- ↑ Nel testo: padrone.
- ↑ Così il testo: nè si sa come correggere.
- ↑ Testo: cederete.
- ↑ Testo: degnareste.
- ↑ Testo: Doppo.
- ↑ Così nel testo.
- ↑ Testo: anderete.
- ↑ Testo: rubbato.